Anche il Piemonte potrebbe essere sottoposto a un commissariamento del sistema sanitario, come era già accaduto dal 2010 al 2017, aggiungendosi così alla lista di regioni già sottoposte alla disciplina dei piani di rientro (Calabria, Abruzzo, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia).
Cosa sono i piani di rientro
I piani sono programmi operativi di riorganizzazione, di riqualificazione, di potenziamento del Servizio sanitario regionale istituiti con la legge finanziaria del 2005 (legge 311/2004). Devono contenere sia le misure di riequilibrio dei livelli essenziali di assistenza (LEA) per renderle conformi con la programmazione nazionale sia le misure per garantire l’equilibrio di bilancio sanitario.
In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, i piani di rientro proseguono secondo programmi operativi di durata triennale.
Focus Piemonte
Entro il 20 luglio 2024, le Asl (aziende sanitarie locali) sono chiamate a caricare, sulla piattaforma informatica apposita, un bilancio consuntivo dei primi sei mesi di attività.
Già a giugno, i revisori dei conti hanno bocciato il bilancio preventivo dell’Asl To4 (a nord di Torino) spiegando che “presenta un elevato valore rispetto alla perdita che agli atti non risulterebbe né autorizzata, né programmata dalla Regione” e che “l’obiettivo dell’equilibrio economico finanziario, riscontrabile in numerose disposizioni di legge, non è stato raggiunto”. Il bilancio prevede un saldo negativo di 39 milioni di euro per il 2024.
Inoltre, sulla tematica della sanità piemontese è anche intervenuta la Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 del bilancio di previsione regionale 2023/25. L’articolo prevedeva la dilazione su 10 anni dei 932 milioni di euro di un fondo che il governo regionale aveva deciso di trasferire alle Asl per coprire i ritardi nei pagamenti in sanità.
Secondo accordi stabiliti nel 2016 dal governo regionale Chiamparino, le risorse necessarie per coprire i pagamenti dei fornitori delle aziende sanitarie (circa 1,5 miliardi di euro) sarebbero dovute essere trasferite in quattro anni, con scadenza nel 2026, con rate che da oltre 200 milioni di euro negli ultimi anni. Nell’aprile 2023, la giunta Cirio ha, invece, modificato la pianificazione del pagamento, posticipando la data di scadenza del debito al 2032 e riducendo così le rate a 93 milioni di euro all’anno all’incirca, comunque una cifra importante.
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