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    Home » Articoli » Marco Bucci presidente della Liguria, sarà un governo dell’esistente?
    Liguria

    Marco Bucci presidente della Liguria, sarà un governo dell’esistente?

    Enrico MartialEnrico Martial29 Ottobre 2024
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    Marco Bucci da sindaco di Genova a nuovo presidente della Liguria (c) Ufficio stampa del Comune di Genova
    Marco Bucci da sindaco di Genova a nuovo presidente della Liguria (c) Ufficio stampa del Comune di Genova

    Marco Bucci è il nuovo presidente della Regione Liguria, con il 48,7 per cento dei voti, un punto di vantaggio su Andrea Orlando, candidato per le forze di sinistra. Sindaco di Genova, ha conquistato una immagine di leader capace di agire con la ricostruzione dle ponte Morandi, di cui, come sindaco, aveva ottenuto la nomina Commissario straordinario.

    Chi è Bucci e come è nata la candidatura

    Provenente da una carriera in aziende private, nei settori della chimica e della farmacia, da 3M a Kodak a Carestream Health, al ritorno nella città natale di Genova nel 2015 fu nominato a capo di una società partecipata pubblica, Liguria digitale, dotata, come altre partecipate sul digitale in Italia, di una immagine di scarsa efficienza.

    Presto integrato nel mondo politico regionale, dava qualche segnale di miglioramento anche in Liguria digitale, e prometteva un largo uso del Fascicolo sanitario elettronico. In parte effettivamente si è sviluppato ma ancora deve ancora essere completato, in particolare nel suo impiego da parte della aziende sanitarie locali, che gestiscono strutture sanitarie pubbliche e ospedali nelle diverse zone della regione.

    Nel 2017, si era stato candidato sindaco di Genova e poi eletto, sostenuto da Edoardo Rixi, oggi viceministro delle infrastrutture e dei trasporti ma allora assessore regionale regionale allo Sviluppo economico. Rixi era stato annunciato come candidato alla presidenza della Regione nel 2015, ma dovette ritirarsi a favore di Giovanni Toti, europarlamentare, allora ancora un “delfino” di Silvio Berlusconi.

    Cosa fare dopo lo scandalo Toti

    Toti vinse le elezioni regionali, progressivamente si staccò da Berlusconi e finì la sua vicenda politica e la guida della presidenza della Liguria appunto nel 2024 in un caso di varie corruzioni su più temi, dal porto all’insediamento di aziende commerciali, alla gestione di contributi elettorali.

    Sul piano regionale, nelle forze di destra non si aveva nessuna ipotesi sul percorso per affrontare le elezioni dopo lo scandalo Toti. Sul piano nazionale, inizialmente sembravano nella stessa incertezza Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini leader della Lega Salvini e Antonio Tajani per Forza Italia,

    Per loro, si trattava anche si una prova nazionale, perché tre Regioni vanno al voto a fine 2024: Umbria, Emilia Romagna e appunto la Liguria. Dopo che la sinistra aveva indicato Andrea Orlando, parlamentare ed ex-ministro, è però apparso il nome di Marco Bucci, che aveva accettato dopo i primi dubbi: aveva appena concluso infatti una cura chemioterapica.

    La fragile linea politica della sinistra prima e durante la campagna elettorale

    La sinistra, con Andrea Orlando, ottiene non solo numericamente ma anche politicamente una sconfitta dalle elezioni, da un lato per la debolezza del proprio posizionamento dall’altra per le scelte di esclusione fatte prima della campagna.

    Infatti, anche durante lo scandalo Toti, non è emersa una proposta di governo alternativa in Liguria. Nei dibattiti in Consiglio regionale, le sinistre si mantenevano con contenuti di opposizione, senza prefigurare proposte di governo o linee di sviluppo.

    Tali posizioni deboli si sono ritrovate nella campagna di Andrea Orlando, che ha promosso il rafforzamento della sanità pubblica rispetto a quella privata (e non un miglioramento della stessa sanità pubblica) o pedaggi autostradali e biglietti ferroviari più economici (e non una riflessione sul progressivo isolamento della Liguria per saturazione delle vie di accesso). Non vi è stata solida traccia della mancata transizione a una mobilità sostenibile, compresa la ritardata elettrificazione delle banchine portuali.

    Sul piano più congiunturale, la coalizione di sinistra ha deciso, su pressione del Movimento 5 Stelle, di non ammettere la partecipazione del partito dell’ex-presidente del Consiglio Matteo Renzi, che pure fino a poco prima era parte della coalizione di Giovanni Toti. Andrea Orlando ha perso forse alcuni sostegni e probabilmente dei voti che avrebbero reso l’esito elettorale più serrato.

    In questo modo, alle urne si sono recate meno persone, soltanto il 45%, nell’insieme della Regione e in provincia di Imperia soltanto il 38%. Il voto si è svolto in una profonda indifferenza pubblica, con una evidente assenza dei corpi intermedi e delle associazioni, e soprattuto senza mobilitazione a sinistra.

    Marco Bucci a capo della Liguria

    Non bisognerà attendersi grandi cambiamenti nel governo di Marco Bucci della Liguria. Ha mostrato capacità decisionali su alcune grandi opere, ma si tratterà in gran parte di gestione dell’esistente, e a sostegno delle grandi infrastrutture in costruzione, come il Terzo valico ferroviario (il nuovo asse tra Milano e Genova, o la Gronda, la nuova tangenziale della città.

    Non si prevede sviluppo particolare per altre politiche assenti o secondarie già in campagna elettorale come negli anni di governo della città, dalla qualità dell’aria (in passato Bucci disse che a Genova vi sono molti giardini pubblici), agli acquedotti e reti fognarie, i cui lavori con i fondi europei saranno comunque assecondati, alle reti stradali minori e lo sviluppo rurale e delle zone interne, all’asse ferroviario costiero verso la Francia, a meno che non giunga al riguardo un impulso da parte di Roma.

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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