Un pensiero delicato di Anna Maria Colombo nel momento della scomparsa di Papa Francesco
Lunedì 21 aprile 2025 – giorno in cui la Chiesa ricorda l’apparizione dell’Angelo che annuncia alle donne accorse al sepolcro la resurrezione di Cristo – alle ore 7 e 35 il cuore di papa Francesco ha cessato di battere.
Se n’è andato lasciandoci orfani in un mondo che ci trasmette paura e angoscia a causa della sua crescente disumanità. Ogni giorno sotto i nostri occhi si ripete la Strage degli innocenti e ogni giorno vediamo donne e uomini nei gesti disperati delle figure dei Compianti, per la perdita dei propri affetti più stretti e vitali.
Il testamento di Jorge Mario Bergoglio, figlio di genitori piemontesi emigrati in Argentina, redatto a Santa Marta il 29 giugno 2022 e reso noto dal Vaticano il giorno seguente la scomparsa del pontefice, termina con queste parole: “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza fra i popoli”. Nel breve e commovente documento, del tutto privo di disposizioni relative a lasciti materiali, papa Francesco esprime le proprie volontà unicamente riguardo al dove e al come dovrà essere sepolto. Il luogo prescelto per accogliere le sue spoglie mortali, entro un sepolcro nella terra“semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus” è la basilica papale di Santa Maria Maggiore, in piazza dell’Esquilino, sull’omonimo colle.

All’edificazione di questo luogo di culto, che risale ai primi secoli del cristianesimo si lega una bellissima leggenda sacra. Nella notte fra il 4 e 5 agosto dell’anno 358 d.C. l’allora pontefice Liberio e due devoti sposi – il patrizio romano Giovanni e sua moglie, privi di figli e intenzionati a donare i propri beni alla Chiesa – furono visitati in sogno dalla Madonna, che ordinò loro di erigere un edificio sacro nel luogo che avrebbe reso riconoscibile: il mattino successivo una coltre di neve copriva di bianco l’area della futura basilica.
All’origine miracolosa del luogo si aggiunge la presenza di un’immagine mariana speciale, ritenuta taumaturgica, la Salus Populi romani, un’icona che la tradizione vuole dipinta da Luca, l’evangelista medico e pittore che meglio tratteggia nel proprio vangelo la figura di Maria.

Riprodotta con frequenza a partire dal XVI secolo, laSalus Populi romanied il suo cultogradualmente si diffusero nei paesi dell’Europa cattolica, in particolare nelle Alpi con il nome di Santa Maria della Neve, più suggestivo e memore del miracolo all’origine della costruzione della basilica. Sono molti gli edifici sacri così titolati che si trovano in territorio montano, come abbiamo raccontato in La miracolosa nevicata: l’oratorio della Madonna della neve a Forno Valstrona. Del resto chi più di Lei avrebbe protetto dai pericoli d’isolamento e valanghe gli abitanti del luogo? Portata dai missionari, l’icona arrivò anche nelle Americhe, nel Medio Oriente e in Cina.È possibile che l’incontro di Bergoglio con la Salus populi romani, prima che a Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore, avvenisse davanti ad una riproduzione in una chiesa di Buenos Aires, e dunque che l’icona l’abbia accompagnato durante tutto il suo cammino.
Papa Francesco, si legge nel testamento, dopo aver consegnato l’intera sua vita e il ministero, prima sacerdotale e poi episcopale, alla Madonna, desidera che il suo ultimo viaggio terreno abbia termine nell’antichissimo santuario Mariano dove, afferma, “mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura.”
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