Cinque giorni dopo la frana che ha colpito Blatten, lunedì 2 giugno per gli alunni è il momento del ritorno a scuola. È un segno e una volontà di ritorno alla normalità, anche se le condizioni geologiche sono ancora in evoluzione.
Gli alunni della Lötschental sono stati riaccolti a scuola nei due villaggi della valle, a Kippel e Wiler, come prima del disastro. I bambini di Blatten hanno anche loro ritrovato i loro banchi.
Gli edifici erano stati parzialmente occupati dalle varie forze di intervento. I locali sono stati puliti per ricreare un ambiente il più possibile simile alla situazione iniziale.
Il Consiglio comunale si riunirà come previsto
Mentre gli alunni di Blatten sono tornati a scuola, si è discusso della prossima riunione del Consiglio comunale, prevista per il 12 giugno, in particolare per la presentazione dei conti. Matthias Bellwald, presidente del Comune (cioè sindaco), ha confermato che la riunione si terrà, in parte sull’ordine del giorno già stato fissato, e in parte per fornire informazioni sullo “stato di avanzamento del progetto del nuovo villaggio di Blatten”.
Tuttavia, il villaggio è sepolto da uno strato di materiale spesso da 50 a oltre 100 metri su un’area di due chilometri, il che rende irrealistica per il momento qualsiasi idea di escavazione. Inoltre, sarà necessaria una fase di stabilizzazione piuttosto prolungata. La massa comprende anche ghiaccio, che si scioglierà gradualmente. La vigilanza rimane alta a causa del rischio di smottamenti.
La diga di Ferden, situata in basso, funge ancora da bacino tampone per ridurre questi pericoli. Non è ancora possibile intervenire sullo spazio della frana, ad esempio per migliorare il flusso dell’acqua, ma una squadra è arrivata sul posto in elicottero per una prima rapida analisi.
Tuttavia, sono all’ipotesi idee per ricostruire il villaggio, sul sito originale oppure altrove. Per il momento, la priorità è di ricollocare gli sfollati su un tempo medio e di farli rimanere sul territorio, per esempio utilizzando delle seconde case.

La persona scomparsa
Il disperso è un allevatore di bestiame la cui stalla si trova a circa 300 metri dalla zona di evacuazione.
Secondo il Sonntag Zeitung, questa constatazione ha spinto la Procura del Vallese ad avviare un primo studio. In senso più ampio, ha anche indotto a riflettere sulla gestione della crisi che è considerata molto buona ma che mostra anche quanto sia difficile, ancora oggi, produrre previsioni ancora più solide.
Il cambiamento climatico sullo sfondo
Si è gradualmente aperto un dibattito sulle cause del disastro. Le opinioni rimangono caute, ma i contributi sono in aumento.
Da un lato, la frana di Blatten è stata inserita nel contesto di altri grandi eventi che hanno segnato la storia delle Alpi, come il crollo del Mont Granier nel 1248 (il più grande conosciuto, con 500 milioni di metri cubi, contro i 10 milioni di Blatten), della Becca France in Valle d’Aosta nel 1564, i casi di Derborence nel 1714, di Dérochoir vicino a Chamonix nel 1751, di Goldau nel Canton di Schwiz (Svitto) nel 1806 e in Valtellina nel 1987 (40 milioni di metri cubi e 35 morti, più gli altri disastri del Piz Varuna e della Val Poschiavo).
Per altro verso, si discute del legame tra il riscaldamento globale e il disastro. Alcuni giornali, come Le Monde, hanno affrontato la questione nei primi giorni intervistando degli esperti. Infine, il 2 giugno, Celeste Saulo, segretaria generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), ha sottolineato il legame evidente tra i cambiamenti climatici e l’instabilità degli ambienti alpini.
Un effetto politico su tutto l’arco alpino
Oltre a essere un evento che ha raccolto una grande attenzione dei media, la frana di Blatten ha anche un impatto politico.
In Italia, ad esempio, l’Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani (UNCEM) ha diffuso un comunicato stampa in cui chiede di andare oltre la semplice constatazione dei cambiamenti climatici, con programmi concreti di prevenzione, adattamento e gestione dei fenomeni futuri.
Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais, ai piedi del Monte Bianco, aveva già sottolineato il legame tra la frana e il cambiamento climatico il 29 maggio. Il suo appello all’azione è stato ripreso dalla stampa svizzera e internazionale.
In Svizzera, il dibattito si è progressivamente incentrato su proposte di sostegno finanziario, interventi di protezione e misure per mantenere le persone in montagna, ma anche con alcune posizioni di una certa rassegnazione per “l’impotenza dell’uomo di fronte alle catastrofi naturali”.
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