L’inaugurazione del quartiere Mareterra, avvenuta il 4 novembre da parte del Principe Alberto II di Monaco, segna il culmine di un progetto immobiliare da 2 miliardi di euro, dove la terra si estende fino al mare.
La costruzione di un quartiere da zero
Il quartiere Mareterra apre un nuovo orizzonte per il Principato di Monaco. Costruito sul mare, è il risultato di un progetto di 6 ettari iniziato nel 2016. Monaco deve fare i conti da un lato con un territorio proprio particolarmente limitato, “naturale” di 2 chilometri quadri, incastrato tra le montagne e il mare e dall’altro con forti pressioni di sviluppo economico e immobiliare.
Per ovviare a questo inconveniente, la città ha già fatto diversi progetti di estensione sul mare, sin dal 1880, poi tra il 1960 e il 1979, e nel 2002, guadagnando oltre 40 ettari di superficie. Lo sviluppo di Mareterra è complementare a questo processo, e rappresenta un guadagno di superficie del 3%.
Il nuovo distretto del Principato è stato costruito dalla società Anse du Portier, i cui azionisti comprendono una dozzina di famiglie monegasche, tra cui i Casiraghi e i Pastor. Patrice Pastor, il principale imprenditore monegasco, è anche considerato una delle personalità più influenti della Rocca.
Il progetto immobiliare è stato concepito nel 2013 e poi avviato tra il 2015 e il 2016, in seguito alla firma degli accordi relativi al fenomeno della polderizzazione, ovvero la bonifica artificiale di terreni dal mare.
Nonostante le interruzioni causate dalla crisi di Covid-19, il progetto è stato infine completato con 6 mesi di anticipo rispetto, dopo 8 anni di lavoro. Oltre 300 imprese hanno gestito i vari aspetti della costruzione, ma è stata la società francese Bouygues Travaux Publics a occuparsi della maggior parte dei lavori.
Le sfide tecniche di Mareterra per la costruzione sul mare
In un’area sensibile dal punto di vista ambientale e soggetta a vincoli geosismici, i costruttori hanno dovuto innovare in misura significativa per intervenire direttamente sul mare. Così, 18 casse di cemento prefabbricate a Marsiglia sono state installate per formare una nuova linea di costa. Questa linea artificiale, chiamata Isobathe, riproduce la linea sottomarina naturale di Monaco ed è stata studiata per non alterare l’andamento delle correnti marine.
L’area delimitata dai blocchi di cemento da 10 mila tonnellate è stata drenata e poi insabbiata. Sono stati quindi installati pali di cemento lunghi da 45 metri a 50 metri per formare una struttura fissa di ancoramento.
Un quartiere di lusso in riva al mare
Il progetto, con i costi che ha comportato, si è sin da subito rivolto a un mercato finanziariamente capace. Nonostante l’importante investimento di 2 miliardi di euro, Mareterra l’operazione sembra riuscita per Anse du Portier e il Principe Albert II. Il prezzo al metro quadro è attualmente stimato tra i 100 mila e i 120 mila euro.
Con l’obiettivo di una vista ininterrotta sul mare, il cantiere ha beneficiato del contributo di architetti conosciuti. Il quartiere è stato progettato dallo studio parigino Valode et Pistre Architectes, che ha anche sviluppato la costruzione degli spazi pubblici e dei giardini: lo spazio verde costituisce quasi la metà della superficie recuperata sul mare.
Renzo Piano, costruttore del Centre Pompidou a Parigi e del Ponte San Giorgio a Genova, è stato responsabile dei quartieri residenziali. Oltre alle ville di lusso, la caratteristica principale del progetto è l’edificio “Renzo”, alto 70 metri e con 120 appartamenti, la cui forma richiama quella di una nave.
Gli elementi ambientali come fattore di innovazione e di immagine
Il quartiere Mareterra è stato progettato come un eco-quartiere con alti parametri ambientali.
Uno dei primi rischi negativi delle bonifiche è la distruzione della posidonia, che rappresenta una vera e propria risorsa per i fondali del Mediterraneo. Per contrastare il fenomeno, nel 2017 l’unità Urbaner, sotto la gestione del governo monegasco, ha supervisionato il trapianto di posidonia esistente nello spazio di intervento, con il supporto di Bouygues, Trasomar e del team di biologia marina Andromède Océanologie. I 500 metri quadri di piante sono stati ripiantati nelle vicinanze, nelle acque al largo di Fontvieille, che scienziati di Andromède Océanologie monitoreranno per un periodo di 10 anni.
Inoltre, nel mare monegasco sono state installate delle barriere artificiali che permettono l’insediamento di fauna e flora marina. Dei 6 ettari del nuovo quartiere, la maggior parte sarà accessibile al pubblico e sarà costituita da spazi verdi, che conta circa 800 alberi mediterranei, la maggior parte dei quali acquistati in Italia.
Monaco, tra tecnologia solare e acquatica
Il quartiere è dotato di tecnologie che sfruttano gli elementi naturali emblematici di Monaco: l’acqua e il sole. Il progetto fa seguito all’iniziativa Monaco Sustainable Mediterranean Buildings (BD2M), lanciata nel 2018. L’installazione di una superficie totale di 9 mila metri quadri di pannelli solari sugli edifici e sulla marina ne è un esempio.
Un sistema a pompe di calore con acqua di mare, o talassotermico, in uso a Monaco da diversi anni, è stato esteso anche al quartiere Mareterra, con una produzione è di 15 wattora per metro cubo durante tutto l’anno. Monaco ha nel suo complesso già 80 sistemi a pompe di a calore ad acqua marina, una tecnologia che solo di recente inizia ad estendersi ad altri territori come Manheim, in Germania, con l’impiego delle acque del fiume.
Infine, i sistemi di recupero dell’acqua piovana consentiranno di immagazzinare 600 metri cubi di acqua, da utilizzare in particolare per la manutenzione degli spazi verdi.
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