Il convegno “Piccole autonomie e partecipazione in Europa”, tenuto all’Università della Valle d’Aosta, il 15 marzo 2024, ha permesso di ascoltare voci di vari territori europei, dalla Corsica a Bolzano, dalla Comunità germanofona del Belgio alle isole Åland, con esperti e rappresentanti politici.
Il presidente del Consiglio Valle, Albert Bertin, e il presidente della Regione, Renzo Testolin hanno introdotto l’incontro, organizzato dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta, con il patrocinio dell’Università della Valle d’Aosta, del centro studi EURAC di Bolzano e del Gruppo Autonomie Speciali Alpine (ASA), che riunisce vari accademici.
Abbiamo ascoltato Chérie Faval, che ha moderato una delle sessioni di lavoro. Esperta di autonomia ed Europa, pubblica ricerche e analisi, ad esempio sull’autonomia in Corsica.
Non è già facile per le regioni più grandi partecipare ai processi decisionali europei… qual è dunque la motivazione di questo convegno sull’Europa e le “piccole” autonomie?
Innanzitutto, il convegno ha inteso indagare e confrontare realtà apparentemente lontane e distanti – isole e montagne, dalle Alpi al Mediterraneo sino all’estremo Nord Europa – accomunate dall’essere autonomie di dimensioni ridotte per verificare se, a dispetto della propria “taglia” e in virtù delle relative specificità, queste “piccole” autonomie sappiano distinguersi sul piano sia istituzionale che di esercizio concreto delle proprie prerogative, non solo a livello interno ma anche sovranazionale. I limiti alla partecipazione regionale nei processi decisionali europei si traducono, per queste realtà, nel concreto rischio di una sotto-rappresentazione delle relative istanze, il che impone loro uno sforzo sicuramente maggiore per avere voce e ascolto. Da qui, l’opportunità del confronto e dello scambio tra territori accomunati, a latitudini diverse, da esigenze analoghe, a garanzia della democraticità e della prossimità dell’Unione stessa.
Il convegno affronta una dimensione giuridica ma anche una dimensione politica.
Sono stati esplorati tanto gli assetti costituzionali e/o statutari di riferimento quanto le evoluzioni politico-istituzionali che hanno interessato (o che stanno attualmente interessando) le realtà osservate. D’altronde, come esemplificato dal caso della Corsica, le due dimensioni – politica e giuridica – non possono che andare di pari passo: il recente traguardo politico raggiunto tra rappresentanti dell’isola e governo francese rischia di rimanere lettera morta se non riuscirà a trovare una specifica e puntuale traduzione giuridica, a partire dall’inserimento della Corsica in un articolo dedicato della Costituzione francese.
Esiste una capacità dei territori e delle regioni alpine nel partecipare alle decisioni europee? Quali sono le collaborazioni in questa direzione?
Per piccoli e grandi, in Europa, le regole di partecipazione sono le stesse. Apparentemente, questo parrebbe giocare esclusivamente a sfavore dei primi e a vantaggio dei secondi. Non è detto, però, come emerso nel corso del convegno, che i piccoli – se capaci di muoversi più velocemente e agilmente – non riescano ad invertire questa tendenza. Fondamentale, in quest’ottica, è trovare temi sui quali far convergere alleanze tra territori, comunità e cittadini.
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