Anche per chi ci legge in lingua francese e ha poche fonti su questo tema, bisogna sapere che ieri, 3 ottobre 2025, centinaia di migliaia di persone hanno partecipato allo sciopero e a manifestazioni in tutta Italia, sulla crisi a Gaza.

Secondo i sindacati vi erano due milioni di partecipanti. La flottiglia, fermata dalle navi militari israeliane nel suo tragitto verso la costa, ha raccolto tutta l’attenzione della giornata.

Torino e Genova, blocchi e manifestazioni

A Torino e Genova ci sono state manifestazioni importanti, con grandi cortei in via Roma a Torino e riduzioni delle attività portuali a Genova. Il blocco dei porti è stato ricorrente in diversi luoghi in Italia, da Trieste a Livorno a Salerno e Napoli. Le proteste, sostanzialmente pacifiche, hanno tuttavia incluso diversi blocchi stradali e un richiamo all’espressione che era circolata in Francia per il 10 settembre, “Blocchiamo tutto”.

Il 2 ottobre, i manifestanti erano anche entrati negli spazi delle OGR di Torino, che sta ospitando l’Italian Tech Week, con sedie e tavoli ribaltati e qualche danno (o diversi danni, a seconda degli osservatori), e dove il 3 ottobre ci sono stati gli incontri con Jeff Bezos di Amazon e Ursula von der Leyen della Commissione europea. È stata un’altra occasione di visibilità pubblica.

Uno sciopero generale che è cresciuto nella giornata

Lo sciopero generale è stato promosso da poche sigle sindacali. Ci sono la Cgil (Confederazione generale dei lavoratori, tradizionale e a sinistra), e quelle nuove dell’Unione Sindacale di Base (USB, nata nel 2010, presente nei trasporti e nella televisione pubblica per esempio) e del Sindacato Generale di Base (SGB, una scissione di USB, con richiami più sindacali che politici).

Lo sciopero ha coinvolto anche i trasporti, per cui di solito in Italia occorre presentare un preavviso formale, che è mancato. Su questo tema e su altri si è assistito a uno scontro verbale pubblico tra le forze politiche, esponenti del governo, come Matteo Salvini (ministro dei trasporti, Lega Salvini), e responsabili sindacali, come Maurizio Landini della CGIL.

La manifestazione, che ha avuto relativa poca organizzazione, nella giornata è cresciuta e ha coinvolto vari settori e ambienti. Il canale della televisione pubblica RAI3 è entrato in sciopero e alcune trasmissioni in parte interrotte e sostituite, in diversi porti le sirene delle navi hanno suonato. I media hanno riportato che in alcune carceri, dei detenuti si sono rifiutati di andare al lavoro, che pure rappresenta un momento di relativa libertà interna.

La gestione dell’ordine pubblico è stata di attenta prudenza e svolta con professionalità. Da un lato ha agito per limitare dei casi di blocco più forti, ma anche per ridurre delle occasioni di conflitto.

Il senso di anticipazione di Giorgia Meloni, e lo scontro politico

Si è quindi inteso quanto il governo e in particolare il presidente del Consiglio Giorgia Meloni avesse lavorato per anticipare e contenere il fenomeno già nei giorni precedenti.

Il governo nazionale si è infatti speso affinché il fermo da parte dei militari di Israele dei militanti della flottiglia in navigazione verso Gaza (c’erano anche dei parlamentari) avvenisse in modo ordinato, senza feriti e danni particolari, temendo appunto una reazione in patria.

Il governo ha svolto una intensa ed efficace azione diplomatica nei confronti dello Stato di Israele affinché non vi fossero violenze e ciò non provocasse reazioni in Italia e nelle piazze. Aveva fatto affiancare, per un certo periodo e in acque internazionali, la flottiglia con una nave della Marina italiana. Le barche in viaggio erano infatti state oggetto di attacchi di droni nei giorni precedenti.

Inoltre, il governo nazionale era riuscito ad far adottare il 2 ottobre al Parlamento una risoluzione su Gaza e sul piano Trump che aveva ottenuto l’astensione delle opposizioni, come a creare un ambiente di dialogo e di unità nazionale.

Il conflitto in pubblico è invece forte

L’operazione era comunque politica e tecnica. Sul piano della comunicazione pubblica e sui media, il conflitto è invece stato aperto. Vi sono state accuse ai “Pro Pal” (anche l’espressione ha una connotazione negativa, in stile trumpiano), e una più grande attenzione sui momenti di tensione rispetto al fenomeno dello sciopero in generale. Questo, anche nella sorpresa degli osservatori, ha coinvolto strati della popolazione e diversi ambienti, e non solo a sinistra, in tutta la Penisola.

La giornata di sciopero segue di pochi giorni l’ultima che si è svolta in Francia, più dedicata agli aspetti interni, economici e di governo, il 2 ottobre, sebbene con minore intensità e successo di quelle precedenti del 18 settembre, organizzata dai sindacati, e da quella spontanea del 10 settembre 2025.

LEGGI ANCHE: Teologia, Trump e geopolitica, il Grand Continent il 30 agosto al Forte di Bard

Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

Exit mobile version