Fino al 1° aprile, presso il Mastio della Cittadella di Torino, è possibile visitare la mostra “I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia. L’esposizione, curata dalla storica dell’arte Simona Bartolena, racconta, all’interno di un contesto europeo, la storia del movimento dei Macchiaioli dagli albori all’affermazione fino al declino.

Nato nella seconda metà del XIX secolo a Firenze da un gruppo di giovani artisti e intellettuali che frequentavano il Caffè Michelangelo – un caffè cittadino in cui era solito riunirsi un gruppo d’artisti accomunati dall’insofferenza al sistema e all’insegnamento accademico – si sviluppa un movimento fondamentale per la nascita dell’arte moderna rompendo gli schemi della pittura accademica dell’epoca. I pittori del Michelangelo cominciano a dipingere all’aria aperta (en plein air) operando una sperimentazione potenzialmente rivoluzionaria: dipingere dal vivo e d’impulso trasmettendo all’opera una sensazione di immediatezza. Al centro del movimento vi è la visione delle forme creata dalla luce attraverso macchie di colore, distinte, accostate e sovrapposte ad altre. L’artista diventa così libero di trasmettere nell’opera ciò che il suo occhio percepisce nel presente.

Il percorso artistico

La mostra permette di visitare più di 70 dipinti provenienti per lo più da collezione private offrendo al visitatore un avvicinamento a diversi aspetti della rivoluzione Macchiaiola, sia in termini di stili che di tecniche. Il progetto espositivo si articola in dieci differenti tematiche corrispondenti ognuna a momenti salienti della pittura Macchiaiola. In particolare, vengono raccontate le evoluzioni del movimento in Europa e in Italia esplorando i legami con il realismo della scuola francese di Barbizon, il legame con i paesaggisti della scuola napoletana e l’arte della caricatura alla quale si dedicarono i giovani artisti del Caffè Michelangelo. La visita racconta i protagonisti e l’evoluzione di questo importante movimento fondamentale per la nascita della pittura moderna italiana e che anticipa, con sorprendente modernità, diversi aspetti dell’impressionismo.

Il legame con la Francia

Il percorso consente di visionare capovalori di 30 artisti prevalentemente italiani come Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Giuseppe Abbati. Ma anche opere di pittori francesi come Daubigny, Dupré, Millet e Corot. Opere che rappresentano un omaggio Scuola di Barbizon: una corrente artistica che influenzò notevolmente lo sviluppo del movimento dei Macchiaioli italiani a testimonianza dello stretto rapporto che i giovani artisti italiani instaurarono con l’arte francese.

Nel 1885, infatti, diversi Macchiaioli si erano recati a Parigi per visitare la sezione di Belle Arti dell’Esposizione Universale. Ad attrarre la loro attenzione furono soprattutto i dipinti realizzati dalla Scuola di Barbizon, un cenacolo di artisti che prendeva il nome da una località ai margini della foresta di Fontainebleau; un villaggio divenuto meta privilegiata e luogo di residenza di pittori interessati al tema del paesaggio e della vita in campagna. I Barbisonniers stavano cominciano a proporre paesaggi dal vero (dipinti en plein air) realizzati in una profonda connessione con la natura. L’osservazione dei loro lavori artistici porta ad una evoluzione del movimento dei Macchiaoli. L’obiettivo diventa quello di inserire le impressioni del vero nel dipinto. I Macchiaioli eliminano ogni residuo romantico e religioso nel contatto con la natura presente nella Scuola di Barbizon avvicinandosi ad uno stile artistico più sobrio e oggettivo con una maggiore attenzione sulla tecnica, sulla resa del dato reale attraverso il colore e sulle giustapposizioni di chiaro scuri.

La mostra è prodotta da Navigare srl, con il patrocinio di Regione Piemonte e di Città di Torino ed è visitabile nei giorni feriali dalle 9,30 alle 19,30 e i festivi dalle 9,30 alle 20,00.

Classe 1990 nato ad Aosta. Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali. Studia presso l'Université Paris Descartes di Parigi per il programma Erasmus e l'Université Catholique de Louvain a Bruxelles dove consegue un master in studi europei. Ha collaborato con diverse riviste specializzate sul tema della geopolitica. Scrive per Nos Alpes da gennaio 2024

Exit mobile version