La chiusura del Traforo del Monte Bianco minaccia di infliggere profonde ferite ai sistemi economici e sociali di ambedue Italia e Francia. A confermarlo è l’economist del Centro studi di Confindustria Stefano Di Colli all’interno del suo studio “L’impatto economico della chiusura del Traforo del Monte Bianco”. Il documento e tutte le sue implicazioni sono stati analizzati e approfonditi durante il convegno “Il Fattore Tunnel. La fragilità delle connessioni tra Italia ed Europa” tenutosi ieri, martedì 21 novembre, su SkyWay Monte Bianco.

Il traffico nel Tunnel

Il lavoro di ricerca considera anzitutto i dati del traffico all’interno del Traforo del Monte Bianco relativi al 2019, rendendo noto che i transiti di auto e moto sono stati complessivamente 1,3 milioni mentre i transiti di camion e pullman sono stati complessivamente 649 mila. In termini turistici ciò si traduce in un totale annuale di 1,5 milioni di presenze sul territorio, mentre per ciò che concerne l’attività di export verso la Francia le ricadute economiche ammontano a 152 milioni di euro.

L’anno passato i passaggi dall’Italia alla Francia sono stati 881.400 e i passaggi dalla Francia all’Italia sono stati 850.433, per un totale di più di 1,7 milioni di passaggi di auto e moto (1.159.936), autobus (10.317) e camion (561.580). Nel 2023, complice anche la chiusura anticipata delle gallerie al 16 di ottobre, il traffico è lievemente diminuito, scendendo a 1,6 milioni di percorrenze, di cui 826.518 verso la Francia e 779.053 verso l’Italia.

La chiusura del 2000

I transiti totali nel 1998 erano stati circa 2 milioni, di cui 1,2 milioni autovetture e motocicli e 0,8 milioni di autocorriere e camion. Durante i nove mesi di chiusura verificatisi nel 1999, il calo stimato di fruizione è stata di circa 1,7 milioni di veicoli, di cui 1 milione leggeri e 0,7 milioni pesanti; peggiore ancora il calo registrato nel triennio sino al 2002, pari a circa 7,4 milioni di veicoli, di cui 3,8 milioni leggeri e 3,6 milioni pesanti.

Tra il 1999 e il 2000 è stata osservata una forte flessione dei flussi turistici dall’estero: nel primo anno le presenze straniere in Valle d’Aosta sono scese del -6,6%, con particolare rilevanza per ciò che concerne quelle francesi, diminuite di 18 mila unità (-17,9%); anche gli arrivi sono drasticamente precipitati del -10,2%, di cui circa 10 mila (-20,3%) provenienti dalla Francia. Specularmente, data la tendenza a evitare le permanenze di breve periodo, durante il biennio è cresciuta la durata media dei soggiorni nella regione.

Sul piano economico il valore aggiunto della Valle d’Aosta è cresciuto del solo +0,2%, un dato nettamente inferiore sia rispetto alla media italiana del +5,4% sia alla media del nord-ovest del +4,6%; nel 2000 la regione è stata l’unica ad aver riscontrato una decrescita nel proprio valore aggiunto (-0,3%, rispetto al +3,8% dell’Italia e al +3,5% del nord-ovest) nonché uno scostamento nella crescita del prodotto interno lordo del -6,2% (rispetto al -0,1% dell’Italia).

La prossima chiusura

Anche l’interruzione al traffico ipotizzata per tre mesi all’anno lungo 18 anni comporterebbe gravi ripercussioni finanziarie sulla Valle d’Aosta, con una perdita cumulata di valore aggiunto stimata al -9,8% nonché una perdita di prodotto interno lordo stimata al -6,7%. Similare sarebbe anche la situazione per la regione gemella francese dell’Auvergne Rhone-Alpes, che vedrebbe scendere il proprio valore aggiunto cumulato del -2,6%.

Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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