Appunti dall’incontro internazionale che si tiene dal 18 al 20 dicembre in Valle d’Aosta a cura della rivista Le Grand Continent
Gli appunti del 18 dicembre sono conclusi
Il Global South
(ore 19.40) Il workshop dedicato alla ricostruzione della convergenza tra l’Europa e il “Sud cosiddetto Globale” ha presentato temi che non appaiono nella stampa e nella comunicazione anche specializzata. Il confronto ha fatto emerger diverse visioni e contenuti. Per esempio, Josep Borrel (Alto rappresentante per l’azione esterna dell’UE) ha elencato con grande franchezza cosa si pensa dell’Europa, nelle visioni di molti Stati esteri: dipendente dagli stati Uniti, irrilevante, all’origine delle emissioni che hanno prodotto il cambiamento climatico (3% l’africa e 3% il sud America. In sud America appunto si fatica a parlare di diritti di Onu e di democrazia, dopo le esperienze cilena e di altri Paesi. Anche Nathalie Tocci (IAI) ha messo l’accento sull’irrilevanza dell’Europa in diversi consessi internazionali, sotto il profilo politico o della difesa.
Viceversa, Rhémy Rioux, che guida l’Agenzia francese per lo sviluppo (12,3 mld di euro di nuovi finanziamenti nel 2022 con 1100 progetti) ha descritto un quadro rovesciato: l’Europa per lo sviluppo è bene accolta, parla con tutte le banche, con cui condivide le priorità sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. E’ in grado anzi di fare di più, di organizzare una coesione mondiale per promuovere la transizione climatica, per esempio, considerato che si parla di trilioni di euro di investimenti, tra tutte le agenzie pubbliche.
E’ così nato uno scambio di vedute illuminante: non si può compartimentare la benevolenza verso l’Europa (bene negli aiuti, male nella difesa), si devono relativizzare i giudizi esterni verso l’Europa (che non è all’origine di tutte le guerre, anzi), occorre piuttosto più coesione e politiche più organiche, anche se non si può far tutto. I Paesi europei hanno differenti retroterra culturali recenti, per esempio sull’Olocausto, sulle Americhe, sull’Africa. Su questo bisogna senz’altro lavorare in tempi più lunghi. Gabriela Ramos, dell’Unesco, ha appunto fatto dei riferimenti alla cultura e ai diversi approcci, indicandone l’unità e la necessità di un lavoro di condivisione e comprensione.
Interessante anche Ghassan Salamé, professore emerito di Sciences Po Parigi e già ministro libanese della cultura, che ha fatto un elenco delle sfide e dei “dilemmi” dell’Europa sul Sud globale: sul relativismo dei diritti, dell’organizzazione statuale, sui costumi. Dice che va trovato un equilibrio tra gli estremi di “arroganza” e “partecipazione-aderenza”, entrambi mal accolti. I dilemmi europei richiedono una nuova costruzione di un posizionamento, forse più europeo e autonomo: e sono temi che appunto ricorrono ogni tanto negli esponenti del “sud globale”.
leggere Josep Borrel su Le Grand Continent
Ce que l’Union défend à Gaza et dans le conflit israélo-palestinien
Altri tre workshop nel pomeriggio del 18 dicembre
(ore 18.25) Oltre all’incontro sulle politiche alpine in Europa, a Saint-Vincent le Grand Continent ha organizzato altri tre workshop, anche questi di alto livello. Al primo, sulle riforme e l’allargamento dell’Unione hanno partecipato alcuni ministri e segretari di stato, del Portogallo, Tiago Antunes, della Modavia, Cristina Gherasimov, della Slovenia, Igor Mally, insieme a vari professori e intellettuali di primo piano. Nell’elenco vi sono Milena Mihajlovic, European Policy Centre di Belgrado, George Papaconstantinou dell’Istituto universitario europeo di Firenze e già ministro greco, Klaus Welle del Mertens Center e già segretario generale del Parlamento europeo, Jonathan White della London School of Economics, Jan Zielonka dell’università Ca’ Foscari di Venezia e del Saint Antony’s College di Oxford.
Il secondo workshop ha discusso della ricostruzione dell’Ucraina e dello sviluppo dell’area. nel programma vi erano i nomi di Jean Pisani-Ferry, Science Po Paris e Bruegel, Pierre Heilbronn, inviato speciale del presidente Macron per la ricostruzione dell’Ucraina, Anna Colin Lebedev, dell’Università di Parigi Nanterre,, Karvasova Lubica, già assistente del primo ministro slovacco, Odile Renaud-Basso, presidente della BERD (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo), ed era prevista Ioulia Svyrydenko, vice-primo ministro dell’Ucraina.
Il terzo workshop era dedicato al “polilateralismo”, immaginando un mondo meno centrato sugli Stati nella loco accezione classica, cioè “westfaliana”.
Vi hanno partecipato Pascal Lamy, presidente del Jacques Delors Institute e già direttore generale dell’OMS e commissario europeo, Klaus Dodds, Royal Holloway, Brand Staples, a capo della società di consulting APCO worldwide, Nathalie Tocci, direttrice dello IAI, Laurence Tubiana, a capo della Fondazione Europea per il Clima.
A margine dei quattro workshop di è tenuta anche la riunione, a porte chiuse, del Prix littéraire Le Grand Continent.
Un’agenda europea per le Alpi?
(ore 18.10) Il pomeriggio è continuato con vari workshop. Nos Alpes ha assistito a quello dedicato all’integrazione alpina nell’Europa di domani.
Tra i partecipanti spiccava Michel Barnier, con alle spalle una carriera importante: ministro del governo francese, commissario europeo, negoziatore della Brexit, ma anche – in gioventù, consigliere dipartimentale eletto nel collegio di Bourg-Saint-Maurice, e poi co-organizzatore delle olimpiadi invernali di Albertville del 1992 da presidente del Dipartimento. Vi erano poi Luciano Caveri, assessore regionale valdostano per la politiche europee, (anche lui con un passato da parlamentare nazionale ed europeo), Hervé Gaymard, presidente del dipartimento della Savoia ed ex-ministro, Andrea Cavallari, vice-direttore generale per l’Europa del ministero italiano degli Affari esteri, e Annibale Salsa, presidente del collegio scientifico della Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio di Trento. L’incontro è stato animato da Gilles Gressani, direttore de Le Grand Continent.
Il workshop ha richiamato il quadro attuale della situazione delle Alpi nel contesto europeo. Vi è la parola “montagna” nei trattati dell’Unione, in particolare nella politica di coesione (art.174), in cui è entrata prima con la Convenzione europea e in cui si è poi conservata nel Trattato di Lisbona. Le politiche per l’insieme delle Alpi sono andate crescendo, a partire dalla Convenzione delle Alpi, di cui lo stesso Salsa è stato presidente del Gruppo di Lavoro «Popolazione e cultura», e di cui Caveri ha sottolineato il ruolo centrale degli Stati e la marcata dimensione ambientalista. Ne è poi seguita la Strategia macroregionale alpina (EUSALP, SUERA in francese), in cui operano insieme Stati e Regioni. Il programma europeo Interreg finanza da anni diversi progetti transfrontalieri alpini, e tra questi i partecipanti hanno richiamato il recupero dell’Ospizio del Piccolo San Bernardo.
Viceversa, sono emersi anche i punti su cui occorre un dialogo più approfondito. Tra questi, il traforo del Monte Bianco per il quale, dal versante italiano e valdostano, si auspica il raddoppio. Da parte francese, ha sottolineato invece il presidente Gaymard, si intende di portare il traffico merci su rotaia, a partire dalla Lione-Torino, e si spera di veder scomparire i tir dalla Valle de l’Arve e dal Monte Bianco, per il quale si lavora per un riconoscimento UNESCO.
Michel Barnier: onoreficenza di “Ami de la Vallée d’Aoste“
Prima del workshop dedicato all’agenda europea per le Alpi, Michel Barnier ha ricevuto dalle mani del presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Renzo Testolin, l’onoreficenza che gli era stata assegnata nel 2007, di “Ami de la Vallée d’Aoste“. I discorsi per l’occasione sono stati familiari e calorosi, ricordando la continuità di dialogo e di confronto politico e tecnico tra la Valle d’Aosta e la Savoia, nonché le relazioni di amicizia e di collaborazione politica avvenuti negli anni.
Lezioni dal passato e dal presente
(ora 16.50) Il primo workshop è stato dedicato al confronto con tre protagonisti del passato recente europeo, Pascal Lamy, Michel Barnier e Romano Prodi (due ex commissari e un ex-presidente della Commissione europea) in confronto con due intelligenze universitarie Anu Bradoford della Columbia Law School e Lea Ypi della London School of economics (LSE).
Lo scambio di idee, anche senza condurre a un risultato univoco, a una narrazione comune ha visto emergere con chiarezza alcuni temi, senza tanti giri di parole. Manca un mercato dei capitali solido e completo: non è quindi concluso il mercato unico europeo. L’assenza di questa apertura europea ha un’influenza profonda su molte politiche dalla difesa alla “re-industrializzazione europea”, all’innovazione, alle infrastrutture. Poi, la frattura tra l’Europa “nobile” e la realtà è evidente, tra “poveri e “ricchi”, con gli effetti politici attuali.
Le destre estreme e/o i populismi cavalcano inquietudini e problemi concreti, e la risposta chiede un cambiamento profondo dell’Europa, e così di risposta degli Stati membri. E’ emerso il tema della possible presidenza della Francia da parte di Marine Le Pen nel 2027, tema corrente di questi giorni nel dibattito interno francese. Servono nuove politiche, ed è un percorso urgente e tutt’altro che facile: sulla forma di Stato dell’Europa le opinioni sono da costruire. Sono emerse anche le differenze nei rapporti tra gli stati membri e i suoi rappresentanti, anche di casi passati, che romano prodi ha richiamato, per esempio sul caso libico. ora è quasi un territorio russo-turco, mentre l’Europa avrebbe tutti i titoli e la forza per pesare di più sulla regione.
Per la gestione politica, occorrono rispetto, trasparenza: secondo Michel Barnier. L’esperienza della Brexit ha dato una lezione in questo senso, che ha un valore anche di fronte alla crisi attuali, interna (per le tensioni sociali economiche e politiche) ed esterna per le attuali guerre e conflitti.
La globalizzazione continuerà, le forze che la sospingono esistono sempre. Non ci sarà una de-globalizzazione, ha confermato Pascal Lamy, che è anche stato direttore generale dell’OMS. Tuttavia, anche semplificando, non c’è relazione tra scambi economici e la pace, o tra scambi economici e democrazia. Ci vuole sempre della politica.
- leggere pascal Lamy su Le Grand Continent
Jalons pour une anthropologie européenne
Cosa ha detto José Manuel Alvarez
(ore 15.06) – Il ministro spagnolo degli affari esteri, José Manuel Alvarez, ha già scritto sul Grand Continent al momento dell’avvio della presidenza di turno dell’Unione. Si è inteso il buon collegamento con la rivista e anche l’ adesione al senso del summit, cioe l’ idea di un forum annuale sull’Unione che nasca però da una produzione intellettuale continua, di cui è appunto portatore Le Grand Continent.
Il ministro ha pienamente assunto il suo ruolo, al summit, di rappresentare la presidenza dell’ Unione. Così il suo intervento di apertura ha toccato tutti i temi dell’ attualità europea e dell’ Unione, dalle crisi in Ucraina e in Medio Oriente, all’autonomia dell’ Europa in materia industriale, energetica, nell’ innovazione. Ha rivendicato la specialità europea sui temi sociali, l’importanza delle diversità, comprese le lingue minoritarie, il tema dell’ allargamento, dello sviluppo. È ritornato più volte sulla decisione adottata dall’ ultimo Consiglio europeo sull’apertura del negoziato di adesione con l’Ucraina e la Moldavia, sulla importanza dell’UE di assumere un ruolo e iniziative sul piano globale.
I messaggi di apertura
(ore 14.40) Il Summit Le Grand Continent si è aperto a Saint- Vincent, in Valle d’Aosta, con un messaggio di benvenuto da parte di Gilles Gressani, direttore della rivista, del presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Renzo Testolin, dell’ assessore regionale agli affari europei, Luciano Caveri. Gressani ha sottolineato le due dimensioni del summit. Si tratta di un incontro in “presenza” di protagonisti europei, che sono spesso anche collaboratori della rivista, e in secondo luogo un’ occasione per ragionare sull’Europa come “Grand Continent”.
Il parterre è di primo livello. Si vedono ministri, sottosegretari, universitari, giornalisti, nel classico plurilinguismo europeo. Tra gli altri, Joseph Borrel, Alto Rappresentante dell’ UE, il ministro spagnolo degli esteri, José Manuel Alvarez, Michel Barnier già negoziatore per la Brexit e commissario europeo, l’ ex primo ministro e presidente della Commissione Romano Prodi, Marc Lazar, professore e intellettuale attento alle vicende italo-francesi.