Lo Stato e gli enti pubblici territoriali non riescono ancora a mettersi d’accordo per completare il finanziamento della progettazione della tratta francese in uscita dal tunnel ferroviario della Torino-Lione. Il problema è anche nella data: entro il 31 gennaio il governo francese deve presentare la richiesta di finanziamento alla Commissione europea. Il costo totale della progettazione è di 220 milioni di euro, dall’Europa ne verrebbero 90.

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La tratta dall’uscita del tunnel a Lione è strategica

Il tunnel “di base” si chiama così perché non sale in quota come la linea storica. La nuova infrastruttura, per costruzione e per la bassa pendenza ha una buona capacità di trasporto merci, in grado di toglierle da un lato dalla strada e dall’altro di prepararsi alle future attese di sviluppo. La tratta francese dal tunnel a Lione, nella sua attuale linea, ha invece una capacità di trasporto limitata, e costituisce una specie di collo di bottiglia. Occorrono quindi rettifiche di tracciato e vari interventi. La progettazione si svolge su due parti: la linea dal tunnel fino a Lione e la circonvallazione ferroviaria di Lione, in sigla “CFAL-Nord”, cioè la gronda merci.

La distribuzione del traffico commerciale tra Italia e Francia tra rotaia e strada è in netto ritardo rispetto a quello tra Italia e Svizzera e tra Italia e Austria. Solo l’8% delle merci viaggia sulle ferrovie italo-francesi rispetto alla strada, in confronto al 71% di quelle italo-svizzere.

estratto da AGATE, Le transport de marchandises à travers les Alpes

Quanto denaro occorre per la Torino-Lione su lato francese

Per fare due conti, se il totale per la progettazione è di 220 milioni, e 90 li mette la Commissione europea, ne mancano 130. Di questi circa 65 li mette lo Stato francese e 13 la Regione Auvergne Rhône-Alpes (AURA), come aveva annunciato a metà novembre il suo presidente, Laurent Wauquiez. Si arriva a 78, per cui ne mancano ancora circa 52.

Si tratta di un finanziamento costruito in partenariato, secondo un modello organizzativo e finanziario molto utilizzato in Francia. In Italia invece, per casi come questo, il finanziatore è lo Stato, che al limite trova i soldi necessari riducendo i trasferimenti a un territorio, in compensazione, oppure trovando altre risorse o nuove entrate nel bilancio generale. Per il Ponte sullo stretto di Messina, per esempio, la Sicilia e la Calabria si sono viste ridurre parzialmente dei finanziamenti su fondi nazionali per lo sviluppo e la coesione (FSC).

Senza esito la riunione del 19 gennaio, e mancano pochi giorni

Il 19 gennaio si è tenuta una riunione a Lione, presso la Prefettura, con la presenza dei vari rappresentanti statali e territoriali. All’uscita vi è stato un grande silenzio, visto che l’accordo non si è trovato.

Il presidente Laurent Wauquiez ha fatto sapere che la Regione AURA aveva già impegnato il massimo disponibile, pari a un terzo di quanto richiesto alle collettività territoriali. Il sindaco di Lione, l’ecologista Grégory Doucet, ha confermato la sua contrarietà al progetto, così è nota da tempo l’opposizione del sindaco di Grenoble, Eric Piolle, rieletto nel 2020. Gilles Gascon, sindaco di Saint-Priest, nella metropoli di Lione, aveva incontrato il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio il 16 gennaio per raccontare proprio la situazione tecnico-politica e confermare il sostegno al progetto.

Si è però capito che la Metropoli di Lione potrebbe finanziare la progettazione della CFAL di Lione (la gronda merci), per un importo di 5 milioni sul totale di 50. Lo Stato aumenterebbe il finanziamento previsto di 65 milioni con altri 20 . In questo modo, ne mancherebbero a oggi 27. All’osservatore esterno, considerato il putiferio in corso, non sembrano proporzionalmente neppure tanti.

Comunque, oltre ai milioni, mancano anche pochi giorni alla scadenza del 31 gennaio.

Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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