Anche qui in redazione di Nos Alpes, pur conoscendola, stiamo (ri)scoprendo la città di Ivrea, patrimonio Unesco. Nel nostro territorio italo-franco-svizzero non è poi così conosciuta. Eppure è stato un polo all’avanguardia negli anni Cinquanta e Sessanta con Adriano Olivetti, per un modello di sviluppo urbano e di rapporto tra il lavoro, la fabbrica e la vita delle persone.
Qui è nata la macchina da scrivere Lettera 22, un’icona del design italiano. Dal saper fare e dalla cultura del territorio sono nati il progetto Arduino, il primo operatore mobile Omnitel, che affiancò l’ex-monopolista. A Ivrea trova radice anche una base ideologica del Movimento 5 Stelle e del populismo politico, come ha raccontato Jacopo Iacoboni in l’Esperimento.
A Ivrea e nel Canavese esiste un solido tessuto produttivo di manifattura, l’eredità di Olivetti è ora patrimonio Unesco. Il Carnevale storico è di grande valore, ma poco conosciuto malgrado la sua ricchezza e articolazione in personaggi ed eventi, anche rispetto ad altri, più popolari e forse commerciali, come quello di Nizza. Ha un importante patrimonio storico, a partire dal Castello nel mezzo della città, quasi per nulla valorizzato. Vi è una certa riservatezza, qualche inerzia, delle speranze e delle iniziative che giungono a volte inaspettate.
Dunque, siamo sempre alla scoperta, come fosse una prima visita.
La Storia e le origini di Ivrea
Per farla semplice, le radici storiche di Ivrea risalgono all’epoca romana, quando la città era conosciuta come Eporedia, fondata nel II secolo a.C. come avamposto strategico per il controllo delle vie di comunicazione che collegavano la pianura padana con le Alpi. La sua posizione lungo il fiume Dora Baltea e la vicinanza ai valichi alpini ne fecero un punto cruciale per il commercio e i collegamenti militari.
Con la caduta dell’Impero romano, Ivrea entrò in un periodo di turbolenze. Durante l’alto Medioevo, la città acquisì importanza come sede vescovile e divenne teatro di conflitti tra fazioni nobiliari. La posizione strategica di Ivrea continuò a giocare un ruolo chiave, rendendola un punto di passaggio per pellegrini e commercianti lungo la Via Francigena, che collegava Roma con il nord Europa. Si attribuisce a Leonardo da Vinci la progettazione della derivazione del naviglio di Ivrea.
La città si consolidò come feudo sotto il controllo di varie dinastie nobiliari, tra cui i Savoia. Durante questo periodo furono edificati monumenti significativi, tra cui il Castello di Ivrea, costruito nel XIV secolo per volere di Amedeo VI, il Conte Verde. Il castello, con le sue torri rosse, divenne un simbolo del potere sabaudo e un baluardo contro le incursioni nemiche. Nonostante le trasformazioni e i danni subiti nel corso dei secoli, il castello testimonia la prosperità e i conflitti di quel periodo.
Il castello
Il Castello di Ivrea, noto anche come il “Castello dalle Rosse Torri”, costruito nel 1358, rappresenta uno dei monumenti più emblematici della città.
La sua struttura, come architettura fortificata medievale, ha una pianta quadrata e quattro torri angolari di forma cilindrica, interamente realizzate in mattoni rossi. Le mura originariamente merlate collegavano le torri e racchiudevano un cortile interno, usato per scopi militari e logistici.
Nel corso dei secoli, il castello ha subito numerose modifiche e cambi di destinazione d’uso. Fu trasformato in prigione durante l’età moderna, ruolo che mantenne fino al XX secolo. Nonostante queste trasformazioni, molte delle sue caratteristiche originali sono state preservate.
Nel 1676 un fulmine colpì il deposito di munizioni situato nella torre di nord-ovest, conosciuta come la torre mastra. L’esplosione ne causò il crollo, la morte di numerose persone e la distruzione di case nelle vicinanze del castello. La torre non fu mai ricostruita e oggi si presenta mozza, con una copertura conica realizzata in lastre di ardesia.
Il Castello di Ivrea, proprietà del Comune, è oggetto di progetti di valorizzazione e riqualificazione, e non è sempre accessibile al pubblico. Per visitarlo, occorre spesso cogliere i principali eventi culturali della città e le manifestazioni organizzate nel cortile interno. Durante le aperture, si possono esplorare alcune delle torri e godere della vista sulla città, sulle colline moreniche e sulle Alpi piemontesi.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta: un viaggio nell’arte sacra
Accanto al Castello, si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che racconta secoli di storia e arte. Le sue origini risalgono al IV-V secolo, quando fu edificata una basilica paleocristiana sul sito di un antico tempio romano. Nel IX secolo, all’epoca del vescovo Warmondo, la struttura fu trasformata in una grande cattedrale romanica, di cui oggi rimangono la cripta e le torri campanarie. Nei secoli successivi, furono aggiunti elementi gotici, barocchi e neoclassici.
La facciata è preceduta da un pronao neoclassico con colonne di pietra arenaria, costruito nel XVII secolo, mentre le due torri campanarie, costruite in epoche diverse, conferiscono all’edificio un profilo particolare.
L’interno è altrettanto interessante, con tre navate con varie opere d’arte. Di particolare rilievo sono le pale d’altare di Defendente Ferrari, conservate nella sacrestia, e gli affreschi della cripta, dove si trova anche un antico sarcofago romano con le reliquie di San Besso.
Adiacente alla cattedrale si trova la Biblioteca Capitolare, che ospita una collezione di codici miniati databili tra il VII e il XV secolo.
Il Patrimonio Industriale Olivetti: un modello di città ideale
Ivrea, città industriale del XX secolo è patrimonio UNESCO dell’umanità dal 2018, e ruota intorno alla Olivetti. Fondata da Camillo Olivetti nel 1896 a Ivrea, in via Castellamonte, attuale via Jervis, inizialmente produceva materiali elettrici e strumenti elettrici di misura.
Nel 1908 diede vita alla prima macchina da scrivere, la Olivetti M1. Negli anni ‘50 e ’60, sotto la guida di Adriano Olivetti, la città si trasformò in un laboratorio di innovazione sociale e architettonica. Gli edifici progettati per ospitare gli uffici e le fabbriche Olivetti sono esempi di design funzionale e moderno: sono da vedere la Palazzina dei Servizi Sociali e il Centro Studi e Esperienze.
La città industriale di Ivrea è il manifesto delle politiche del Movimento Comunità, da lui fondato nel 1947. L’orizzonte di nuovo ordinamento politico e amministrativo è incentrato sulla Comunità e su un modello economico con al centro le relazioni collettive tra lavoratori e imprese. Il benessere dei lavoratori si integrava con lo sviluppo economico, con scuole, biblioteche e abitazioni per i dipendenti: sono argomenti che si ritrovano in parte ancora oggi per esempio nel modello di lavoro in Silicon Valley.
Ivrea fu un laboratorio sperimentale anche per le teorie urbanistiche del XX secolo. A differenza di altre realtà industriali, Ivrea non è una company town realizzata ex novo, ma si integra nel tessuto urbano esistente, adattandosi e trasformandolo lungo un arco di 30 anni.
Ivrea si distingue anche dalle comunità industriali utopiche e filantropiche, come Salins-les-Bains o New Lanark, poiché rappresenta una realizzazione di un progetto socio-economico reale, capace di influenzare positivamente lo sviluppo industriale per tutta la seconda metà del Novecento. Non è nemmeno un paesaggio industriale, come Derwent Valley Mills, ma il risultato di una relazione tra industrializzazione, produzione agricola e un progetto di decentramento industriale.
Arduino, chi era costui?
Nel 2005, in un bar di Ivrea, giusto per costruire un po’ di sapore leggendario nello stile del garage della Apple, nacque Arduino.
Si voleva creare una scheda madre per computer che fosse economica, avesse la possibilità gestire canali di comando esterni e fosse di facile programmazione. Doveva servire i progetti didattici dell’Interaction Design Institute di Ivrea. Il team era composto da Massimo Banzi, David Cuartielles, Tom Igoe, Gianluca Martino, e David Mellis. Il nome richiamava Arduino d’Ivrea, di cui era stato marchese dal 990 per poi essere incoronato re. A ottobre 2008 erano già stati venduti più di 50 000 esemplari di Arduino, e oggi la piattaforma è conosciuta e diffusa sul piano globale.
Si basa su una serie di schede elettroniche dotate di microcontrollori, che possono essere programmati con un linguaggio di programmazione intuitivo chiamato Wiring, basato su C e C++. Consente anche ai principianti e ai più giovani di creare rapidamente prototipi funzionanti, piccoli robot o processi interattivi dell’Internet delle Cose (IoT), anche nell’automazione domestica del fai da te.
Anche questa è un’eredità di Ivrea, città industriale Unesco.
Il Carnevale Storico
Ivrea ha un importante patrimonio immateriale nel Carnevale Storico, il più antico d’Italia. I suoi eventi sono di origine medievale, la sua complessità, la distribuzione delle cerimonie ed eventi dal 6 gennaio al martedì grasso, la nomenclatura e i personaggi sono di grande ricchezza e complessità. Tramandato oralmente fino al 1808 viene trascritto in primo testo con i Libri dei “Processi Verbali a futura memoria”.
La protagonista del Carnevale Storico di Ivrea è una donna, Violetta, la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà e figura centrale delle celebrazioni sin dalla sua prima apparizione nel 1858. Violetta, una coraggiosa figlia di un mugnaio, diventa il soggetto che consente alla città di liberarsi dal tiranno, opponendosi allo ius primae noctis imposto dal nobile. La rivolta popolare viene rievocata simbolicamente nella spettacolare Battaglia delle Arance.
Il carnevale è tuttavia molto altro: è un’intera comunità che si riunisce intorno a un processo di identità e di adesione collettiva. La sua attrattività turistica è invece moderata: l’attenzione sulla battaglia delle arance (che fa temere incidenti) distoglie dagli altri eventi e processi che si svolgono nei giorni precedenti e durante lo stesso martedì grasso: i costumi, gli spostamenti in città dei cortei, i richiami napoleonici, i canti, il gesto della mugnaia…
Ve lo diciamo fin da ora, partite da Lione, Annemasse, Grenoble, Losanna, e preparatevi per il Carnevale di Ivrea, attraverso il programma di queste settimane.
Il Canavese è poi conosciuto per i suoi vini, come l’Erbaluce di Caluso e il Carema, oltre che per la cucina tradizionale, per la bagna caòda, i formaggi locali oppure per i torcetti.
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