In questi tempi gravi e preoccupati, la Valle d’Aosta ha celebrato domenica 23 febbraio la festa della sua autonomia e dello Statuto speciale. Nella sala gremita del palazzo regionale, ad Aosta, vi era calore e politica.
Si è parlato della democrazia in Italia, in Europa e delle relazioni alpine e di prossimità, di rispetto e forza delle diversità, della centralità della persona, del lavoro comune. Anni luce, per valori e modi, da quanto giunge da più lontano, da est e da ovest.
Cos’è la festa dell’Autonomia
Dal 2006, una legge ha dato una forma alla celebrazione annuale dello Statuto speciale valdostano. È la legge di rango costituzionale approvata il 26 febbraio 1948 dall’Assemblea costituente. L’autonomia in senso politico e giuridico si fa inoltre risalire ai Decreti luogotenenziali del 7 settembre del 1945, appena finita la guerra. Con l’occasione della legge, Montagnes valdôtaines è stato riconosciuto come inno della Valle d’Aosta, e sono state istituite due tipi di onoreficienze.
L‘ Amie/Ami de la Vallée d’Aoste attribuisce la cittadinanza onoraria a persone che abbiano operato o conferito prestigio alla Valle d’Aosta. Ricevono una medaglia che riproduce la moneta prodotta dalla zecca di Aosta tra il 1549 e il 1553, con l’effigie di Carlo II di Savoia. I Chevaliers de l’autonomie sono invece i valdostani, nati o residenti in Valle, che hanno portato un contributo nella cultura, nelle scienze, nell’economia, nel sociale, nello sport. Ricevono una medaglia che rappresenta una moneta ancora più antica, sempre forgiata in Valle d’Aosta, ma nel VII secolo, in epoca merovingia.
Questa architettura di solennità e di radici storiche si incastra poi con l’umanità e la piccola dimensione valdostana: così, quando si danno le onoreficienze, si ride, ci si abbraccia e a volte ci si commuove.
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Arno Kompatscher, Muriel Favre-Torelloz, Fabrice Pannekouke, e altri
Vi erano due persone di rango invitate, Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, anch’essa autonomia costituzionale in Italia, e Muriel Favre-Torelloz, presidente del Grand Conseil du Valais, il parlamento del cantone vicino alla Valle d’Aosta. Con il presidente della Regione Auvergne Rhône-Alpes, Fabrice Pannekouke, radicato in Tarentaise e a Moûtiers, a poca distanza dal Piccolo san Bernardo, erano tre rappresentanti della prossimità, dell’autonomia e della montagna.
Con gli Amis e Chevaliers dell’autonomie, si è rappresentato in questo modo un piccolo affresco di cosa sente e cosa si attende una comunità alpina. E’ così, nell’anima, per chi li visita con attenzione, nei territori di tutte le Alpi. Ogni passaggio della cerimonia è stato sentito con calore, così come i canti del coro delle Penne Nere, e il momento finale, in piedi per Montagnes valdôtaines.
Un po’ dopo la fine della cerimonia, abbiamo incontrato Arno Kompatscher, in piazza Chanoux, il luogo centrale della città. Si diceva ancora colpito per l’intensità e il senso di comunità che aveva colto.
La dimensione politica
Un messaggio politico comune è venuto da più voci. L’autonomia è una componente della democrazia: significa prendere tutti in conto, preservare anche i più piccoli ed essere capaci di cogliere il loro contributo. L’unità nella diversità: il principio veniva richiamato come elemento di forza sui piani nazionali ed europeo.
La presidente del Grand Conseil du Valais, Muriel Favre-Torelloz, e il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, avevano parole simili per mostrare la vicinanza sul tema dell’autonomia e dell’identità. Kompatscher ha parlato dei tavoli nazionali italiani sulle riforme, separati per ogni territorio, ma sui quali Aosta e Bolzano dialogano. Anche a Bruxelles è così, nell’accordo per rappresentare le due autonomie al Comitato delle Regioni.
La presidente Favre-Torelloz, parlando di autonomia, faceva poi capire la comune radice politica, in Vallese, in Svizzera e in Valle d’Aosta, sulla capacità di decidere dal basso, nel rispettare le culture, e le lingue. Il presidente della Regione Renzo Testolin, d’altra parte, ne portava conferma parlando di risposte alle domande dei cittadini, di una democrazia di ascolto. Il presidente del Consiglio dei comuni valdostani, Alex Micheletto, indicava la necessità di far partecipare tutti i valdostani ai processi decisionali, e di coinvolgere. Siamo sempre alla centralità della democrazia.
Far partecipare
La stessa cerimonia era un esempio di quanto sia importante far partecipare. Nella Festa dell’Autonomia non c’è un leader unico, vi sono rappresentati il Governo regionale, il Conseil de la Vallée (cioè l’assemblea regionale) e il Consiglio permanente degli enti locali, e i sindaci erano moltissimi in sala. E’ una modalità aperta e in qualche modo educata e civile, che si rivolge anche all’esterno, nel Trattato del Quirinale, o nella funzione di collegamento europeo e transfrontaliero. Può portare di ritorno il riconoscimento dei certificati di lingua DELF per i diplomati della scuola bilingue valdostana, come ricordava il presidente Testolin.
Il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin ha poi mostrato come l’autonomia debba sempre rinnovarsi dinanzi alle sfide, e ne abbiamo davanti di gravi, dalla guerra in Ucraina e alla confusione politica globale. Sottostante, si sentiva ancora la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, più volte citato, e del suo discorso ad Aosta del 7 settembre 2024, di cui una parte è stata ascoltata e una parte letta da Fabien Lucianaz. Era sull’autonomia, sul contributo della Valle all’Italia, sul rispetto e la forza democrazia. E’ lo stesso presidente che ha tenuto il discorso a Marsiglia, sui valori europei e sui rischi del presente, il 5 febbraio.
Onoreficenze di un piccolo mondo aperto
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Le persone che hanno ricevuto le onoreficienze sono la rappresentazione di questo mondo. Les Amis de la Vallée d’Aoste sono Fabrice Pannekoucke, presidente della Regione Auvergne Rhône-Alpes (che ha mandato un messaggio), Olivier Français, presidente della società svizzera del Tunnel del Gran San Bernardo – infrastruttura sempre in fase delicata e ma strategica per i collegamenti e lo sviluppo, Luca Montagnani, direttore dell’unità di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Martino di Genova ma che fu a capo del sistema valdostano durante la lotta alla pandemia.
C’è stata grande diversità di caratteri e grande unità tra i Chevaliers de l’autonomie. Si è andati da Lino Blanchod, musicista e fondatore dell’Orchestre d’Harmonie de la Vallée d’Aoste, con il suo ricordo in stile valdostano di Maria Ida Viglino (un’altra grande figura dell’autonomia) ad Alberto Maria Careggio, vescovo emerito e presidente onorario dell’Academie de Saint-Anselme, con il suo discorso dalla bella e classica pronuncia valdostana in lingua francese.
E poi Costantino Charrère, un grande della viticoltura, con la sala intera raccolta intorno a lui e ancora Giada Costenaro, violinista di fama internazionale e che ora vive in Irlanda, e che capisce ancora meglio la Valle guardandola da fuori, e molti l’hanno compresa, mentre lo diceva. E poi Giovanna Rabbia, nata nella delle Alpi cuneesi e che ha preso in carico centinaia di ragazzi e ragazze nel centro per la riabilitazione equestre e sportiva di Nus, e poi Anna Torretta, torinese passata da Innsbruck a Courmayeur, alpinista e scalatrice di pareti di ghiaccio impossibili dal Cile alla Turchia, guida alpina che avvicina le donne all’alpinismo.
Tutti hanno il diritto e l’impegno
Valdostani e valdostane di origine o residenti, amanti della loro terra, valdostani lontani, giovani e meno giovani, anche con difficoltà fisiche, come oggi Costantino Charrère nella parola.
Una società con tante cose ancora da fare e con vari problemi appena trascorsi, ma inclusiva e motivata, che poi i due presidenti del Governo regionale e del Consiglio Valle rappresentano bene, due persone determinate e toste, uno con le stampelle e l’altro su una sedia, apprezzate e rispettate. Anzi, neppure una società inclusiva: un posto dove tutti, semplicemente tutti, hanno il diritto e l’impegno di portare con pienezza il loro contributo.
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