Durante la seduta del Consiglio federale della Svizzera dello scorso venerdì 1° marzo sono state approvate e adottate nuove misure destinate ai frontalieri che praticano il telelavoro. Pensato in chiave internazionale, il disegno vuole creare le basi legali necessarie alla tassazione dei professionisti che prestano servizio tanto da un Paese vicino quanto da un Paese estero.
Il telelavoro in Svizzera
Il telelavoro risulta un fenomeno estremamente diffuso nel mondo del lavoro di oggi, soprattutto come conseguenza delle restrizioni pandemiche che negli anni passati lo hanno reso una necessità per molti. Al momento la Svizzera conta molti più professionisti frontalieri provenienti dall’estero (circa 400 mila) rispetto ai professionisti svizzeri che svolgono il proprio mestiere in un Paese confinante; larga parte di essi è domiciliata in Francia (220 mila persone) oppure in Italia (90 mila persone).
Le nuove misure
Le misure destinate al telelavoro in Svizzera vanno ad affiancarsi alle convenzioni già in essere finalizzate a evitare le doppie imposizioni (CDI); queste prevedono generalmente che le entrate derivanti da attività dipendente siano oggetto di tassazione nello Stato in cui esse sono svolte fisicamente. La problematica si pone dunque qualora il professionista pratichi il proprio mestiere da casa poiché ciò implicherebbe che il diritto di imposizione si spostasse dal Paese della sede del proprio datore al Paese di domicilio del singolo.
Per riuscire a contenere il più possibile la perdita di entrate, il neo approvato disegno di legge assoggetta all’imposizione fiscale i lavoratori con residenza all’estero che percepiscano il proprio reddito in Svizzera ma anche i frontalieri o gli esteri che prestino servizio per un datore di lavoro con sede entro i confini del Paese.
Il lavoro frontaliero tra Italia e Francia
Più nello specifico, le misure per il telelavoro in Svizzera risultano strettamente correlate agli sviluppi degli accordi internazionali riguardanti l’attribuzione del diritto di imposizione ai lavoratori. Con l’Italia, per esempio, è stato stipulato un “Protocollo di modifica dell’Accordo sui frontalieri” che implica per le prestazioni in telelavoro un limite massimo sino al 25% del tempo di lavoro annuale. Con la Francia, invece, è stato siglato un “Accordo aggiuntivo alla CDI” che prevede per le attività a distanza una durata massima sino al 40% del tempo di lavoro annuale.