Il turismo di massa sta celermente ampliando il proprio raggio di diffusione dalle grandi città alle piccole realtà, dalle località marittime alle alte quote, e, come sottolinea François Carrel, rendendo anche l’alpinismo una questione economica. Viene difatti stimato che lungo la stagione primaverile un numero tra le 500 e le 1.000 persone riesce a raggiungere la cima dell’Everest, che con i suoi 8.848 metri di altitudine ha smesso di essere percepita come potenzialmente mortale.

Ed è proprio tale moderna contingenza scevra del senso del pericolo e della sfida che il giornalista e alpinista originario di Grenoble sonda all’interno del suo nuovo volume “Himalaya business: che cosa abbiamo fatto con gli 8 mila?”. Pubblicato nel maggio scorso per la sezione “Glénat” dalle Éditions Paulsen, esso analizza i retroscena finanziari delle ascese sulla catena nepalese più ostica del mondo.

Stando a François Carrel un primo tratto del versante economico dell’alpinismo ha potuto rivelarsi appieno nel 2019, quando Nimsdai Purja è stato in grado di battere il record per la più rapida scalata dei quattordici 8 mila, portata a termine in soli 189 giorni. Tale ardua quanto audace impresa lo ha in un certo senso reso un modello entro e fuori i confini del Nepal, spingendone emulatori o avversari a tentare il tutto e per tutto per lasciare il proprio segno sulla vetta.

È stato l’avvio di una nuova era, quella che l’autore definisce come “alpinismo industriale himalayano di stampo nepalese”, che da diversi anni spinge un numero sempre maggiore di turisti in loco. Il tutto grazie anche al ruolo giocato dagli sherpa, che appositamente per essi hanno attrezzato le vie con corde fisse nonché trasportato bombole di ossigeno e attrezzature per i clienti. 

Reduce dall’aver confezionato lungo oltre trenta anni di carriera reportage e inchieste sulle Alpi e nel mondo, François Carrel non manca di rammentare quanto il cosiddetto “Himalaya business” sia costato in termini di vite umane. Questo oltre la perdita della dimensione di prestazione sportiva della salita nonché allo stravolgimento dei valori e della morale dell’autentico alpinismo.

Il volume è fa seguito ad altre due pubblicazioni a tematica montagna, ovverosia “Pierre Beghin, l’uomo di testa” (“Pierre Beghin, l’homme de tête”) e “A corda tesa” (“À corde tendue”) oltre che alla regolare collaborazione per “Libération”, “Montagnes Magazine” e “Alpes Magazine”. Esso può essere acquistato nelle principali librerie oppure online sul sito web delle Éditions Paulsen al prezzo di 22,00 euro per la versione stampata oppure di 13,99 euro per la versione digitale.

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Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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