Per secoli spina dorsale economica delle comunità alpine, l’alpeggio con le sue mille sfaccettature è il cuore di uni dei molteplici scritti di Alexis Bétemps. In “La vita negli alpeggi valdostani nella prima metà del Novecento”, il docente e ricercatore approfondisce il ruolo e l’importanza di un luogo di tradizione che rappresenta l’incarnazione stessa della montagna.

In passato l’autosufficienza e l’autoconsumo erano inevitabili tra le popolazioni di montagna che, pur non escluse dalle grandi correnti commerciali, erano solite vivere con poco. In tale senso il termine “alpeggio” non andava soltanto a identificare un punto cardine della società alpina bensì anche la spinta di umanità e concretezza infusa a zone di alta quota giudicate al limite del praticabile.

Attraverso la sua ricerca, Alexis Bétemps tenta di meglio comprendere l’origine, l’organizzazione di tale fondamentale istituzione contadina entrata in crisi proprio nel corso del XX secolo. Alla luce di una modernizzazione e di una urbanizzazione che minacciano di cancellare anche le ultime tracce degli alpeggiatori di un tempo, egli sonda l’immenso patrimonio culturale da essi lasciato in eredità.

Più nel dettaglio, il saggio si sofferma su di una vasta pletora di aspetti quali agricoltura e allevamento, cooperazione tra persone ed emigrazione stagionale, tipologie di bestiame e loro gestione. Per il tramite di testimonianze raccolte nel corso degli anni, egli studia peraltro componenti quali la religione e le celebrazioni tipiche, la monticazione e la produzione casearia. Non mancano nemmeno riferimenti alla fabbricazione dei campanacci, alle battaglie tra bovine e alla demonticazione, anche conosciute come “Désarpa”.

“La vita negli alpeggi valdostani nella prima metà del Novecento” presenta peraltro una sezione dedicata a “Magia, immaginario e superstizione negli alpeggi d’antan”. Questa su focalizza sull’indole piuttosto soprannaturale di tale realtà, popolata di creature quali fate e spiriti maligni ma anche anime in pena e pastori dai poteri mistici.

Alexis Bétemps è docente e autore di articoli e volumi prettamente incentrati sulla tematica della montagna nonché a soggetto linguistico ed etnografico. Egli è stato tra il 1979 e il 2010 presidente del Centre d’Études Francoprovençales de Saint-Nicolas nonché dal 1980 al 1984 presidente dell’Association Valdôtaine des Archives Sonores; inoltre, egli è stato dal 1986 al 1997 il primo direttore del Bureau Régional pour l’Ethnologie et la Linguistique. Oltre ad avere all’attivo diverse collaborazioni con riviste italiane, francesi e svizzere, egli ha pubblicato svariati saggi tra cui l’ugualmente bilingue “Il tempo sospeso. Dal Natale all’Epifania”.

Il volume, edito dalla casa piemontese Priuli&Verlucca nonché vincitore nel 2011 del “Premio Rigoni-Stern” dedicato alla letteratura multilingue alpina, è acquistabile nelle principali librerie al prezzo di 18,00 euro; esso è disponibile anche nella sua versione francese dal titolo “La vie dans les alpages valdôtains de la première moitié du XX siècle” sul sito web del suo editore.

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Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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