La Val Vermenagna, in provincia di Cuneo, è un’importante via di comunicazione tra la pianura piemontese e la costa mediterranea. Il suo confine, segnato dal valico e dal traforo di Tenda, è un limite amministrativo recente che poco evidenzia della sua storia. Il potere politico dei conti e l’evocazione di una nota fiaba sono l’eredità lasciata oggi in Val Vermenagna.
Luogo di passaggio, luogo dell’immaginazione, luogo di potere e luogo di ricchezza, la Val Vermenagna è stata tutte queste cose e ne testimonia molte. Scopritele in questo articolo di Nos Alpes.
La Val Vermenagna, un’enclave ambita da potenti signori
Il controllo di una valle di confine era una fonte di ricchezza per ogni signore che si rispettasse. Controllarne due, da una parte e dall’altra di un passo, era una garanzia di potere economico assicurato e di influenza politica significativa. I conti di Ventimiglia e Tenda non tardarono a capirlo.
Tutte le dinastie che hanno governato su entrambi i lati di un passo lo hanno capito chiaramente nel corso della loro storia. Nel XIII secolo, circondati dal Marchese di Saluces, dalla Repubblica di Genova e dal Conte di Provenza, furono i Lascaris a dominare le terre tra Ventimiglia e Vernante attraverso le valli del Roya e del Vermenagna, i torrenti che le attraversano. Tra i due, il Colle del Corno oggi noto come Col di Tenda, univa geograficamente il territorio sui due versanti. Questi furono separati solo nel 1947 con il Trattato di Parigi.
Guillaume Pierre I, conte di Ventimiglia, visse un periodo tumultuoso, che vide il rovesciamento del trono dell’Impero bizantino da parte di Michele VIII Paleologo a scapito di Giovanni IV Lascaris. Il conte di Ventimiglia sposò una figlia dell’imperatore deposto e ne adottò il cognome. È così che il nome Lascaris divenne noto in queste valli alpine.
La fama del suo nome e la sua abilità diplomatica permisero al conte di Ventimiglia di mantenere un territorio tra la Valle Roya e la Val Vermenagna che nessuno contestava.
Attraverso le alleanze, i Lascaris riuscirono a proteggersi dal potere dei Signori d’Angiò, dei Conti di Provenza, dei Savoia e del Marchesato di Saluces, tutti molto potenti all’epoca, alleandosi con il Marchese di Montferrat e con i Visconti e gli Sforza di Milano.
In questo modo, resistettero alle potenze regionali sviluppando ogni tipo di commercio attraverso le valli e i crinali, compresa la famosa Via del Sale.
Solo nel 1581, con l’estinzione del ramo principale dei Lascaris, conti di Ventimiglia e Tenda, Casa Savoia riuscì a integrarlo nel Ducato, che da tempo desiderava un facile collegamento tra Torino e Nizza senza passare dalla Liguria.
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Il castello Lascaris di Vernante
La famiglia Lascaris ha lasciato molti cimeli legati al suo nome.
Il Palazzo Lascaris di Nizza è un edificio barocco costruito dal ramo nizzardo della famiglia nel XVII secolo. Oggi è un importante museo della città di Nizza e ospita una collezione di strumenti musicali antichi. Una visita al palazzo vi permetterà di ammirare l’arredamento interno.
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Anche a Torino esiste un palazzo Lascaris. Passato alla famiglia all’inizio dell’Ottocento, oggi ospita il Consiglio regionale del Piemonte.
Paradossalmente, però, queste due belle residenze sono state costruite quando il potere territoriale dei Lascaris, conti di Ventimiglia, si era notevolmente ridotto in seguito all’integrazione nel governo di Casa Savoia.
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A Vernante, un grazioso paesino della Val Vermenagna, si trovano le rovine di un antico castello: La Turusela. Questo è conosciuto anche come castello di Lascaris.
Fu costruito nel XIII secolo da Pietro Balbo, conte di Tenda (conte di Tenda era uno degli appellativi dei conti di Ventimiglia). Per tre secoli fu utilizzato come torre di guardia per sorvegliare l’ingresso al territorio di Lascaris de Ventimiglia. Servì anche come casello sulla strada per Tenda e fu infine utilizzato come prigione.
Quando la valle fu annessa da Casa Savoia nel 1581, il castello perse il suo ruolo e fu abbandonato. Oggi ne rimangono solo alcune vestigia: una grande torre alta una quindicina di metri e un muro di contenimento che ne impedisce il crollo. Ma il sito, su una collinetta, emana una bellezza romantica, circondato da montagne e foreste.
Posto in alto sopra il paese di Vernante, segna anche l’inizio di una bella passeggiata che porta fino al Tetto Croce, da cui si gode di una bella vista sulla Val Vermenagna e sulle Alpi Marittime.
La Val Vermenagna, terra di passaggio
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L’importanza strategica della Val Vermenagna è evidente fin dal primo sguardo alla mappa. Il conte di Ventimiglia non sbagliò quando si alleò con i lontani milanesi per evitare che i suoi immediati vicini lo scalzassero dalla sua valle, dall’altra parte del Col di Tenda.
Prima di lui, intorno all’anno Mille, erano stati i Saraceni che salivano dalla costa mediterranea a occupare questa valle, come le altre valli del Piemonte. Respinta la minaccia con le armi, furono i Catari, in fuga dalla Linguadoca e dalla Provenza, a lasciare traccia del loro passaggio a Roccavione, un villaggio allo sbocco della Val Vermenagna verso la pianura cuneese.
Un manoscritto di un inquisitore del XIII secolo, Anselmo da Genova, racconta la loro breve presenza a Roccavione. Ancora oggi, a Roccavione si tiene ogni anno una manifestazione in costume, la “Rocca dei Catari”, per ricordare questo tumultuoso periodo della storia religiosa europea.
In ogni caso, l’eredità linguistica della valle continua a vivere nella lingua occitana. La Val Vermenagna è una delle valli occitane della provincia di Cuneo e probabilmente una di quelle in cui la lingua occitana è ancora molto viva.
Nei secoli successivi, i rapporti tra Francia e Savoia hanno dettato la direzione del passaggio delle truppe nella valle al momento delle invasioni.
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Alla fine del XIX secolo, la costruzione delle fortificazioni sul Col di Tenda, voluta dal neonato Regno d’Italia per proteggersi da eventuali attacchi francesi, segnò un confine che si era concretizzato dopo sei secoli di continuum geografico tra il mare e la pianura cuneese. Casa Savoia aveva ceduto alla Francia Nizza e gran parte dell’attuale dipartimento delle Alpi Marittime. La valle Roya era ancora italiana e Tenda era il suo ultimo baluardo. Le fortificazioni in cima alla città ne assicuravano la difesa. Solo nel 1947 la linea di confine al Colle di Tenda si definì e le fortificazioni, compreso l’imponente Fort Central, si trovarono in territorio francese.
La linea ferroviaria tra Torino e Ventimiglia passa per la Val Vermenagna
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Alla fine del XIX secolo la costruzione della linea ferroviaria del Traforo di Tenda ebbe conclusione, e avrebbe stravolto la Val Vermenagna.
Il tunnel, completato nel 1882 consentì alla ferrovia di raggiungere Vievola, all’uscita del tunnel poco a monte di Tenda, proprio all’inizio del XX secolo.
Il progetto, inizialmente lanciato nel 1850 da Cavour, voleva collegare Cuneo a Nizza, allora appartenente al Regno di Sardegna. Con la perdita di Nizza nel 1860, poco prima della creazione del Regno d’Italia, il capolinea previsto divenne Ventimiglia. Ma bisognava decidere se la ferrovia avrebbe attraversato le montagne per raggiungere la Valle Nervia e Ventimiglia rimanendo in territorio italiano, oppure se si poteva trovare un accordo con la Francia e percorrere la Roya via Breil. Fu scelta la seconda opzione. Contemporaneamente, in Francia si decise di costruire il tratto tra Breil-sur-Roya e Nizza, oggi noto come Ligne des Merveilles.
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La linea ferroviaria fu finalmente completata nel 1928, avvicinando Torino alla costa mediterranea e soprattutto alla Costa Azzurra. Un treno diretto collegava Berna, in Svizzera, alla Costa Azzurra in dodici ore. Questo treno riuniva viaggiatori provenienti da Londra, Bruxelles, Amburgo e Berlino… Era l’inizio dell’ondata di turisti verso la costa, e l’attraversamento della Val Vermenagna, una vera scoperta per la maggior parte dei viaggiatori, faceva parte dell’avventura. Questo accresceva notevolmente l’attrattiva della valle.
Ma non appena nel 1891 il tratto per Limone Piemonte entrò in funzione, l’intera Valle Vermenagna divenne una calamita turistica.
Limone Piemonte è diventato ben presto una meta turistica molto frequentata, soprattutto in inverno. Infatti, Limone è stata una delle prime stazioni sciistiche in Italia a dotarsi di uno skilift artigianale: “lo slittone”, una grande slitta che saliva per 700 metri, per la gioia degli sciatori degli anni Trenta. Il museo dello sci racconta la storia di Limone Piemonte.
Più a valle, nella zona intorno alla stazione di Roccavione fioriscono le ville in stile Liberty, una variante italiana dell’Art Nouveau. Le famiglie borghesi di Nizza, Cuneo e Torino costruirono qui le loro seconde case dopo aver apprezzato la qualità del clima e del paesaggio di questo villaggio della bassa valle Vermenagna.
Le attrazioni di oggi includono Villa Erina, nota come il miglior esempio di villa Liberty o Eclettica in Piemonte, il Castello Basso e il parco dell’ex Villa Rosalia, piantato con gigantesche sequoie alte oltre 45 metri.
Tra Limone Piemonte, alla fine della valle, e Roccavione, all’inizio, si trova Vernante, un’ultima perla da non perdere in Val Vermenagna.
La favola di Pinocchio in Val Vermenagna
Pinocchio è un personaggio uscito dalla fantasia di Carlo Collodi, giornalista e scrittore toscano, nel 1881. Il libro Pinocchio è disponibile in 300 lingue e racconta le avventure di un burattino di legno costruito da un falegname. Il burattino prende vita per magia e, come un bambino, vive tante incredibili avventure in un paese immaginario pieno di giocattoli. La particolarità di Pinocchio è che gli cresce il naso quando mente. La storia si conclude con la trasformazione di Pinocchio in un bambino adorabile e ben educato. Un racconto semplice ed educativo che piace ancora ai bambini di tutto il mondo. Fu un grande successo fin dalla sua pubblicazione.
Il libro, da cui sono stati tratti numerosi fumetti e film, è stato inizialmente illustrato da diversi disegnatori. L’illustratore più famoso e riconosciuto del libro di Collodi è Attilio Mussino. La sua versione, pubblicata nel 1911, è diventata praticamente la versione ufficiale del libro.
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Mussino era torinese e, quando il figlio morì al fronte durante la Seconda guerra mondiale e la moglie morì un mese dopo, decise di seguire la governante a Vernante, di cui era originaria. Lì ritrovò il gusto della vita e ricominciò a disegnare (aprendo anche una scuola di disegno gratuita). Riprende il personaggio di Pinocchio in una nuova opera e lo fa apparire persino su un francobollo. Attilio Mussino divenne noto come lo Zio di Pinocchio.
Lo Zio di Pinocchio terminò la sua vita a Vernante nel 1954, dopo essere diventato un ragazzo del posto.
Qualche anno dopo, nel 1988, Carlet, un abitante del paese, scoprì in Baviera le facciate decorate con murales in alcuni villaggi ed ebbe un’idea brillante, che condivise con il sindaco dell’epoca. Il sindaco riuscì a convincere i proprietari di una decina di case di Vernante ad accettare che Carlet e un suo amico pittore di case, Meo, iniziassero a dipingere affreschi giganti sulle avventure di Pinocchio. La televisione si interessò e il villaggio cominciò a diventare famoso. Visitatori da tutto il mondo accorrono a Vernante, che diventa il “Villaggio di Pinocchio”. Oggi, oltre un centinaio di affreschi si trovano sulle mura del paese ed un museo di Pinocchio è aperto per la visita.
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Vernante è una tappa obbligata per tutti gli amanti di Pinocchio, che potranno riscoprire le sue avventure ad ogni angolo.
A pochi chilometri da Cuneo, lungo una delle più belle linee ferroviarie delle Alpi, la Val Vermenagna è una meta turistica ideale per gli appassionati di storia, di montagna e di sci, di architettura civile e militare e di Pinocchio!
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