La vita di Jean-Baptiste Perrony è stata interamente dedicata al servizio come guardiacaccia della Riserva Reale del Gran Paradiso nonché tragicamente intrecciata sino alla morte alle vallate che ospitano il parco. Tale esistenza frastagliata è il cuore pulsante del romanzo “Perrony – mort et via d’un garda-tsasse royal”, redatto da Carlo Rossi interamente in francoprovenzale.

Jean-Baptiste Perrony

Jean-Baptiste Perrony nasce a Quart nel 1879 ma cresce nel piccolo villaggio di Melignon, a Rhêmes-Saint-Georges, studiando nel vicino e più ampio Rhêmes-Notre-Dame. Divenuto guardiacaccia reale, egli sposa Marie Alexandrine Charruaz di Sylvenoire, originaria di Aymavilles, e vive un destino legato alle comunità delle valli in cui opera.

La sua morte è a dire poco tragica poiché, nel 1912, egli perde la vita travolto da una valanga nella Valnontey di Cogne, uno dei medesimi luoghi dove egli aveva lungamente prestato servizio. Un evento drammatico ma emblematico dell’esposizione al rischio e alle forze della natura cui erano sottoposti i professionisti di allora, figure spesse volte in prima linea nella lotta per la tutela ambientale in ambienti estremi.

Un romanzo in patois

Il libro, scritto in dialetto francoprovenzale, adotta una grafia classica con lo scopo di dimostrare come il patois possa ancora essere strumento di racconto. In tale senso, esso si colloca tra le rare prove di narrativa interamente composte in questa lingua capace di trasmettere emozioni e radicamento al territorio, a metà tra letteratura, memoria orale e testimonianza culturale.

Di qui dunque l’ambivalenza dell’opera, realizzata con il patrocinio del Parco Nazionale Gran Paradiso, edita dalla tipografia Duc di Saint-Christophe e corredata dalle registrazioni della lettura da parte del suo autore. Lungi dall’essere definita quale mero romanzo storico tradizionale, essa diviene una occasione per scoprire non soltanto la vicenda di un guardiacaccia reale bensì anche la forza di una lingua minoritaria che torna a farsi strumento di narrazione.

L’autore e la presentazione

Carlo Rossi, nato nel 1954 ad Aymavilles, ha atteso a lungo prima di dare forma al lavoro di “Perrony – mort et via d’un garda-tsasse royal”, esito e completamento di una carriera dedicata alla comunicazione in patois tra radio e televisione. Anche la sua formazione e la sua carriera erano intrecciate con il francoprovenzale: dapprima come lingua famigliare, poi come oggetto di ricerca e alfine come idioma della sua professione.

La prima presentazione del libro si è svolta ad Aymavilles la scorsa domenica 31 agosto nel contesto della festa patronale del paese, riunendo abitanti, appassionati di storia locale e cultura delle valli del Gran Paradiso. La presenza di fotografie inedite, unite al racconto orale dell’autore, ha trasformato il momento in una opportunità collettiva per riscoprire un passato ancora vivo nella memoria del territorio.

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Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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