Registrato all’Assemblée nationale il 17 dicembre 2025, il Rapporto d’informazione sulla transizione delle stazioni sciistiche di montagna, coordinato da Xavier Roseren (Horizon, centro, deputato dell’Alta Savoia) e Denis Fégné (Socialisti, deputato Hautes-Pyrénées), a partire dall’analisi delle criticità ambientali ed economiche, presenta 50 proposte. Sono articolate in più ambiti: turismo, risorse naturali, governance territoriale, abitabilità, lavoro, mobilità e accesso ai servizi.

Oltre a una analisi della letteratura sull’argomento, ai dati e alla analisi disponibili, la preparazione del rapporto – nella forma di una Missione parlamentare di informazione – ha comportato varie audizioni. I soggetti coinvolti sono stati numerosi: istituti di ricerca, osservatori sul clima, amministrazioni pubbliche, rappresentanti eletti a livello locale, comitati di massiccio, associazioni ambientaliste, imprenditori e associazioni degli operatori, utenti e professionisti della montagna.

Sviluppato e redatto nell’ambito della Commission du développement durable et de l’aménagement du territoire dell’Assemblea nazionale, il rapporto ha permesso di ascoltare anche esperti indipendenti, come ricercatori, scrittori e autori di studi. I relatori hanno affiancato alle audizioni due missioni sul territorio, con incontri e visite: una nel dipartimento dell’Alta Savoia, a Chamonix e alla stazione di Les Gets, l’altra a Loudenvielle, nei Pirenei.

Il modello storico centrato sullo sci

Il modello delle stazioni sciistiche francesi nasce con i “Plans neigedegli anni Sessanta e Settanta, che hanno favorito lo sviluppo intensivo del turismo invernale, l’urbanizzazione e l’infrastrutturazione delle alte quote. Un primo freno al modello di massificazione dello sci e della montagna venne dal discorso di Valéry Giscard d’Estaing pronunciato a Vallouise nel 1977.

Negli anni Ottanta si è assistito ad una progressiva presa in carico da parte dei comuni del loro proprio sviluppo e poi dall’ingresso di nuovi strumenti tecnici, dall’innevamento artificiale alla neve di coltura. Oggi, però, le proiezioni climatiche indicano un futuro segnato da inverni meno nevosi, in particolare nelle località situate sotto i 1.500 metri di altitudine.

A Chamonix o Les Gets, ad esempio, la stagione sciistica si è accorciata in media di 20-30 giorni rispetto a vent’anni fa. Lo sci conta molto nell’economia della montagna in Francia. Tra Alpi (con un ruolo preponderante delle Alpi del nord), Massiccio centrale, Giura e Pirenei, le entrate lorde delle stazioni invernali viaggiano intorno a 1,8 miliardi nel 2023, con circa 10 miliardi di bilancio complessivo per l’insieme delle spese effettuate dai turisti. Il bilancio estivo delle stesse stazioni raggiunge soltanto il 5% del valore di quello invernale. Il rapporto esamina questi dati, e li confronta con altre analisi e con le osservazioni emerse nelle diverse audizioni.

Rappresentazione grafica dei giorni di innevamento con il cambiamento climatico (c) MetéoFrance

Diversificare

Lo stesso rapporto sottolinea come la dipendenza economica dal solo sci comporti rischi significativi: calo delle presenze, scarsa redditività degli impianti di risalita, aumento dei costi di produzione della neve artificiale, difficoltà adattamento agli scenari climatici futuri. Alcuni territori iniziano a diversificare: Loudenvielle nei Pirenei ha investito nel termalismo e nel cicloturismo, mentre Les Orres ha sviluppato attività estive, centri culturali e percorsi di benessere.

Per consolidare questa transizione, il rapporto propone il prolungamento del piano “Avenir Montagnes” almeno fino al 2027, accompagnato da una selezione più mirata dei progetti finanziati, in base alla vulnerabilità climatica e all’impegno degli enti locali. Avviato a maggio 2021, il piano prevede aiuti per la transizione e per un turismo resiliente e sostenibile.

Un’azione su più livelli e una governance allargata

La missione parlamentare sottolinea comunque una certa frammentazione delle politiche pubbliche in montagna e raccomanda una governance che superi il livello comunale, coinvolgendo le intercomunalità, le Regioni e i Commissariats de massif, che operano sotto l’autorità dei prefetti di Regione, quindi nell’ambito dell’amministrazione decentrata dello Stato. Le azioni sono coordinate e partecipate su scala territoriale per garantire coerenza tra investimenti, tutela ambientale e sviluppo locale.

Tra le misure proposte vi è la creazione di un Osservatorio nazionale della transizione e dell’economia montana, che raccolga e diffonda dati territorializzati su biodiversità, risorse idriche, andamento climatico, iniziative di adattamento, strumenti regolatori e flussi turistici. I piani di adattamento al cambiamento climatico previsti dalla legge “Climat et Résiliencedel 2021 devono essere completati e resi vincolanti, non solo a livello di massiccio, ma anche a livello comunale.

Una proposta riguarda l’obbligo, per ogni nuova infrastruttura pubblica, di considerare i rischi naturali accresciuti dal cambiamento climatico, come frane, valanghe o instabilità del permafrost.

Oltre lo sci: cultura, benessere e sostenibilità

Il rapporto indica che occorre superare l’idea secondo cui la montagna senza sci sarebbe condannata. Attività outdoor come trekking, sci alpinismo, mountain bike o ciaspolate ed escrusioni registrano una crescita costante, sia in estate che in inverno. Allo stesso tempo, il termalismo e il turismo del benessere offrono un’alternativa attrattiva e destagionalizzata, come dimostra il successo di centri come Saint-Lary-Soulan o Aix-les-Bains.

Sul piano culturale, si propone di valorizzare i saperi tradizionali, il patrimonio architettonico e pastorale, e di contrastare fenomeni di eccessiva artificializzazione, come la “disneylandizzazione” della montagna. Le stazioni devono evitare l’omologazione delle offerte e favorire una progettazione sobria, sostenibile e identitaria.

Un altro punto riguarda la gestione dei flussi turistici nei siti naturali fragili, con l’introduzione, quando necessario, di limitazioni d’accesso, prenotazioni obbligatorie, zone di quiete, regolamenti locali e mediazione ambientale. Le figure professionali come accompagnatori di media montagna e guide alpine vengono riconosciute anche nel loro ruolo educativo e di sentinelle ambientali.

Les emplois des stations de montagne en hiver, extrait du rapport Domaine Skiables de France, 2024 (c) DSF.

Abitare e lavorare in montagna tutto l’anno

Il tema dell’abitabilità è centrale nel rapporto Roseren-Fégné. Le stazioni perdono popolazione residente, anche a causa dell’assenza di alloggi accessibili e della predominanza delle seconde case. Si stimano oltre 200.000 “lits froids” in tutto il territorio alpino francese, ovvero posti letto in appartamenti vuoti per gran parte dell’anno.

Il rapporto propone misure per accelerare la ristrutturazione energetica degli edifici, per migliorare gli strumenti di conoscenza e per decentralizzare la gestione degli incentivi. L’estensione di MaPrimeRénov’ (strumento per il miglioramento energetico degli edifici) alle residenze secondarie potrebbe essere autorizzata a condizione che le abitazioni siano convertite in affitti di lunga durata. Le intercomunalità potrebbero anche sperimentare la gestione diretta delle politiche di ristrutturazione.

Sul piano occupazionale, si insiste sulla necessità di riconvertire e riqualificare i lavoratori della filiera neve.

Alcune stazioni iniziano a proporre percorsi di formazione per attività outdoor non invernali, mentre si chiede di rafforzare le campagne informative sui diritti dei lavoratori stagionali. Al tempo stesso, si sottolinea il valore dell’allevamento e del pastoralismo, considerato una pratica economica, ecologica e culturale da sostenere attraverso una migliore valorizzazione dei prodotti e un accesso facilitato ai fondi europei.

Mobilità e accessibilità

Per affrontare l’isolamento e ridurre l’impronta ecologica del turismo in montagna, il rapporto avanza diverse proposte sul tema della mobilità.

Tra queste si trovano la riapertura di linee ferroviarie dismesse, l’incremento dei treni di notte e il potenziamento delle piccole tratte locali. Si raccomanda anche di collegare le stazioni con le valli tramite ascensori di valle (ascenseurs valléens), che riducono il traffico automobilistico e migliorano l’accessibilità, come già avviene a Peyragudes -Loudenvielle (ma ce ne sono anche a Le Fayet / Saint-Gervais oppure a Orelle / Val Thorens o a Bourg-Saint-Maurice / Les Arcs)

L’intermodalità è inoltre importante: occorrono parcheggi di scambio dotati di colonnine elettriche, connessione con i trasporti pubblici, sistemi di navetta per lavoratori e turisti.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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