All’interno degli antichi villaggi rurali o delle moderne e caotiche città della Provenza, durante il periodo del Natale si respirano le tradizioni e i rituali di un passato indimenticato. Per rifuggire a una attualità dai ritmi frenetici e rifugiarsi in un luogo incantato dove il tempo pare essersi fermato, quale migliore opzione se non la suggestiva atmosfera intrisa di storia della Regione del Sud?
Una delle prime iniziative che è possibile ammirare in Provenza in occasione del Natale sono le processioni della vigilia attraverso le città, nelle quali figuranti abbigliati come vecchi pastori ricostruiscono la Natività sulle note di melodie e canti tipici. Sin dal Medioevo, le sfilate contemplano la presenza di animali vivi e si concludono nella piazza centrale con un suggestivo presepe vivente.
La Provenza è nota peraltro per i suoi “Santon”, termine derivante dal dialettale “Santoun” nel significato di “Piccolo Santo” a indicare le piccole statuine in argilla dei presepi del luogo. Collocati sui presepi privati e pubblici di tutta la Regione, essi raffigurano i personaggi popolari di un tempo, come il mugnaio o carbonaio, la lavandaia e la filatrice di lana.
Non si può scordare nemmeno la grande cena del 24 di dicembre, per la quale la tavola viene apparecchiata e decorata secondo regole precise che si rifanno ai secoli passati: per imbastirla servono difatti tre tovaglie bianche e altrettante candele, sette piatti di magro e tredici dessert, tutti numeri che rimandano simbolicamente alla Trinità, alle piaghe di Cristo e a Gesù e i suoi apostoli. La serata esordisce di rito con il “cacho-fio”, ovverosia l’accensione del tronchetto di un albero giudicato sacro e cosparso per tre volte di vin cotto. L’occasione è spesse volte aperta, oltre che ai propri famigliari, ad amici e conoscenti nonché a persone bisognose di un pasto caldo e del conforto della compagnia altrui durante le festività.