Nella chiesa parrocchiale di San Donato a Demonte in Valle Stura, a destra dell’altare maggiore, si trova la cappella dedicata alla Madonna del Rosario. La statua lignea la raffigura impegnata a reggere il Bambino benedicente e al contempo a porgere la corona del rosario. Maria indossa una classicheggiante veste dorata e il suo sguardo è assorto. Ma il visitatore non potrà che soffermarsi brevemente su di lei, distolto come è dalla grande scena affrescata che occupa l’intera parete della campata. Come se giungesse ancora una eco del suo furore. Si tratta della Battaglia di Lepanto.

LA PIU’ GRANDE BATTAGLIA NAVALE DELL’ETÀ MODERNA                    

“IL PIU’ GLORIOSO SCONTRO CHE ABBIAN VISTO I SECOLI PASSATI E PRESENTI”

Il 7 ottobre del 1571, nelle acque greche all’imboccatura del Golfo di Corinto, la flotta della Lega Santa affrontava la flotta turca riportando una schiacciante vittoria. La Lega – che riuniva la Spagna di Filippo II, la Repubblica di Venezia, Roma e altri Stati italiani – era nata sotto la guida del pontefice Pio V Ghislieri allo scopo di arrestare l’espansione ottomana nel Mediterraneo. Ultimo atto della quale era stata, nel 1570, l’invasione di Cipro, possesso veneziano di rilevante importanza sia strategica sia commerciale. L’impresa della coalizione cristiana era politica e religiosa, un’ultima crociata contro gli infedeli il cui vittorioso esito venne immediatamente fatto conoscere, utilizzando la stampa (si trattò soprattutto di letteratura celebrativa) e le arti figurative.

Parte centrale della “Battaglia di Lepanto”, 1665 ca., Chiesa di San Donato, Demonte (CN) / Nos Alpes – Anna Maria Colombo

 

CELEBRARE E TRAMANDARE

All’inizio di novembre, a un mese di distanza dalla battaglia, Pio V incaricò il pittore aretino Giorgio Vasari di immortalare il glorioso evento nella Sala Regia del Palazzo Apostolico a Roma.

Anche a Venezia, in quel novembre del 1571, il Consiglio dei Dieci decise di rappresentare la vittoria conseguita a Lepanto nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale e conferì la commissione a Jacopo Tintoretto. Oltre ai pittori, erano all’opera anche i cartografi-incisori. Nelle loro tavole, entro lo specchio di mare delimitato dalla costa montuosa, schierano le due flotte avversarie, di forza all’incirca eguale. Complessivamente oltre quattrocento navi. Secondo un testimone oculare, per via dei loro alberi, parevano una “foresta sul mare”. I modi di rappresentare il fatto presto si consolidarono e altrettanto presto si diffusero.

Tante erano le galee che parevano una foresta sul mare, dettaglio /
Nos Alpes – Anna Maria Colombo

UN SECOLO DOPO A DEMONTE

L’affresco raffigurante la Battaglia di Lepanto della parrocchiale di Demonte fu realizzato un secolo dopo l’evento storico, circa nel 1665. L’autore, probabilmente Giovanni Claret, già attivo in zona, rappresenta l’episodio dall’alto, a volo d’uccello, così da consentire all’osservatore la visione dell’intero teatro dell’azione, dalle onde più prossime, dove degli uomini tentano di salvarsi, fino all’orizzonte.             

Uomini in mare che cercano salvezza fra remi spezzati e vessilli caduti, dettaglio / Nos Alpes – Anna Maria Colombo

Di forme un po’ di fantasia, con baldacchini di seta e insegne a mezzaluna, le rotondeggianti galere della flotta ottomana sono schierate in diagonale a destra dell’osservatore, l’ammiraglia in primo piano. Della flotta cristiana disposta a sinistra, in successione orizzontale, vediamo poco oltre la nave in primo piano (per di più l’affresco in questa parte è molto rovinato).

Dipinta con realismo, essa è pesante, squadrata e munita di cannoni lungo la murata. Il momento è cruciale, al centro della scena le due navi nemiche si scontrano, il combattimento avviene ormai da ponte a ponte. I soldati turchi usano balestre, scimitarre e scudi. Invece quelli cristiani imbracciano gli archibugi e dietro di loro si scorge un gruppo di spadaccini. È questo un particolare interessante, a cui si aggiunge la presenza di una figura in posizione di comando con spada e corsaletto.

COSA DICE LA STORIA

La ricostruzione storica dei fatti ci dice che don Giovanni d’Austria, comandante supremo della spedizione, trovando le galere veneziane carenti di soldati convinse il loro capitano generale, il settantacinquenne Sebastiano Venier, a consentire che degli spadaccini spagnoli fossero imbarcati sulle sue navi. Dunque, la nave che il pittore ha inteso mettere in primo piano nello scontro con gli ottomani dovrebbe essere l’ammiraglia del contingente veneziano, ossia la galeazza “Capitana” condotta proprio da Venier. Poco importa che secondo la storia fu Don Giovanni d’Austria a battere l’ammiraglia turca. Le galee e le galeazze prodotte nell’arsenale veneziano furono determinanti per la vittoria della Lega.

La galea ottomana con soldati muniti di archi e frecce, scimitarre e scudi
/ Nos Alpes – Anna Maria Colombo
Parte della galeazza veneziana in cui si scorgono i cannoni lungo la murata / Nos Alpes – Anna Maria Colombo
La galeazza veneziana con archibugieri e spadaccini / Nos Alpes – Anna Maria Colombo
Monumento funebre a Sebastiano Venier, Venezia, Basilica di San Giovanni e Paolo /
Nos Alpes – Anna Maria Colombo

L’INTERCESSIONE DELLA MADONNA

Grandi nubi di fumo provenienti dall’uso dell’artiglieria e dagli incendi di legni e velami si alzano verso il cielo. Un cielo, come il mare, abitato da combattenti, persino gli angioletti aiutano nella lotta contro i turchi, scagliando frecce.

Solo la Madonna è disarmata. Eppure si racconta che supplicata dal Papa Pio V fu lei che si rivolse al Figlio perché concedesse la vittoria alla Lega Santa. Per tale ragione l’immagine della Vergine regina pacis può accompagnarsi con la raffigurazione del “più glorioso scontro che abbian visto i secoli passati e presenti”. Così lo definì Miguel de Cervantes che alla battaglia partecipò di persona.

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