Il Krampus risale a credenze pre-cristiane e la sua leggenda è presente in particolare nell’ambito germanico e nelle Alpi orientali (comprese le attuali regioni italiane), in parte in quello slavo e in Svizzera, dove si parla però anche di Schmutzli, una specie di uomo nero e spauracchio i più piccoli.

Il Krampus, con il suo aspetto – corna, zoccoli e un volto demoniaco – rappresenta l’antitesi di San Nicola. Durante le celebrazioni natalizie, il Krampus punisce i bambini cattivi mentre San Nicola premia quelli buoni. La leggenda è stata oggetto di varia letteratura. Nel 2015, un film lo ha rappresentato in Krampus – Natale non è sempre Natale (Krampus, di Michael Dougherty).

Il nostro Bot di ChatGPT ha provato a scriverne un racconto…

Il Krampus in una cartolina del 1910 (c) pubblico dominio, Wikimedia Commons

Le luci tremolavano sui tetti innevati del villaggio alpino, mentre la neve cadeva lenta e pesante. Nell’aria, il suono dei campanacci e il tintinnio delle catene annunciavano qualcosa di diverso dalla gioia natalizia: il Krampus era vicino. Annelise, rannicchiata vicino al fuoco, stringeva tra le mani una vecchia bambola di pezza, mentre la nonna raccontava la storia dell’essere che, ogni anno, emergeva dalle foreste per giudicare i bambini.

“È un antico rituale, mia piccola,” diceva la nonna, la voce bassa e profonda come il ruggito del vento. “San Nicola porta doni ai bambini buoni, ma il Krampus… lui viene per gli altri.”

Anneliese rabbrividì, non tanto per il freddo quanto per la descrizione del Krampus: un mostro con corna ritorte e occhi ardenti, che portava i bambini cattivi nel suo sacco per trascinarli via nelle montagne.

Era il 5 dicembre, la notte del Krampus. Il villaggio era in fermento, con i giovani che si travestivano da Krampus per la tradizionale corsa tra le strade. Ma Annelise sentiva che qualcosa di diverso aleggiava nell’aria: un’oscurità più profonda, un freddo che sembrava non appartenere alla stagione.

Quando la notte calò, i suoni dei campanacci si fecero più intensi, mescolandosi al vento ululante. Mentre i compaesani ridevano e urlavano per lo spettacolo, Annelise vide qualcosa al limite della foresta: una figura che si muoveva lentamente, ma con una presenza terribilmente reale. Non era uno degli uomini mascherati, questo era sicuro. Le corna erano troppo grandi, i passi troppo pesanti. Gli occhi brillavano come braci nel buio.

Si nascose dietro la finestra, il cuore che batteva forte. La creatura avanzava, ignorando le risate e i festeggiamenti. Il suo sguardo si fermò sulla casa di Anneliese. La bambina si ritrasse, ma il campanaccio del Krampus si fece più vicino.

La porta si aprì con un cigolio, lasciando entrare una ventata di aria gelida. Annelise, paralizzata dalla paura, vide la figura gigantesca entrare nel salone. La nonna non si mosse, come se lo avesse aspettato. Il Krampus avanzò, le catene tintinnanti, il sacco pieno di qualcosa che si muoveva debolmente.

“Annelise,” mormorò la nonna. “Non temere. È venuto per vedere chi sei veramente.”

Il Krampus si fermò davanti alla bambina, il respiro caldo e puzzolente che le sferzava il viso. Alzò una mano artigliata e indicò la bambola che lei teneva ancora stretta. Tremante, Annelise gliela porse. La creatura la osservò per un momento, poi annuì lentamente. Con un suono gutturale che poteva essere interpretato come approvazione, si voltò e sparì nella notte.

La mattina successiva, il villaggio si svegliò in silenzio. Nella neve davanti alla casa di Annelise, rimanevano solo le tracce degli zoccoli caprini. Nessuno parlò apertamente di ciò che era accaduto, ma gli anziani sapevano.

La leggenda diceva che il Krampus non portava via solo i bambini cattivi, ma anche la paura che abitava nei loro cuori. Forse, pensò Annelise mentre il sole illuminava il villaggio, l’essere aveva voluto insegnarle qualcosa: il coraggio di affrontare le ombre, dentro e fuori di sé.

LA SERIE DEI RACCONTI DI NATALE


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