La storia del buon Gelindo, protagonista di una leggenda monferrina, incarna lo spirito del Natale attraverso la semplicità e l’umorismo della vita contadina. Secondo la tradizione, Gelindo fu il primo ad arrivare alla grotta di Betlemme e a inchinarsi davanti a Gesù

La sua vicenda è il fulcro della “Divòta Comedia”, una rappresentazione teatrale di origine seicentesca, in dialetto piemontese, con richiami franco-monferrini e alle tradizioni dei presepi viventi francescani. Fino alla prima metà del Novecento, era tradizionalmente messa in scena nelle località minori, nelle parrocchie e nelle stalle. Ora il suo racconto viene dal nostro Bot in ChatGpt …

Chiara stringeva la mano del nonno mentre si incamminavano per la strada che portava al centro del paese. Il piccolo borgo di montagna nel cuneese, incastonato tra le vette innevate, sembrava uscito da una cartolina. Le luci delle decorazioni natalizie si riflettevano sui vetri delle case e sui ciottoli della strada. “Nonno, arriveremo presto? Voglio vedere Gelindo!” chiese la bambina con l’entusiasmo che solo un bambino può avere la sera della vigilia di Natale.

Il nonno sorrise sotto i baffi grigi. “Sì, ci siamo quasi. Speriamo che la rappresentazione sia come quelle di quando ero ragazzo. Allora si faceva nella stalla di una cascina, con il profumo del fieno e il calore degli animali. Ma qui sarà comunque speciale, vedrai.”

Mentre avanzavano, il cielo, plumbeo fino a quel momento, iniziò a riversare fiocchi leggeri. La neve cadde lenta, trasformando il paese in un regno incantato. Chiara allargò le braccia, lasciando che i fiocchi le si posassero sul cappotto rosso. “Guarda, nonno, nevica davvero!” esclamò, cercando di catturare i cristalli con la lingua.

Le campane della chiesa suonarono, annunciando che mancava poco all’inizio della rappresentazione. Il nonno accelerò il passo, mentre Chiara, con gli occhi brillanti, non smetteva di saltellare sulla neve fresca.

Il locale accanto alla chiesa era già pieno quando arrivarono. Le famiglie del paese si erano radunate insieme a qualche ospite venuto da Guillestre e dal Queyras, attirato dalla fama della rappresentazione. Chiara e il nonno trovarono posto su una panca di legno, vicino a un gruppo di bambini che ridevano e chiacchieravano in piemontese.

La sala era decorata con rami di pino e candele, e nell’aria c’era un miscuglio di profumi: cera, legno e dolci natalizi. L’atmosfera era calda, nonostante il freddo che filtrava dalla porta ogni volta che si apriva.

Gelindo entra in scena

Quando il sipario si aprì, il brusio cessò. La figura di Gelindo apparve al centro del palco, con il suo agnellino sulle spalle, un cappello storto e un’espressione buffa. Chiara si piegò in avanti, catturata dalla scena. “È lui, nonno! Gelindo!” sussurrò eccitata.

Le vicende del pastore si svolsero in un misto di sacro e comico. Gli attori recitavano in piemontese, ma il nonno traduceva sottovoce per Chiara, spiegandole le battute più divertenti. La bambina rideva forte, come quando Gelindo dimenticava qualcosa a casa e continuava a tornare indietro, suscitando le risate di tutto il pubblico.

Ma la parte più intensa arrivò quando Gelindo, dopo mille peripezie, aiutò Maria e Giuseppe a trovare rifugio nella grotta. La sala si fece silenziosa mentre il pastore, con la sua goffaggine, si inginocchiava davanti al bambino appena nato.

Alla fine della rappresentazione, il pubblico esplose in un applauso caloroso. Chiara aveva le guance arrossate dall’emozione e non smetteva di parlare del pastore. “Nonno, hai visto quando Gelindo parlava con il suo agnellino? Era così buffo! E poi, è stato anche buono, vero?”

Il nonno annuì, prendendola per mano. “Sì, è stato buono. Gelindo è un po’ come noi: testardo e forse un po’ goffo, ma con un cuore grande.”

Uscirono nella notte illuminata dai lampioni e dalla neve che continuava a cadere. Nel silenzio ovattato, Chiara si sentì come parte di qualcosa di antico e magico, legato a quella montagna e a quella storia. E mentre tornavano a casa, con il cuore colmo di gioia, il nonno le sussurrò: “Ricorda, Chiara, Gelindo ritorna sempre. E anche noi, ogni Natale, possiamo tornare a quel senso di meraviglia e semplicità che ci fa sentire vivi.”

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