Il conflitto toponomastico che ha suscitato forte dibattito, anche nell’aula del Consiglio reigonale e tra le fila mediatiche italiane, ha segnato una nuova tappa: Le Breuil si appresta difatti ad abbandonare la sua denominazione storica in favore della più turistica Breuil-Cervinia. Durante la seduta di lunedì 13 gennaio scorso, la Giunta della Regione Autonoma Valle d’Aosta ha approvato la proposta del cambio di toponimo avanzata dal Consiglio comunale di Valtournenche.

Tale variazione, che sarà prossimamente formalizzata tramite un decreto del presidente della Regione, viene motivata con ragioni legate alla visibilità turistica della località. Secondo lo stesso Renzo Testolin, il nome Cervinia “è conosciuto e utilizzato da decenni per identificare la località”, perciò tale iniziativa “consente di valorizzare l’identità originaria del luogo e al contempo la sua evoluzione economica e turistica”.

La questione del nome

La questione del nome affonda le proprie radici nel secondo dopoguerra, quando il 25 agosto del 1947 gli allora membri del Consiglio comunale di Valtournenche scelgono di cancellare il nome italianizzato durante il fascismo, Cervinia appunto. Così al villaggio di Breuil viene restituito il suo nome originale, anche se comunque il termine Breuil-Cervinia viene utilizzato verso gli Anni Settanta nell’uso comune pur senza una approvazione formale.

Dopo un lavoro linguistico e archivistico, nel settembre del 2023 il Consiglio comunale dà unanime approvazione all’adozione del nome storico e dunque più identitario Le Breuil. Nonostante lunghi studi e decisioni politiche concordate, però, tale risoluzione non manca di suscitare polemiche e critiche – anche da parte di esponenti politici nazionali italiani – verso una possibile ricaduta negativa sull’immagine turistica della località. Nell’agosto scorso, alcune associazioni tra cui Nos Accents, il Comité des Traditions Valdôtaines e l’ANPI Vallée d’Aoste presentano indirizzato una lettera aperta all’amministrazione comunale di Valtournenche chiedendo proprio il mantenimento del toponimo “Le Breuil”.

Le critiche hanno comunque indotto il cambio di rotta della sindaca e già assessora nella precedente legislatura, Elisa Cicco, che ha proposto dunque Breuil-Cervinia come nome ufficiale. La prima richiesta, presentata nella primavera del 2023, è respinta per carenza di motivazioni, ma una seconda istanza, presentata ad agosto, porta alla scelta finale.

La registrazione del marchio “Breuil-Cervinia”

A complicare ulteriormente la vicenda emerge, alla fine del 2023 e in pieno dibattito “Le Breuil”, l’iniziativa di due abitanti di La Thuile, Mauro Collomb e Claudio Salto, di registrare i marchi “Cervinia” e “Breuil-Cervinia”. Tramite il loro avvocato, i due arrivano a diffidare il Comune di Valtournenche dall’utilizzo delle denominazioni, sostenendo che avrebbe violato i loro diritti di proprietà sui due termini.

Dal canto suo, l’amministrazione comunale risponde con una azione legale presentata al Tribunale di Torino, chiedendo la nullità dei marchi e il risarcimento dei danni stimati attorno ai 200 mila euro.

La risposta dell’associazione Nos Accents

Dopo la notizia della prossima adozione ufficiale di Breuil-Cervinia, l’associazione Nos Accents, impegnata nella tutela della toponomastica e della pluralità linguistica valdostane, ha speso parole aspre verso la decisione del Governo regionale.

L’osservazione, affidata a una nota, è di aver inferto “un grave colpo al patrimonio linguistico e culturale della Valle d’Aosta”, con “il primo caso di adozione di un nome italofono dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. È sottolineato anche come il ritorno a Le Breuil datato 2023 fosse ben accolto da associazioni culturali e cittadini, mentre tale “compromesso” visto ad molti come un passo indietro.

Secondo l’associazione, la decisione non assume le responsabilità pubbliche sulla preservazione del patrimonio culturale immateriale come stabilito dalla Convenzione UNESCO del 2003. Inoltre, si tratta di un mancato rispetto della risoluzione ONU, l’ultima è del 2017, sulla standardizzazione del nomi geografici che scoraggia l’attribuzione di toponimi a carattere commerciale.

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