Lo scorso 17 dicembre l’Abbazia di Novalesa (Susa) ha fatto il suo ingresso nel Sentiero dei Franchi. A seguito del rinnovo del protocollo d’intesa per la registrazione nel patrimonio escursionistico regionale, è stata dunque creata la nuova denominata “Novalesa-Susa-Meana di Susa”.
È stata la firma della Città metropolitana di Torino a sancire tale inserimento, andando ad aggiungersi a quelle dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie, dell’Unione montana Alta Val Susa, dell’Unione montana Valle Susa e del CAI Piemonte.
La scelta assume ancora maggior importanza alla luce dell’anniversario del prossimo anno: nel 2026 si ricorderà la sua fondazione nel 726, avvenuto ben 1.300 anni fa.
La storia del Sentiero dei Franchi
Il Sentiero dei Franchi si propone di ripercorrere il tragitto sul quale Carlo Magno e le sue truppe hanno transitato nel 773. Pare infatti che, al fine di evitare l’esercito longobardo stanziato nella Chiusa di San Michele, il Re si fosse avventurato in un percorso alternativo seguendo un itinerario che gli permise di aggirare dall’alto i nemici.
Lo scontro diretto si ebbe nella storica Battaglia delle Chiuse che vide contrapposto all’esercito di Carlo Magno quello del comandante longobardo Adelchi, fiero condottiero, figlio del Re Desiderio e, successivamente, protagonista della tragedia manzoniana che porta il suo nome. Nell’opera in cinque atti, Alessandro Manzoni narra le vicende di Adelchi e la caduta del Regno Longobardo avvenuta nel 774, ma tra le sue pagine vi sono anche racconti del passaggio di Carlo Magno su questo sentiero.
I luoghi che lo compongono
Il Sentiero dei Franchi, in quanto percorso escursionistico e trekking, è nato nel 1980 e si snoda lungo la Val di Susa, partendo da Oulx fino alla Sacra di San Michele, per circa 60 chilometri. Il livello di difficoltà di percorrenza risulta medio (classificato come E) con un dislivello complessivo di circa 1.300 metri.
L’intero percorso, oggigiorno molto frequentato e conosciuto, interseca le più importanti abbazie valsusine: l’Abbadia di Oulx (comunemente considerata il punto di partenza), la Madonna della Losa (Gravere), la Certosa di Banda (Villar Focchiardo), la Certosa di Monte Benedetto (Villar Focchiardo), la Sacra di San Michele (Sant’Ambrogio) e, dallo scorso mese, l’Abbazia di Novalesa (Novalesa).
Tra un’abbazia e l’altra, il paesaggio con cui si viene in contatto è decisamente vario e attraversa aree di notevole valore naturalistico. La flora che si incontra comprende gli imponenti abeti del Parco del Grand Bosco di Salbertrand e faggi e castagni del Parco Naturale Orsiera-Rocciavrè. Tra i boschi non è complesso incontrare la fauna locale: volpi, tassi, marmotte, cervi e camosci che si muovono indisturbati nel loro habitat naturale.
Perché l’Abbazia di Novalesa
L’Abbazia di Novalesa, più precisamente l’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea, è un antico monastero benedettino la cui fondazione risale al 726. La sua inclusione all’interno del Sentiero dei Franchi ha un’importante giustificazione storica poiché l’Abbazia giocò un ruolo di fondamentale importanza nella vittoria di Carlo Magno nella Battaglia delle Chiuse.
Nel 773 il Re dei Franchi si fermò a Novalesa dove, per alcuni mesi, studiò le tattiche per sorprendere i Longobardi. La conseguente vittoria nel confronto finale contro l’armata longobarda fu in buona parte frutto di quegli studi accurati. Tutto ciò portò a Novalesa la riconoscenza di Carlo Magno che si manifestò con alcuni vantaggi (come un’ampia autonomia da ingerenze del potere vescovile e civile) e con l’affidamento del figlio Ugo alle cure e all’istruzione impartite dai monaci dell’Abbazia.
In anni più recenti, precisamente nel 1972, il complesso è stato acquistato dalla Città metropolitana di Torino che lo ha riaffidato alla custodia e alle cure dei monaci benedettini della Congregazione Sublacense Cassinese dell’Ordine di san Benedetto.
Oggi, l’Abbazia è un luogo storico nel quale monaci di diverse comunità – in particolare Novalesa, Rhêmes-Notre-Dame (Valle d’Aosta) ed En Calcat (Occitania) – condividono la vita monastica facendo di questo sentimento di comunione tra fratelli di diversa provenienza un punto di forza.
Il Chemin de Saint-Guilhem
A un cugino di Carlo Magno, Guilhem, è dedicato il Chemin de Saint-Guilhem nella Vallée de Gellone (dipartimento del Lozère, Occitania).
Dopo varie battaglie in Spagna, Guilhem, conosciuto anche come Guillaume d’Orange, arriva al culmine della gloria e della carriera militare con la sua vittoria contro i saraceni a Barcellona nell’801.
Dopo questo evento Guilhem abbandona le armi in favore della fede e fonda, a Gellone, il monastero Saint-Sauveur dove passa il resto della sua vita venerando la reliquia della Vraie Croix, donatagli dal celebre cugino Carlo Magno. Attorno al monastero è nato un paese battezzato, in suo onore, Saint-Guilhem-le-Désert dove è ancora oggi possibile vedere la torre e la cripta della chiesa originale voluta da Guilhem, uniche costruzioni conservate e non ricostruite.
Il cammino, che segue un itinerario di 240 chilometri, alterna gole, pianure, foreste e molto altro passando attraverso cinque zone paesaggistiche differenti: l’Aubrac, i Grands Causses, le gole del Tarn e della Jonte, le Cevenne et le porte del Mediterraneo.
In questi luoghi, ancora poco conosciuti, è possibile vivere la natura passando sui sentieri battuti, in passato, dai pastori e dai pellegrini che, nel Medioevo, lo percorrevano per arrivare all’Abbazia di Gellone. Qui sostavano per pregare innanzi alle reliquie della Sainte-Croix e di Saint-Guilhem, per poi proseguire verso Santiago di Compostela o verso Roma.
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