L’aeroporto di Chambéry è stato bloccato per un paio d’ore nel mattino di sabato 29 marzo da una protesta organizzata da attivisti di Extinction Rebellion e Attac Savoie, con qualche limitato ritardo ai voli.

Il tema ha riguardato l’impatto ambientale del traffico aereo turistico invernale, ed è un episodio da tenere a mente nel contesto del traffico aereo nella zona alpina di Savoia e Alta Savoia, delle strutture aeroportuali e dello sviluppo economico e ambientale.

Anche in ragione del forte traffico all’aeroporto di Ginevra, principale riferimento anche per il traffico turistico verso le stazioni di si alpine francesi e svizzere, negli anni recenti hanno registrato un buon sviluppo con gli scali di Lione, Chambéry, Annecy e Sion, mentre quello di Losanna ha la pista non abbastanza lunga per i voli charter e di linea per questo segmento di traffico.

In particolare, durante l’inverno il pur piccolo aeroporto di Chambéry vede il transito di circa 170-180 mila passeggeri, soprattutto nei fine settimana, al momento dei cambi nelle settimane bianche, specialmente in Tarentaise. Il numero di viaggiatori aveva registrato un picco nel 2008, con oltre 270 mila passeggeri. Nella scorsa estate la società che gestisce l’aeroporto aveva avviato una campagna per assumere 250 lavoratori stagionali per il traffico della stagione invernale.

Blocco e ritardi per i voli diretti verso il Regno Unito

L’episodio di protesta è iniziato intorno alle 9 del mattino del 29 marzo, con un centinaio di attivisti che ha bloccato la strada di accesso all’aeroporto. Le forze dell’ordine sono intervenute per rimuovere fisicamente le persone che bloccavano l’accesso – sedute a terra, tra loro collegate – e l’accesso è ripreso alle ore 11. Si è registrato qualche ritardo nei voli, fino a due ore, come quello per Londra delle 10:10, ma senza cancellazioni.

In un comunicato, le due organizzazioni hanno indicato che l’impiego dell’aereo per raggiungere le stazioni di sci è “un’aberrazione” in diretto contrasto con le politiche di riduzione delle emissioni. Secondo il testo, gli spostamenti alle zone di sci producono circa 800 mila tonnellate di CO2, e il volo aereo genera fino a 12 volte più emissioni dello spostamento in treno e bus.

Oltre alla protesta degli attivisti ambientali, anche parte della popolazione residente nella zona esprime del malcontento nei confronti dell’attività dell’aeroporto di Chambéry, concentrata nei fine settimana e nell’inverno.

L’associazione “Antivol 73”, che riunisce cittadini che vivono vicino all’aeroporto, ha chiesto al ripresa delle consultazioni con le autorità locali, già svolte oltre dieci anni fa, nel 2012. Secondo l’associazione, tra dicembre e aprile ogni weekend tra 30 e 40 aerei atterrano a Chambéry in provenienza dal Regno Unito, a cui aggiungere circa 220 movimenti di jet privati alla settimana.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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