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    Home » Articoli » Da Rivoli a Superga, una linea quasi magica per Casa Savoia
    Nos Alpes alla scoperta…

    Da Rivoli a Superga, una linea quasi magica per Casa Savoia

    Olivier CiucciOlivier Ciucci26 Aprile 2025
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    Basilica di Superga a Torino (c) CC BY SA 4_0 Barbara Vico Wikimedia Commons
    Basilica di Superga a Torino (c) CC BY SA 4_0 Barbara Vico Wikimedia Commons

    Una linea retta collega Superga a Rivoli. In parte è immaginaria, in parte attraversa realmente Torino nell’asse di corso Francia. In questo modo si allineano tre luoghi notevoli della storia di Casa Savoia: la città e il castello di Rivoli, Piazza Statuto e Superga.

    Ognuno di questi siti getta luce sulla costruzione e sul rafforzamento di questa dinastia, che portò alla creazione del Regno d’Italia. I percorsi della storia sono stati molto più tortuosi di questa linea immaginaria. Ripercorriamoli.

    Superga: la basilica delle grazie

    Superga panoramio (c) CC BY SA 4_0 “Uccio2” D'Ago Wikimedia Commons
    Superga (c) CC BY SA 4_0 “Uccio2” D’Ago Wikimedia Commons

    A Superga, a 670 metri di altezza, in posizione dominante su Torino e sulle Alpi, la vista è libera. È da questa collina, quando la Basilica non era ancora stata costruita, che la mattina del 2 settembre 1706 due membri della dinastia sabauda osservarono la città di Torino assediata dai francesi. Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, e il suo alleato principe Eugenio, comandante delle forze armate austriache giunte a rinforzare le difese contro l’avanzata francese durante la guerra di successione spagnola, dovevano sapere che la battaglia sarebbe stata dura.

    La cittadella torinese, di cui oggi rimane solo un bastione che ospita il Museo Nazionale di Artiglieria, avrebbe resistito all’assalto francese? Sembrava così difficile che Vittorio Amedeo II si affidò alla protezione della Vergine Maria con una promessa. “Se sconfiggerò i francesi, costruirò qui un santuario dedicato alla Beata Vergine”. Sapeva che se avesse perso questa battaglia, le terre di Casa Savoia sarebbero state definitivamente acquisite dai francesi e la sua dinastia sarebbe stata cancellata dalla mappa dell’Europa.

    La battaglia di Torino del 1706, da Mante (1800), public domain Wikimedia Commons
    La battaglia di Torino del 1706, da Mante (1800), public domain Wikimedia Commons

    Il 7 settembre 1706, dopo una giornata di intensi combattimenti, le truppe francesi di Luigi XIV non ebbero altra scelta che ritirarsi dal Piemonte. Questa ritirata, seguita da altre sconfitte, portò a ridisegnare la mappa dell’Europa con il Trattato di Utrecht del 1713. Il Duca di Savoia divenne Re di Sicilia. Mantenne questo titolo fino al 1720, quando una ridistribuzione strategica dei possedimenti asburgici gli tolse un’isola e gliene diede un’altra: la Sardegna.

    Grazie a questa battaglia, il Duca di Savoia divenne prima Re di Sicilia, poi Re di Sardegna, titolo che conservò. E grazie a questa battaglia fu costruita la Basilica di Superga. E fu proprio in Sicilia che il Re scoprì l’architetto che costruì la Basilica e molti altri edifici. Stiamo parlando di Juvarra.

    Juvarra, questo genio dell’architettura siciliana, nuovo suddito del Re

    Fu nel luglio del 1714, durante una delle prime visite del Duca di Savoia e Re di Sicilia, Vittorio Amedeo, che i due uomini si incontrarono. L’incontro avvenne a Messina, dove Filippo Juvarra era nato e aveva iniziato a studiare architettura prima di trasferirsi a Roma. Colpito dai progetti di Juvarra per abbellire Messina, il Re lo invitò a Torino per lavorare alla ricostruzione monumentale della città.

    Così, a partire dal settembre 1714, l’architetto siciliano si trovò a capo di progetti che celebravano l’importanza della nuova casa reale. Una mossa azzeccata, visto che la Sicilia rimase nelle mani del Duca di Savoia per soli sette brevi anni, prima di tornare prima agli Asburgo d’Austria e poi ai Borboni di Spagna. Juvarra nacque quindi in Sicilia in terra spagnola e, per un’inaspettata coincidenza, morì in Spagna nel 1736 mentre lavorava per abbellire un’altra capitale, Madrid.

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    Agostino Masucci, ritratto di Filippo Juvarra (c) CC BY SA 4_ Sailko Wikimedia Commons

    A Torino e in Piemonte, Juvarra ha lasciato edifici che ancora oggi stupiscono per la sapiente miscela di linee classiche ed esuberanza barocca, di cui fu il principale interprete del suo tempo.

    Juvarra a Torino

    La sua prima opera fu la Basilica di Superga, iniziata nel 1717 e completata nel 1731. Fu un’idea di Juvarra quella di posizionarla in linea con il Castello di Rivoli sull’appena tracciato Corso Francia. Questo allineamento è stato utilizzato anche per il sistema di segnalazione luminosa tra Torino e Chambéry, che serviva anche a scopi militari.

    Fu sempre Juvarra a intraprendere la ristrutturazione del Castello di Rivoli per farne una residenza reale. L’opera rimase incompiuta.

    Lavorò anche alle chiese di Piazza San Carlo, alla decorazione della Chiesa della Santissima Trinità, al campanile del Duomo, alla Villa della Regina, alla facciata e allo scalone di Palazzo Madama. Completò alcune gallerie del Palazzo Reale di Venaria e nuove sale del Palazzo Reale di Torino. Juvarra ridisegna tutti gli edifici militari e propone un progetto per il nuovo Arsenale. Infine, una delle sue opere principali è la costruzione della Palazzina di caccia di Stupinigi.

    Non sapremo mai cosa ne sarebbe stato della Sicilia se fosse rimasta nei territori di Casa Savoia e del suo nuovo Re, ma sappiamo che questo stesso Re trovò in Sicilia, in Juvarra, una pepita straordinaria che impreziosì la sua città!

    Rivoli, all’altro capo della linea immaginaria

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    Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea (c) CC BY SA Guilhem Vellut Wikimedia commons

    Seguendo Corso Francia dal centro di Torino, si incontra la bella cittadina di Rivoli. È dominata da un imponente castello in mattoni, la cui architettura è in parte incompiuta. Questo castello ha avuto una storia molto movimentata. Abbiamo già ricordato il progetto di Juvarra di farne una delle residenze reali di Casa. Ma il momento più importante della sua storia si è verificato nel 1569.

    Molto prima, a metà del XIII secolo, il conte Amedeo IV di Savoia vi fece costruire un castello. Poi, nel XIV secolo, Rivoli rimase una delle città in cui risiedevano i conti di Savoia. Infatti, nel centro di Rivoli, si passa accanto a una casa dall’aspetto medievale: la casa del Conte Verde. Il Conte Verde era il Conte Amedeo VI di Savoia. Già nel 1355 era riuscito a definire un confine vantaggioso con il re di Francia, estendendo il suo territorio dalla Savoia al Piemonte. Nonostante il soprannome, legato agli abiti che amava indossare durante i tornei, sembrerebbe che il colore blu (azzurro), tanto caro agli italiani e indossato dalle squadre sportive e dalle sciarpe degli ufficiali dell’esercito, derivi dalla sua decisione di associare questo colore alla Croce di Savoia quando partì per una crociata nel 1366.

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    Modello ligneo del castello di Rivoli (c) CC BY SA 3_0 Sailko Wikimedia Commons

    Ma è all’epoca del Trattato di Cateau-Cambrésis del 1559, che sancì la sconfitta della Francia per mano della coalizione asburgica di Austria e Spagna, che il Castello di Rivoli divenne veramente importante. In base a questi trattati, la Casa Savoia riacquistò le terre che aveva perso dal 1536 a favore del re invasore di Francia, Francesco I, e il re in carica, il conte Emmanuele Filiberto di Savoia, ricevette il titolo di duca di Savoia.

    Egli riteneva che Chambéry, allora capitale della Contea di Savoia, fosse un luogo difficile da difendere dalle pretese francesi e decise di spostare la sua capitale a Torino. Ma il trattato prevedeva una clausola. I francesi avrebbero lasciato Torino se il nuovo Duca di Savoia avesse avuto dei discendenti. Se non ci fossero stati discendenti, il territorio sarebbe tornato alla Francia per successione, dato che Emmanuel-Philibert era sposato con Margherita di Francia. Nel frattempo, egli visse a Rivoli. Infine, nel gennaio 1562, nacque Carlo Emanuele. I francesi si ritirarono ed Emanuele Filiberto si stabilì nel Castello di Torino.

    Le lingue, il francese e l’italiano

    Nel frattempo, Rivoli fu coinvolta in una decisione molto importante. Con l’Editto di Rivoli del 1561, il Duca stabilì che nei territori della Savoia e della Valle d’Aosta (che l’aveva già scelta nel 1536) la lingua ufficiale dell’amministrazione, il latino, sarebbe stata sostituita dal francese, e in Piemonte e Nizza dall’italiano. Si creava così uno Stato bilingue su entrambi i versanti delle Alpi.

    Quasi distrutto all’inizio del 1700 dai francesi, ricostruito da Vittorio Amedeo II e dal genio di Juvarra, che ne volle fare un simbolo della grandezza del nuovo Regno, poi trascurato dai suoi successori, venduto alla città di Rivoli e infine bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale.

    Restaurato tra il 1979 e il 1984, oggi ospita un importante museo d’arte contemporanea in sale che hanno mantenuto la decorazione originale, creando un contrasto e un legame tra antico e moderno.

    La vista su Torino dalla terrazza ai piedi del castello è magnifica. Ai piedi della collina su cui è sorta la città di Rivoli, si vede chiaramente questo lungo rettilineo, Corso Francia, che entra nell’area urbana di Torino e termina nel centro della città, proprio sotto la collina sormontata dalla Basilica di Superga. Facciamo una passeggiata lungo questo asse, Corso Francia.

    Corso Francia, il legame tra Rivoli e Superga

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    Corso Francia a Torino (c) CC BY SA 3_0 Vale Maio Wikimedia Commons

    Tracciato sull’antico tracciato del ramo della Via Francigena che terminava a Torino, questo asse ha costituito nel tempo il collegamento tra Torino, la Valle di Susa e la Francia. L’area tra Rivoli e Torino era stata troppo spesso utilizzata come campo trincerato dalle truppe d’invasione, soprattutto francesi. Era giunto il momento di collegare le due città storiche con un’arteria e di sviluppare la città lungo questo asse. Questo era il desiderio di Vittorio Amedeo II, al termine della battaglia di Torino del 1706.

    Villa Fenoglio

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    Torino, casa_Fenoglio-Lafleur (c) CC BY SA 3_0 Mister No Wikimedia Commons

    Così è nato Corso Francia nel 1711. Con i suoi 11,75 km, è il viale più lungo d’Italia e, a quanto pare, d’Europa. Originariamente piantato con olmi, poi sostituiti da platani, doveva avere un aspetto principesco. In breve tempo divenne una calamita per la nobiltà e l’alta borghesia, che costruirono bellissime case lungo il percorso. Qui si trovano alcuni dei più bei esempi di stile Liberty, come Villa Fenoglio, o edifici neogotici come il Palais de la Victoire.

    Ma quando la via divenne così importante, nelle vicinanze sorsero molte fabbriche e un quartiere operaio vide la luce: il quartiere Leumann, dal nome del proprietario del vicino cotonificio. Egli decise che i suoi operai avevano bisogno di buone condizioni di vita intorno alla fabbrica e commissionò a Fenoglio, un architetto alla moda all’inizio del XX secolo, la costruzione di un intero quartiere comprendente una chiesa e una scuola ai margini di Corso Francia. Vi abitavano fino a 1.000 persone.

    Nel 1871 fu introdotto un piccolo treno a vapore, sostituito nel 1814 da un tram. Oggi la metropolitana percorre circa metà del viale, fino a Collegno.

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    Turin vue de Superga, avec l’axe de Corso Francia (c) CC BY SA 4_0 Zairon Wikimedia Commons

    E al centro di questo asse c’è Piazza Statuto, a Torino

    Le origini di Corso Francia a Torino si trovano nella simbolica Piazza Statuto. Statuto” è il nome della Costituzione del 1848, che servì da base per la Costituzione del Regno d’Italia del 1861. Piazza Statuto è un’importante piazza di Torino. Ultima tra le piazze monumentali di Torino, fu progettata da Casa Savoia, che vedeva in difficoltà le sue ambizioni di conquistare Roma e trasferirvi la capitale e voleva rimanere a Torino per esercitare il potere. Il progetto prevedeva splendidi edifici e portici che circondavano una vasta area. Tuttavia, la capitale fu trasferita a Firenze prima che i lavori fossero completati, e infine a Roma nel 1871.

    Questa piazza è caratterizzata da due statue particolari. La prima era già presente prima della costruzione della piazza. Si tratta di un obelisco geodetico, utilizzato da Giovanni Beccaria per calcolare il meridiano. Un secondo indicatore geodetico si trova a Rivoli, alla fine di Corso Francia.

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    La seconda è la statua che commemora la rottura dell’ultimo diaframma del traforo del Fréjus (1871), eretta nel 1879 con i blocchi di pietra della galleria ferroviaria. Un genio alato che sconfigge i titani è un’allegoria della ragione che vince la forza bruta.

    Ma Piazza Statuto gode anche di una reputazione esoterica. Le statue stesse assumono altri significati per gli appassionati dell’occulto. Torino è una città magica: forma il triangolo della magia bianca con Praga e Lione, e quello della magia nera con Londra e San Francisco. Piazza Statuto sarebbe uno dei vertici di quest’ultimo, soprattutto perché il sistema fognario sotterraneo della piazza sembra condurre a una delle grotte alchemiche di Torino, o ancora più in profondità, agli inferi…

    Ma questa è un’altra storia.

    Un allineamento di edifici per cambiare la Storia

    In ogni caso, questa linea di edifici sembra aver avuto il potere di cambiare la storia.

    A Rivoli, il nuovo Duca di Savoia attese pazientemente prima di riuscire a trasferire la sua capitale da Chambéry a Torino. A Superga, il Duca Vittorio Amedeo II immaginava la vittoria che gli sarebbe valsa il titolo di Re, mentre Piazza Statuto porta il nome degli elementi di una costituzione a cui un nuovo Stato, l’Italia, con capitale Torino, si sarebbe ispirato pochi anni dopo la sua promulgazione per stabilire la propria costituzione. Questi tre siti sono allineati lungo Corso Francia.

    È molto facile visitarli da Torino, in quanto si può salire con la funicolare fino a Superga, e raggiungere Rivoli con i mezzi pubblici: metropolitana fino alla stazione Paradiso e poi linea 36 oppure, nei fine settimana e nei giorni festivi, il bus navetta Rivoli Express da Piazza Castello e Porta Susa.

    A Superga, non dimenticate di visitare il luogo dell’incidente aereo del 4 maggio 1949, con a bordo la formidabile squadra di calcio del Torino, un evento impresso nella memoria dei torinesi e di tutti gli italiani.

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    Tranvia Sassi Superga (c) CC BY SA 3_0 Incola Wikimedia Commons

    LEGGI ANCHE: Alla scoperta di… Piazza Carignano a Torino

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    Con un piede in Francia e uno in Italia, ho attraversato le frontiere fin da bambino e sono appassionato di cultura alpina e dei paesaggi delle Alpi. Trasmetto questa passione attraverso il mio lavoro di scrittore e consulente nel settore del turismo e della vita all'aria aperta. Ho creato il blog alpaddict.com e guido una comunità di diverse migliaia di appassionati sui social network associati al blog. Potrete incontrarmi in montagna, in città o in un museo, ma sempre con la mia macchina fotografica!

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