Il cosiddetto “disastro del K2” è una delle tragedie più tristemente note avvenute sulla catena himalayana nell’ultimo ventennio, narrata in maniera impeccabile da Graham Bowley nel suo “Intrappolati sul K2”. Tra i più acclamati libri di letteratura di montagna degli ultimi anni, esso ricostruisce con precisione giornalistica e tensione narrativa uno degli episodi più drammatici nella storia dell’alpinismo.

Il resoconto si vuole una opera giornalistica capace di scavare nella psicologia dei protagonisti, nella logica dei soccorsi, nelle dinamiche di un gruppo unito dalla solidarietà reciproca e al contempo diviso dall’istinto di sopravvivenza. Reso in lingua francese dall’originale invece in lingua inglese “No way down” dalla traduttrice Katie Burnet, esso è disponibile in formato tascabile al prezzo di 10,90 euro sul sito delle Éditions du Mont-Blanc, che lo hanno rieditato nel 2025.

“Intrappolati sul K2”

Dopo settimane di attesa sotto tende scosse dal vento, trenta alpinisti di diverse nazionalità partono all’alba del 1° agosto dal Campo 4 con un solo obiettivo: conquistare la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo. Il gruppo intento a salire lungo la via normale e la via Cesen è eterogeneo, con spedizioni provenienti da Corea, Norvegia, Italia, Olanda, Francia, Serbia che approfittano dell’apparente bel tempo per cimentarsi nella propria personale impresa.

Ma è durante la discesa, dopo il tardivo raggiungimento della vetta nel pomeriggio, che l’inferno si scatena: una valanga di ghiaccio si stacca dal seracco sopra il Collo di Bottiglia, spazzando via corde fisse e ogni riferimento. I più esperti capiscono subito che il peggio deve ancora venire e che ora la montagna è divenuta una vera e propria trappola potenzialmente mortale.

“Il disastro del K2”

Durante la notte e all’alba del giorno successivo, gli alpinisti tentano la discesa, alcuni bivaccando nel gelo, altri muovendosi a fatica tra crepacci e pareti verticali e lasciandosi aiutare dai compagni come possono. L’italiano Marco Confortola e l’irlandese Gerard McDonnell si fermano per portare in salvo tre alpinisti rimasti appesi a testa in giù a una corda, un gesto di eroismo che tuttavia finisce con l’esporli ulteriormente al pericolo.

Quel che accade dopo è oggetto di diverse ricostruzioni poiché le versioni divergono e le testimonianze si contraddicono: in tale contesto di confusione, “Intrappolati sul K2” offre una narrazione documentata e umana, che interroga il lettore più che offrire risposte. Resta una certezza: sono undici le persone a perdere la vita lungo quei due tragici giorni, chi cadendo e chi restando travolto da nuove slavine, un bilancio emotivo che di certo non sfiora l’immobile, silenziosa, indifferente montagna che l’uomo torna ogni volta a sfidare.

LEGGI ANCHE: Riccardo Cassin, una vita tra alpinismo e Resistenza

Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

Exit mobile version