Lo Charaban, il grande evento di teatro francoprovenzale, si terrà da martedì 25 a domenica 30 novembre 2025 al Teatro Giacosa di Aosta, con tre nuove commedie, intermezzi musicali e con un pubblico che ha già comprato da tempo tutti i biglietti.
Lo Charaban è un evento stagionale classico, di cui si parla con affetto, che viene registrato dalla sede RAI della Valle d’Aosta e ritrasmesso: i posti e la settimana di repliche non sono sufficienti.
Tre nuove commedie del presente
La settimana de Lo Charaban presenta quest’anno “Siliven vu se marié” (Silvano vuole sposarsi) di Laura Grivon, storia familiare dai toni leggeri con Christian Brunod, Fabrizio Jacquin, Elena Martinetto e Michel Celesia tra i protagonisti. Poi ci sarà “Eun esamen obleudzà” (un esame obbligato) di Flavio Albaney, una messa in scena critica e divertente sulle dinamiche politiche con cinque “conseillì” regionali e l’interpretazione di Rosanna Danna, Andrea Cavagnet e Monique Pomat. Terza pièce è “Via da tsin” (Via di qua) scritta da Andrea Cavagnet, che racconta divertita le vicende di un’ampia famiglia valdostana, interpretata tra gli altri da Valerie Marguerettaz, Pierre André Avoyer, Alice Gemelli e dallo stesso autore. I patois in Valle d’Aosta sono molti, così come le inflessioni, e la rappresentazione dello Charaban li coltiva e li valorizza.
Tra un atto e l’altro si ascolteranno due gruppi musicali valdostani: Le Dzovenno de la Comba e Coeur et Frustapot Cuneaz di Gressan. Lo stile è popolare e allegro, in pieno spirito dello Charaban.
Oltre mezzo secolo di Charaban
Lo Charaban è nato ad Aosta nel 1958 per iniziativa del Comité des Traditions Valdôtaines, con il sostegno attivo di René Willien, grande animatore culturale, studioso e figura chiave della ripresa e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale valdostano. Fu un’opera importante, in clima comunque di riduzione del rango della cultura valdostana a folklore e della lingua a dialetto, sull’eredità del fascismo ma anche della prevalente visione nazionale italiana del dopoguerra.
Gli eroici primi dieci anni hanno lasciato una traccia profonda e partecipata, con 30 pièce rappresentate, scritte da René Willien, Pierre Vietti, Raymond Vautherin, dall’abbé Henry, da Dorine Borney e da Ezio Verthuy, con i famosi monologhi di Pierre Vietti e due dialoghi, uno di Raymond Vautherin e uno di Anaïs Ronc-Desaymonet. Si è formata da allora una cultura e una tecnica del teatro popolare valdostano, con moltissimi attori passati dalle scene, anche attraverso le generazioni.
L’ambiente teatrale nato con lo Charaban ha finito per generare altre esperienze, fino a quella recente dei giovani dei Digourdì di Charvensod (che si possono vedere su YouTube) o de Le Gantaléi di Valgrisenche. Nel 2025, diciassette compagnie di teatro popolare hanno partecipato al Printemps théatral e si riuniscono oggi nella Fédérachon Valdoténa di Téatro Populéro. Ci sono anche iniziative di formazione, e concorsi, come Icriye pe lo Charaban (scrivere per lo Charaban).
Lingua, memoria e impegno culturale
Lo Charaban è un momento in cui ci si ritrova, ma porta con sé anche un valore di protezione delle identità e di salvaguardia del patrimonio. Ha finito per svolgere un ruolo di sensibilizzazione attraverso le generazioni e gli strati sociali. Si accompagna alle altre iniziative sul francoprovenzale, dal Concours Cerlogne rivolto alle scuole e ai bambini, alle scuole popolari di patois ospitate dai Comuni (anche di grafia e di scrittura sui social).
Il contesto, che assume un rilievo politico, si riflette nei contenuti delle commedie. Si è osservata anche un’evoluzione, che mostra il progressivo superamento del ritratto del valdostano di animo semplice ma intelligente e concreto, che si stupisce delle burocrazia e della modernità. Si ritrova oggi più spesso un valdostano più protagonista e critico, e capace di vivere il presente, con nuovi comportamenti nella stessa società tradizionale. Anche se non sono presenti allo Charaban, i Le Digourdì sono l’esempio più evidente di questa evoluzione, ma le pièce anche di quest’anno riflettono la tendenza. Lo stesso Charaban, nel 2022, aveva messo in scena “Le generachon tsandzon” (Le generazioni cambiano) di Giorgio Celesia e Paola Vuyet.
Intanto, lo Charaban registra sempre il tutto esaurito: la vendita e la ricerca dei biglietti (che oggi si vendono online) è una parte integrante dell’evento. Il pubblico segue con attenzione l’apertura della biglietteria e si scambia notizie sui posti che si riescono a recuperare.
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