Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 si tengono in Italia cinque referendum abrogativi su temi legati al lavoro e alla cittadinanza, promossi da sindacati e forze politiche di opposizione.
Le consultazioni si svolgono in contemporanea con le elezioni amministrative in Sardegna e il secondo turno nei Comuni delle Regioni a Statuto ordinario e in Sicilia. Secondo le stime di partecipazione difficilmente verrà raggiunto il quorum del 50% + 1 necessario alla loro validità.
Gli schieramenti
I partiti di governo si sono schierati per l’astensione (alcune forze minori per il voto contrario). L’opposizione e diverse forze della società civile sono in linea generale a favore. Le aree di centro hanno posizioni variegate ma piuttosto contrarie a quelli sul lavoro.
I referendum sul lavoro sono stati promossi dai sindacati, in particolare dalla CGIL, il più importante e tradizionalmente a sinistra, ed è sostenuto da varie organizzazioni e partiti. Quello sulla cittadinanza è nato da un’iniziativa di +Europa e del suo segretario Riccardo Magi. Il partito è una piccola organizzazione con una tradizione radicale (liberal-radicale, avanzato sui diritti), e su questo tema è sostenuto da diverse organizzazioni della società civile da esponenti pubblici.
L’istituto del referendum in Italia
In Italia, l’istituto del referendum ha carattere abrogativo di leggi esistenti. Ha avuto un ruolo importante in Italia in particolare negli anni Settanta e primi anni Ottanta, quando furono mantenuti nel 1974 grazie al voto popolare la legge sul divorzio e quella sull’interruzione di gravidanza nel 1981. Da allora, periodicamente, si organizzano raccolte di firme e si giunge al voto. Dal 1946 a oggi, vi sono stati in Italia 76 referendum abrogativi in 19 chiamate al voto, questa del 2025 compresa.
Più recentemente, invece nella forma di referendum costituzionale confermativo, non fu approvata nel voto popolare del 4 dicembre 2016 una legge di riforma costituzionale. La legge era stata votata dal Parlamento nello stesso anno. Tuttavia non aveva ottenuto una maggioranza superiore ai due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Ciò permetteva di richiedere l’indizione appunto del referendum confermativo. La riforma prevedeva tra l’altro la nascita di un Senato della Regioni. Era stata promossa dal governo di Matteo Renzi, che proprio a seguito di questa sconfitta si dimise da presidente del Consiglio dei ministri. Nel 2020 fu confermata invece con referendum la riduzione del numero dei parlamentari.
Vi fu un referendum istituzionale il 2 giugno 1946, con la scelta tra monarchia e repubblica. A partire dal 2001, anno in cui fu introdotto l’istituto con una complessiva riforma costituzionale, vi sono stati quattro referendum costituzionali confermativi.
Cinque quesiti dei referendum su lavoro e cittadinanza
I cinque referendum abrogativi su lavoro cittadinanza sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale il 20 gennaio 2025. Quattro riguardano modifiche a norme introdotte o collegate alla riforma del lavoro nota come Jobs Act, varato sempre dal governo di Matteo Renzi.
Il quinto interviene sulla legge che regola l’accesso alla cittadinanza per i cittadini stranieri non comunitari residenti in Italia.
Un ulteriore referendum, sull’abrogazione di una legge sull’autonomia differenziata, non è stato invece ritenuto ammissibile. Il quorum per la validità dei referendum è dunque fissato al 50% più uno degli aventi diritto.
1-2: Contratto a tutele crescenti e licenziamenti nelle piccole imprese
Il primo quesito riguarda l’abrogazione del decreto legislativo n. 23 del 2015, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti. Secondo la normativa vigente, i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 nelle aziende con oltre 15 dipendenti possono ottenere solo un indennizzo economico, e non il reintegro, in caso di licenziamento giudicato illegittimo. In caso di abrogazione, verrebbe ripristinata la disciplina precedente alla riforma. I limiti fissati dalla legge Fornero del 2012, che prevede la possibilità di reintegro in alcune circostanze.
Il secondo quesito propone di eliminare i limiti massimi all’indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 16 dipendenti. Attualmente l’indennizzo è fissato per legge fino a un massimo di sei mensilità. In caso di approvazione del referendum, il giudice sarebbe libero di determinare l’entità dell’indennizzo. I criteri riguarderebbero l’età, la situazione familiare del lavoratore e la capacità economica dell’impresa.
3-4: Contratti a termine e responsabilità nella sicurezza sul lavoro
Il terzo quesito mira a restringere l’utilizzo dei contratti a tempo determinato. Oggi è possibile stipulare contratti a termine di durata fino a dodici mesi senza dover indicare una causale specifica. Il referendum intende eliminare questa possibilità, obbligando a giustificare ogni contratto a termine, proroga o rinnovo, anche sotto i dodici mesi. Le modifiche riguarderebbero il decreto legislativo n. 81 del 2015.
Il quarto quesito interviene sull’articolo 26 del Testo unico sulla sicurezza del lavoro (decreto legislativo n. 81 del 2008). L’attuale normativa esclude la responsabilità solidale del committente in caso di infortuni o malattie professionali dovuti a rischi specifici dell’attività dell’appaltatore o subappaltatore. Il referendum propone di abrogare questa esclusione, rendendo il committente corresponsabile per eventuali danni ai lavoratori.
5: Cittadinanza dopo cinque anni
Il quinto e ultimo quesito interviene sulla legge italiana n. 91 del 1992, Nuove norme sulla cittadinanza. Attualmente richiede dieci anni di residenza legale in Italia per i cittadini extracomunitari adulti che intendono chiedere la cittadinanza.
Il referendum propone di ridurre questo periodo a cinque anni. Resterebbero invariati gli altri requisiti previsti dalla legge, tra cui reddito, assenza di condanne penali e conoscenza della lingua italiana. In caso di approvazione, la modifica amplierebbe l’accesso alla cittadinanza anche ai figli minorenni dei richiedenti.
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