Ventimiglia e Mentone si trovano a oggi al centro di un uragano di polemiche riguardanti le decisioni politiche prese in materia di immigrazione illegale e centri di accoglienza.
La situazione a Ventimiglia
È sfumata durante la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza svoltasi lo scorso lunedì 2 ottobre l’ipotesi di installare a Ventimiglia un nuovo Centro di permanenza per i rimpatri. Luogo di trattenimento di cittadini stranieri in attesa dei provvedimenti di espulsione, esso sarebbe stato finalizzato a ospitare stranieri irregolari per un periodo di 30 giorni stabilito dal Questore ed eventualmente prorogabile sino a un massimo di 90 giorni.
A confermare tale decisione è stato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, annunciando però che la città di confine sarà a breve sede di una “struttura di sollievo” a miglioramento dell’accoglienza dei rifugiati e della vivibilità dei residenti. Ritagliata internamente al Ferrotel, edificio destinato ai ferrovieri ma chiuso dal 2019, essa sarà dedicata a tutti coloro che, raggiunta l’Italia, abbiano intenzione di farsi identificare. La capienza stimata ammonta a circa 50 posti, perlopiù riservati a soggetti in condizioni di fragilità che altrimenti ripiegherebbero su bivacchi improvvisati lungo le strade.
Il Governo, peraltro, ha promesso di impegnarsi nel dotare la provincia di Imperia almeno 53 agenti di polizia nonché 10 agenti di polizia di frontiera. La situazione nei centri cittadini non è difatti delle più serene: il solo rione delle Gianchette si trova al momento popolata di oltre 400 migranti per metà fuori regola, oltre che vandalizzato con spazzatura e abiti abbandonati a terra.
È però ugualmente al vaglio della politica la costruzione di un Cpr sul territorio della Liguria, la cui ubicazione resta al momento ancora ignota nonostante le scelte più plausibili ricadano sul trittico di caserme di Vallecrosia, Diano Castello e Albenga. Dure le reazioni dei sindaci locali Armando Biasi, Massimo Niero e Riccardo Tomatis, dettisi contrari alla realizzazione di un centro che temono possa peggiorare le condizioni già di per sé precarie dei tre comuni.
La situazione a Mentone
Nonostante i buoni rapporti con la Francia paventati dall’Italia, la “questione migranti” resta ancora scottante per ambedue i Paesi.
Dall’Eliseo la voce del ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha pronunciato un no categorico dinnanzi all’eventualità di ospitare una parte dei migranti che approdano nel Bel Paese.
Smentita anche la notizia della creazione di un nuovo campo dedicato a Mentone, finalizzato ad accogliere e trattenere dalle 150 alle 200 persone al giorno: la Prefettura delle Alpes-Maritimes ha difatti chiarificato sul proprio profilo Twitter che quanto anticipato da Bfm Tv corrisponde a fake news, risultato di una iniziale incomprensione.
Scongiurati i rischi di allestimento di una zona apposita con tende e servizi o la conversione di edifici pubblici a strutture dedicste, resta però al vaglio di Prefettura e Comune di Mentone la possibilità di ricavare da un appezzamento municipale posto in prossimità della frontiera e del correlato servizio di polizia un luogo di accoglienza transitoria. Tale soluzione permetterebbe di gestire amministrativamente centinaia di clandestini adulti, studiare permessi e domande di soggiorno e, qualora non validi, riaccompagnarli al confine per affidarli alle autorità italiane competenti.