Ci sono voluti due anni per dare vita al Comitato frontaliero previsto dal Trattato del Quirinale tra Italia-Francia, firmato a Roma il 26 novembre 2021: la prima riunione si è tenuta a palazzo Carignano, a Torino, il 31 ottobre 2023. Si è trattato di un incontro definito “istituzionale”, che si traduce con “prudente.” Già l’orario di convocazione, alle 16, indicava che si trattava di un’occasione soltanto per conoscersi e per cominciare. Anche la scelta delle parole (Comitato “frontaliero” e non “transfrontaliero”) mostrava il passo felpato.

I due ministri degli esteri, Antonio Tajani e Catherine Colonna, si sono incontrati in bilaterale, prima della riunione, e hanno anche parlato delle crisi di Ucraina e Medio Oriente: con il risultato i lavori sono slittati ben oltre le 17. Tajani era di ritorno dal comune alpino di Cesana Torinese, dove si è parlato di impianti olimpici.

Tra i circa sessanta partecipanti al Comitato vi erano le Regioni: Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Rhône-Alpes Auvergne, la Regione Sud e, considerata la frontiera marittima, anche Toscana, Sardegna e Corsica. Vi erano in elenco diversi sindaci e assessori, da Imperia a Nizza, a Gianni Nuti per la città di Aosta a Thierry Repentin per Chambéry. Vi erano operatori di alcune aree di cooperazione su cui il programma di lavoro del Trattato aveva tracciato gli argomenti, come il GECT del Parco Europeo Alpi Marittime-Mercantour.  La marcata presenza di funzionari dei ministeri riguardava i diversi temi di cooperazione previsti dal Trattato del Quirinale. Per esempio, in sanità, la collaborazione tra gli ospedali di Briançon e Susa. Inoltre, il Comitato ha registrato la necessità di migliorare la cooperazione transfrontaliera tra le Università, o quella tra i Parchi, per esempio sulla frontiera marittima alle Bocche di Bonifacio: Corsica e Sardegna hanno portato il tema in riunione. In elenco c’erano alcuni parlamentari italiani e francesi e i rappresentanti di varie organizzazioni, da Unioncamere, all’Unione industriali di Torino alla società italiana del traforo del Monte Bianco.

L’impressione che ci si trovi ai primi passi è temperata dal programma delle prossime settimane: vengono costituiti dei gruppi di lavoro e ci saranno dei relatori per formulare proposte di soluzione ai singoli temi. Tra sei mesi il Comitato si riunirà nuovamente, questa volta a Parigi, per misurare i progressi realizzati.

Il Comitato frontaliero è un esercizio nuovo per le amministrazioni centrali e regionali, abituate a lavorare in modo separato: le Regioni e i Comuni da 25 anni con la cooperazione territoriale finanziata da Interreg, le amministrazioni centrali sia con le commissioni intergovernative, da quella del Monte Bianco a quello delle Alpi del sud, sia con programmi bilaterali, come per il diploma di maturità congiunto ESABAC. Trovarsi in uno stesso ambito di lavoro obbliga a mescolarsi e ad agire insieme.

Inoltre, il metodo del comitato aggiorna il classico approccio che attribuisce il canale di comunicazione alla sola sovranità statale: per quanto i due Paesi appartengano all’Unione europea, il riflesso degli uffici centrali è spesso ancora quello “diplomatico”. L’idea è invece di banalizzare e semplificare la comunicazione: la parte importante del comitato è infatti nella sua composizione mista e flessibile, sia statale, sia territoriale, sia degli operatori transfrontalieri.

Nei due anni trascorsi, qualcosa è stato fatto (riassunto da un documento del governo francese), ma con una prevalenza della cooperazione tra amministrazioni centrali. Non sono tempi ottimi per questo genere di lavori: l’accentramento statale è sempre più netto in Italia, e il decentramento e la regionalizzazione stentano a progredire in Francia, per quanto in alcuni settori siano persino più avanti di quelli italiani.

A Torino si è assistito comunque a prese di posizione generali: sui casi di maggiore attualità, molto è ancora da capire sul raddoppio del traforo stradale del Monte Bianco, sulla gestione efficace dei lavori al colle di Tenda, oppure sui tempi di intervento sulla frana nella Valle della Maurienne, così come sulle cooperazioni tecniche annunciate.

Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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