Lo scandalo di corruzione scoppiato in Liguria, con gli arresti e le misure giudiziarie del 7 maggio scorso, ha visto emergere qualche fatto nuovo, ma presenta uno stallo sotto il profilo politico. A quella data vi era stato l’arresto ai domiciliari del presidente della Regione, Giovanni Toti e dell’imprenditore Aldo Spinelli, l’arresto in carcere per l’ex capo dell’Autorità portuale, Paolo Emilio Signorini, e misure restrittive per altre persone, dal capo di gabinetto Matteo Cozzani all’allora consigliere di amministrazione di Esselunga, azienda della grande distribuzione, Francesco Moncada. Varie altre persone sono coinvolte nell’inchiesta, tra cui alcune collegate a famiglie legate alla mafia e a loro volta in relazione con la comunità dei siciliani di Riesi a Genova.

A oggi, le dimissioni del presidente Toti non sono previste ma le sue cariche sospese, Signorini, Cozzani e Moncada non svolgono le loro funzioni precedenti, gli imprenditori Aldo e suo figlio Roberto Spinelli non sono autorizzati ad esercitare la professione.

I media locali e nazionali hanno poi riportato in questi giorni diversi estratti del fascicolo d’accusa. Negli allegati vi sono alcuni testi delle intercettazioni, con dialoghi poco edificanti. Al di là del loro effetto sull’indignazione pubblica, essi permettono di comprendere parte del contesto in cui si è sviluppato lo scandalo.

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Interrogatori e tutele degli indagati

Dopo l’arresto, secondo la normativa italiana, sono iniziati i cosiddetti interrogatori di garanzia in cui i principali indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, per avere il tempo di leggere l’intero fascicolo. Le misure restrittive sono state quindi mantenute, ed è per loro possibile attivare ulteriori strumenti di garanzia, come il tribunale per il riesame. Il 17 maggio, infine, stati interrogati Aldo e Roberto Spinelli. Sarebbe emerso un ruolo più attivo del presidente Toti, e rapporti complicati tra padre e figlio, che avrebbe cercato di contenere alcune iniziative paterne, comprese alcune che sono entrate negli atti dell’accusa.

La sintesi di cosa è avvenuto

Nelle intercettazioni, in parte pubblicate dai media, emerge il contesto di formazione delle decisioni pubbliche, a partire dal futuro del porto di Genova. Anziché una strategia di sviluppo, si osserva una mediazione diretta e personale degli interessi, tra le domande degli Spinelli, le proteste e la mediazione con il gruppo  MSC di Gianluigi Aponte, e le amministrazioni coinvolte.

Queste sono anche obbligate a procedimenti spesso in contrasto con le richieste degli imprenditori portuali, da cui le pressioni degli uni e degli altri per costruire le decisioni. Nel concreto, la Spinelli otteneva nuovi spazi in banchina, anche riempiendo spazi d’acqua intermedi, malgrado alcune resistenze di autorità amministrative o ambientali. Lo stesso comitato di decisione del porto ha approvato tra vari dubbi e pressioni il rinnovo per 30 anni della concessione di quegli spazi a favore della Spinelli.

Prevale nei dialoghi la mediazione diretta degli interessi, e di una strategia di sviluppo non si parla mai: né di elettrificazione delle banchine o di concorrenza con Rotterdam o dei nuovi collegamenti viari o ferroviari, dalla Gronda di Genova al collegamento con Milano, allo spostamento della ferrovia dopo Finale Ligure verso la Francia.

Altri temi e fatti

Nell’inchiesta vi sono poi altri temi, tra cui la trasformazione da pubblica a concessione privata di una spiaggia a Celle Ligure, l’apertura di punti vendita di Esselunga in Liguria, i pagamenti di promozioni elettorali. Sul fondo vi sono pagamenti diretti in denaro o di fatture, “utilità” – in linguaggio giuridico italiano – come 42 notti di albergo a Montecarlo per Signorini e una sua amica, o una collana Cartier. Per le note di colore, vi sono salaci dialoghi sugli interessi in gioco al porto raccolti nella sede poco consona dello yacht di Spinelli, con Toti o altri protagonisti.

Vi sono anche dialoghi a tratti sprezzanti, per esempio di un regalo di un IWatch, il meno caro possibile, a favore di un’amica di Signorini.  Questi, pur con lo stipendio da presidente dell’autorità portuale era a corto di soldi, tanto da cercarli per saldare 13 mila euro di catering per il matrimonio della figlia. Non vi sono stati approfondimenti, negli ultimi giorni, sulla ricerca dei voti nella comunità di Genova dei siciliani del comune di Riesi. Emergeranno probabilmente nelle prossime settimane. Un contesto appunto poco edificante.

Il dibattito sulle dimissioni

Dopo aver a lungo dibattuto all’interno della magistratura su come procedere, considerata la possibile reiterazione di uno dei reati sulle campagne politiche, gli arresti sono avvenuti a poche settimane dalle elezioni europee. Le possibili dimissioni del presidente Toti, agli arresti domiciliari e in sospensione dalla carica in applicazione della legge, sono andate a inserirsi quindi in un contesto pre-elettorale.

Dalla sua parte, non c’è al momento volontà di rassegnarle. La presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, secondo le voci raccolte dai media sembrava favorevole ma, infine, ha pronunciato parole di conforto. Il 14 giugno, ha detto che “bisogna attendere le sue parole”, cioè quelle di Toti che verranno appunto con l’interrogatorio, e che “ha governato bene la sua Regione”. È una specie di messaggio attesa, che favorisce il superamento delle elezioni europee del 9 giugno.

Nella riunione del Consiglio regionale del 14 maggio sono state chieste le dimissioni dalle opposizioni, ma non vi è stato nulla di decisivo. Si sono udite alcune proteste tra il pubblico e visto qualche cartello.

Dunque, il presidente Toti si trova in una situazione di impossibilità temporanea di esercitare le funzioni, ed è sostituito dal vicepresidente Alessandro Piana. Se l’impossibilità diventasse permanente, anche senza dimissioni, si andrebbe alla sua revoca e alle elezioni. È una partita ancora tutta da vedere.

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Chi ha fatto un passo indietro e cosa succederà

Paolo Emilio Signorini, che era diventato amministratore delegato di IREN, la multiutility tra Genova, Torino e l’Emilia Romagna (6,5 miliardi di fatturato nel 2023), ha perso le deleghe e non ha più poteri. È rimasto tuttavia un dirigente dell’azienda.

La sua situazione è critica: è sempre in carcere, IREN ha aperto una valutazione sui suoi nove mesi da amministratore, e sta procedendo in vista di un suo possibile licenziamento, in assenza di dimissioni. Per quanto riguarda Moncada, che è peraltro il marito della figlia del fondatore di Esselunga, si è dimesso dal Consiglio di amministrazione della società. L’11 maggio, il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, si è detto pronto alle dimissioni, ma siamo ancora all’annuncio.

Di qui al 9 giugno, ci si aspetta probabilmente un volume basso di notizie e commenti sul caso ligure, complice il lavoro degli interrogatori e un clima accettabile per la campagna elettorale. È possibile che emergano fatti nuovi, ma probabilmente i passaggi politici e giudiziari più importanti verranno dopo le elezioni, con il mese di giugno.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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