La neve si è ormai sciolta anche agli ingressi del “Buco del Viso” (in francese Tunnel de la Traversette): la primavera ha portato molte precipitazioni, come abbiamo visto in occasione dell’inaugurazione ufficiale del 20 giugno. Fino a poco tempo fa, l’accesso rimaneva difficile, ma ora, in piena estate, gli escursionisti possono più facilmente utilizzare questa struttura storica.

Il Buco di Viso si trova a 2.900 metri di altitudine e collega il villaggio di Crissolo, in provincia di Cuneo, al villaggio di Abriès-Ristolas, nelle Hautes-Alpes. È ancora utilizzato dagli escursionisti 546 anni dopo il suo scavo.

Il tunnel aperto grazie al programma Interreg Alcotra

Restaurato e messo in sicurezza sotto l’egida del programma Interreg ALCOTRA nel 2014, il Buco del Viso, lungo 75 metri, è accessibile dal Parco del Monviso sul versante del Piemonte e dal Parco Naturale Regionale del Queyras sul versante delle Hautes-Alpes.

L’ingresso francese, più esposto alla neve e alla caduta di sassi, è stato rinforzato e, dall’estate 2023, è dotato di una porta che impedisce alla neve di entrare nel tunnel. Questo facilita anche la riapertura del Buco del Viso all’inizio della stagione. L’utilizzo e la manutenzione del tunnel sono progrediti grazie alla cooperazione italo-francese, finanziata dal programma europeo Interreg Alcotra.

Oggi consente l’accesso a entrambi i versanti della montagna per gli escursionisti, gli appassionati di trail e di mountain bike. Nel 2018 sono stati registrati 20.000 passaggi, a testimonianza del reale appeal della struttura. Le dimensioni ridotte (tra 1,4 e 3 m di altezza e 2 m di larghezza) e la sua collocazione in due parchi protetti escludono la presenza di veicoli motorizzati.

Il tunnel delle Traversette del XV secolo, con la sua importanza commerciale e strategica

I lavori per la costruzione del Buco del Viso (o tunnel della Traversette) iniziarono nel 1478 e si conclusero due anni dopo, poiché potevano essere svolti solo durante i mesi estivi. I 75 metri di lunghezza furono scavati a mano, utilizzando martelli e palanchini. Si tratta comunque di una struttura delimitata e curata, con una pendenza verso la parte piemontese per consentire il deflusso del ghiaccio e dell’acqua.

L’opera fu progettata da Ludovico II, marchese di Saluzzo, che era in diretta competizione con Carlo I, conte di Savoia. Questi controllava quasi molte vie di comunicazione, con i relativi dazi, tra il regno di Francia e territori della pianura padana e questo era un vero problema per il Marchesato di Saluzzo (1142-1537), che non aveva vie di accesso con la Provenza e il Delfinato.

Ludovico II, con l’appoggio del re di Francia, avviò la costruzione tunnel per consentire il trasporto di merci come sale, tessuti e bestiame. Nel XV e XVI secolo, i re di Francia e alcuni dei loro eserciti lo utilizzarono durante le loro campagne militari in Italia, nei limiti della sua portata e dell’altitudine.

Abbandono e recupero

L’annessione del Marchesato di Saluzzo al Regno di Francia nel 1537 e poi nei domini di Savoia nel 1601 portò al graduale abbandono del Buco del Viso. Ciò avvenne per motivi politici e militari, ma anche per motivi naturali, per le frane che ne ostacolavano l’accesso. Fu riaperto all’inizio del XIX secolo durante l’impero napoleonico, prima di essere nuovamente abbandonato.

All’inizio del XX secolo, il nuovo modo di guardare alle montagne, con lo sviluppo dell’alpinismo e del turismo sportivo, ha portato alla riapertura del tunnel e alla sua manutenzione da parte di società sportive di entrambi i versanti delle Alpi.

Gli enti locali italo-francesi gestiscono ora l’accesso al tunnel, con il sostegno del programma Interreg dell’Unione Europea. La manutenzione di questo antico passaggio transfrontaliero è un simbolo della cooperazione italo-francese, in un momento in cui si sta costruendo un altro tunnel nelle Alpi, quello della Torino-Lione.

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