Lingua e storia ma anche DNA e tradizioni alimentari scorrono nel sangue e costruiscono l’identità de “Gli italiani che non conosciamo”, ovverosia tutte le minoranze linguistiche che da tempo immemore abitano la Penisola. E proprio queste rappresentano il soggetto della ricerca sottotitolata “Lingue, DNA e percorsi delle comunità storiche minoritarie”, curata da Erica Autelli, Marco Capocasa, Marco Caria e Giovanni Destro Bisol.

“Gli Italiani che non conosciamo”

Realizzato con il contributo della direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del ministero della Cultura, “Gli italiani che non conosciamo” è volto a fare conoscere comunità e saperi, radici e cultura delle minoranze linguistiche italiane. In una sorta di viaggio attraverso la Penisola, antropologi e linguisti raccontano e rivelano il fascino e le peculiarità di gruppi umani capaci di conservare idiomi e caratteristiche genetiche unici.

Il volume è acquistabile nelle principali librerie italiane ma, qualora si desiderasse consultarne l’anteprima, è stato appositamente confezionato un sito web dedicato sul quale sono presenti estratti di ciascuno dei capitoli.

Dalla lingua al cibo

La narrazione si sviluppa per il tramite di una serie di testimonianze locali che ricostruiscono contesti, difficoltà e speranze di coloro che non hanno mai smesso di preservare la propria identità e promuovere la propria diversità. Nel Nord dell’Italia, per esempio, le Alpi raggruppano stirpi germanofone, romanze e slave tra cui francesi e francoprovenzali, occitani ma anche walser, un panorama che culmina nella riconosciuta lingua sarda.

Uno dei capitoli de “Gli Italiani che non conosciamo” si focalizza peraltro sull’offrire uno sguardo antropologico sulle tradizioni alimentari che popolano e contraddistinguono la Penisola. Ogni cultura possiede difatti un proprio “menù” di piatti e pietanze che rispecchiano gusti condivisi a loro volta frutto di un passato storico e una contingenza sociale diversi.

Il ruolo del DNA

In aggiunta, parte del volume “Gli Italiani che non conosciamo” è orientato a sondare lo stretto nesso che lega DNA e lingue, due fondamentali elementi complementari dell’identità dell’essere umano. Non a caso ambedue rappresentano sorte di testimoni di avvenimenti passati quali migrazioni, mescolamenti e cambiamenti demografici che hanno contribuito a donare a una data comunità i propri tratti.

Tali elementi restano imprescindibili nel ricostruire le vicende una data fetta di popolazione poiché a compensare la scarsa efficacia del DNA in termini di eventi recenti subentra un aspetto millenario come la lingua storicamente documentata. Gli idiomi, in particolare, evolvono rapidamente negli anni, riflettendo mutazioni storiche, politiche, geografiche e sociali e variando a loro volta fonetica, semantica e sintassi.

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Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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