Sul finire del gelo e del grigiore dell’inverno, in Valle d’Aosta, nella valle del Gran San Bernardo detta Coumba Freida, si svolge uno dei più interessanti e vivaci e colorati carnevali dell’arco alpino, con le Landzette.

Paesaggio della Coumba Freida (c) Anna Maria Colombo Nos Alpes

Nella complessa coreografia di questa festa profana, fatta di musiche, danze e scenette teatrali che si svolgono lungo il percorso e nelle case aperte per l’occasione, il ruolo principale è svolto dall’insieme delle figure dette landzette. Esse indossano un costume la cui foggia si dice riecheggi le uniformi militari d’epoca napoleonica.

Il corteo delle landzette procede accompagnato dai suonatori (c) Anna Maria Colombo Nos Alpes

    

Riporre le divise e dimenticare i patimenti

Una preziosa testimonianza orale di un’abitante di Saint-Rhémy-en-Bosses, Emilia Ronc, raccolta da  Chantal Certan (2003-2004), fornisce una traccia in un campo di ricerca non facile da indagare, quello del formarsi delle feste tradizionali, dei loro rituali e costumi: “È impossibile spiegare quante divise ci fossero, erano divise da soldà, che i soldati quando rientravano portavano con loro e poi arrivati a casa buttavano lì, in qualche cassapanca e i figli o i nipoti le tiravano fuori a carnevale, quando volevano travestirsi […]  A Bosses, Napoleone aveva reclutato molti soldati, pochi sono tornati, ma avevano tutti qualche infermità, le mani gelate o altro, talmente avevano patito il freddo in Russia.”

Emilia è portavoce dei ricordi della nonna, bambina al ritorno dei soldati di Napoleone dalla campagna di Russia del 1812. Infatti in migliaia, soprattutto figli del popolo, erano partiti dalla Valle d’Aosta e dal Piemonte in quanto diventati cittadini della Repubblica Francese, dei Dipartimenti della Dora e della Sesia.

Del contenuto di quelle cassapanche ottocentesche, dove gli anziani insieme con le divise avevano inteso dimenticare i patimenti della guerra, non resta nulla. I più ‘antichi’ dei costumi carnevaleschi conservatisi sono della seconda metà del Novecento e si possono vedere esposti nel Museo del Carnevale della Coumba Freida, che ha sede in un’antica costruzione del XV secolo nel comune di Allein (frazione Ayez).

Una marsina con un boom di specchietti

Il manufatto più sorprendente esposto è una giacca a doppia coda, datata 1963, qualcosa come una scombinata marsina tagliata in un panno rosso e decorata in sovrabbondanza con materiali in gran parte di riutilizzo.

Visione anteriore e posteriore della giacca a doppia coda, 1963, Museo del Carnevale, Allein (c) foto Anna Maria Colombo 2010 Nos Alpes

La giacca presenta motivi a zig-zag e floreali, ottenuti applicando ritagli di tessuto a contrasto: nastri, cordoncini, paillettes e specchietti di forma rotonda. Secondo la simbologia dei costumi del carnevale, gli specchi hanno lo scopo di scacciare gli spiriti maligni, così come le code dei muli che le landzette agitano nel loro sfilare servono per allontanare le correnti d’aria nefaste.

Chi ha confezionato il costume si è attenuto alla tradizione, ma con senso pratico ha utilizzato specchietti prodotti in serie, che evidentemente si vendevano in loco come souvenir per i turisti: la sottile lamina metallica che funge da cornicetta e retro dello specchietto presenta, sbalzata a stampo, una composizione di piccozze e scarponi su di uno sfondo di montagne. È il boom economico, con la diffusione dell’automobile e l’aumento del tempo libero, ad aver dato l’avvio alle vacanze di tutti, al mare come in montagna.

Particolare del retro di uno specchietto penzolante dal costume. Si osservi il decoro: piccozze e scarponi con sfondo di montagne (c) Anna Maria Colombo 2010 Nos Alpes

Il museo conserva altri costumi ormai storici, ugualmente di colore rosso. Uno, degli anni Settanta, presenta il giacchino chiuso da una cerniera lampo e i calzoni che accennano ad allargarsi a zampa d’elefante. La cornicetta degli specchietti non è più di metallo, ma di materiale plastico.

Visione anteriore e posteriore del costume. Si noti la cerniera lampo della giacca e i calzoni svasati al fondo, ca. 1977, Museo del Carnevale, Allein (c) Anna Maria Colombo 2010 Nos Alpes

Nuovi colori e nuovi tessuti

Le immagini fotografiche che seguono, tutte di particolari del costume, sono state scattate durante il carnevale del 2010. I colori sono più vari, oltre al rosso tradizionale troviamo anche giallo, viola, verde, rosa, bordò e blu. Ad essere impiegati non sono più solo tipi diversi di panno, ma anche tessuti dall’aspetto più ricco. Compaiono altri motivi decorativi ricamati: nastri e fiori, soprattutto rose e tulipani. Accanto agli specchietti rotondi ve ne sono di rettangolari. Paillettes, perline e vetrini sembrano più brillanti.

L’apertura alla modernità di certo non si arresta e i laboratori locali confezionano   costumi con sempre nuove varianti. Del resto secondo gli studiosi è proprio l’introduzione di elementi nuovi che consente la vitalità e la conservazione delle tradizioni.   Ma agli specchietti non si rinuncerà di certo. Di scacciare gli spiriti maligni ne abbiamo più che mai bisogno.  

Particolari decorati del costume fotografati durante il carnevale del 2010 / foto Anna Maria Colombo Nos Alpes

leggi i tutti i contributi di Anna Maria Colombo a Nos Alpes, se cerchi un po’ di incanto…

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Anna Maria Colombo ha insegnato Storia dell’Arte Alpina all’Università di Torino e tenuto seminari e partecipato a progetti di studio e restauro sui tessuti antichi per varie istituzioni, fra cui l’Università Pontificia Giovanni Paolo II a Cracovia. Ha scritto per Allemandi, Interlinea, Priuli e Verlucca, Silvana Editrice ed altri. Tiene una rubrica sulla letteratura di montagna per Coumboscuro, periodico della minoranza provenzale in Italia.

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