Un breve invito a leggere il libro Notre Histoire. La Vallée d’Aoste de néolitique à l’an Deux mille di Joseph Rivolin (La Nostra storia, la Valle d’Aosta dal Neolitico al Duemila)
Nelle nostre Alpi, a livello transfrontaliero, c’è una comunità di studiosi e ricercatori che si legge e si ascolta. È pur vero che esiste sempre una larga dominanza della dimensione nazionale, nelle Università, nei temi e nelle filiere di studio e di ricerca. Tuttavia, rispetto alle culture strutturate dagli Stati nazionali, si è sempre mantenuto uno scambio aperto, che si è visto in molte occasioni, ad esempio nel bel libro di Lionello Sozzi sulla Storia europea della letteratura francese. L’idea delle università europee, e gli scambi che osserviamo di studenti e professori, dicono inoltre dei progressi in corso.
Poi, riguardo alla storia alpina, esistono legami ancora più profondi, anche perché gli studiosi leggono gli stessi documenti di un territorio comune. Anche per questo, e per questo mondo, bisogna segnalare il libro di Joseph-Gabriel Rivolin Notre Histoire. La Vallée d’Aoste de néolitique à l’an Deux mille (Duc, 2025)
Il libro è in sé utile e divertente, pieno di notizie. Si rivolge nella sua versione bilingue al pubblico italiano e francofono. In una novantina di pagine, ha il pregio di tracciare delle linee, un disegno sereno su duemila anni di storia. Lo sguardo ha un’attenzione politica, sociale ed economica. Per natura, relativa brevità, e anche per una certa dose di umiltà, lo si immagina come libro di divulgazione.
Tuttavia, nella narrazione non mancano le notizie importanti, le interpretazioni, la messa in prospettiva. Vengono dallo storiografo di professione, dal medievista che è anche osservatore di studi e vicende. Lo sforzo che compie è in parte diverso da quello di Lin Colliard con La Culture valdôtaine au cours des siècles. In quel caso occorreva costruire un racconto dell’evoluzione e della continuità della cultura propria di un territorio e dei suoi abitanti. In questo, con lo stesso perimetro, emerge sempre l’identità e la particolarità della Valle. Tuttavia, lo sguardo è distaccato e osservatore, rivolto com’è anche alle tendenze economiche e geopolitiche.
Tra i fatti notevoli, il libro racconta di come le guerre di religione di metà Cinquecento abbiano interrotto la funzione di scambio commerciale con il Vallese, producendo cambiamenti nel sistema produttivo, che dovette riconvertirsi alla produzione di cereali, anche in alta quota.
Oppure descrive le vicende del Conseil des Commis come organo di governo in linea con la formazione dello Stato moderno, e poi la crisi secentesca, con uno sguardo all’economia e al ridotto transito sui colli alpini valdostani.
Se queste sono le parti più intense del volume, anche nelle pur brevi pagine dedicate alla Valle d’Aosta contemporanea vi sono spunti notevoli. Nelle questioni della lingua francese, del fascismo, dei moti annessionistici, della Repubblica, la descrizione non ha tono soltanto generale, da manuale storico. Propone anzi linee di interpretazione di fatti economici e delinea situazioni politiche, tratteggiando con una sua luce, per esempio, alcuni elementi del contesto in cui si è prodotta la morte di Émile Chanoux.
Così, in quest’opera apparentemente divulgativa e breve, ci sono stimoli per approfondimenti e ricerche, linee di comprensione con nomi, date, tendenze sociali, culturali, politiche ed economiche. Per questo va letto, e custodito.
LEGGI ANCHE: Artisti-artigiani del Medioevo: un viaggio a Chambéry attraverso le Alpi