Qualche parola sul racconto dedicato a un momento della Resistenza in Valle d’Aosta, con i personaggi di Plik e Dolfe


Nella notte del 6 luglio 1944 la vallata di Cogne viene occupata dalle forze partigiane. Da quella notte inizia ciò che viene ricordata nella Storia come la Repubblica Partigiana di Cogne. Un sogno che diventa realtà. In un periodo di costrizione, oppressione e violenza, in un piccolo paese della Valle d’Aosta la resistenza prospera e si respira un’aria di libertà nel bel mezzo di una guerra mondiale e una feroce dittatura. Purtroppo la Repubblica di Cogne dura solo fino al 2 novembre 1944, quando un attacco nazifascista mette fine alla resistenza partigiana che in questa vallata ha potuto trovare riparo e crescere, diventando uno dei momenti più importanti per la resistenza valdostana.

Sin dal 1943 i partigiani e gli abitanti di Cogne hanno iniziato ad accumulare viveri, indumenti e armi per potersi difendere, sopravvivere e pianificare pesanti attacchi alla dittatura. Soprannominata la “Banda Lexert”, il primo gruppo partigiano costituito in Valle d’Aosta e comandato da Emile Lexert, ha iniziato da Aosta andando a sabotare la produzione della fabbrica di acciaio: La Cogne. Lexert è un operaio e non appena entrato in fabbrica organizza scioperi, boicotta la produzione rendendo difficile l’esportazione di macchinari bellici e rallentandone la fabbricazione necessaria ai nazifascisti per l’approvvigionamento. Nel farlo viene ucciso il 23 aprile 1944 all’età di 33 anni.

La Repubblica partigiana di Cogne

Questo non ferma i partigiani che grazie a Franz Elter, direttore delle miniere di Cogne, si spostano in alta quota dove la popolazione li accoglie e qui da 40 iniziali diventano presto più di 400. Al comando dei primi gruppi che occuparono Cogne c’erano tre ex ufficiali degli alpini: Enrico Chantel detto Vigo, Bruno Canova detto il Biondo, e Giuseppe Ferdinando Cavagnet detto Plik, uno dei due protagonisti del racconto uscito nei giorni precedenti. In questo luogo franco i partigiani perseguitati possono rifugiarsi, è passato persino quello che sarà il futuro presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini.

In quel breve periodo, nel bel mezzo di una guerra mondiale e di una spietata dittatura, a Cogne il cibo non mancava così come la compagnia, si cantava, si lavorava c’era una radio che trasmetteva le notizie con la voce di Dudo, Giulio Dolchi, futuro sindaco di Aosta e presidente del Consiglio Valle. Insomma in quella forma di Repubblica si cercava in ogni modo di resistere, anche attraverso piccole forme di libertà come un ballo o un canto.

Nell’officina della miniera si costruiscono armi e si forgiano munizioni e mine; nelle case si pianificano strategie per cercare in ogni modo di ferire i “nemici della libertà”, nazisti e fascisti. Erano così organizzati, armati e numerosi che il comandante delle truppe naziste ad Aosta, il tenente Reitch, dopo aver visitato Cogne in abiti civili invitato dai partigiani si convinse dell’impossibilità di attaccare la Repubblica.

Più di mille per conquistarla

E così con la “resa” nazista, la collaborazione degli abitanti e degli operai e grazie al coraggio partigiano la Repubblica di Cogne iniziò a prosperare fino a diventare talmente pericolosa per le dittature che l’esercito tedesco e quello fascista dovettero mettere assieme più di mille soldati per penetrare le fila partigiane e porre fine, con la battaglia del 2 novembre, all’ennesimo tentativo di resistenza attuato in Italia.

Dopo averlo saldamente controllato fino a quel giorno, i partigiani fanno saltare il ponte di Chevril, per impedire alle truppe nazifasciste l’avanzata, e permettere la ritirata della popolazione e dei partigiani. A far crollare il ponte fu un tedesco disertore: Herzberg. Dobbiamo ricordare che non solo la popolazione di Cogne ha aiutato la resistenza ma anche disertori tedeschi e fascisti, come Dolfe, Adolfo Rosset, centurione di Aosta e altro protagonista del nostro racconto, che sapendo di un amico in difficoltà inviò ai partigiani delle coperte per scaldarsi, rischiando la fucilazione.

Non possiamo parlare di resistenza in Valle d’Aosta senza citare Cogne, fabbrica, miniera e paese. La liberazione di Aosta dall’oppressione, dalla dittatura e dalla paura è avvenuta il 28 aprile 1948. È a quella Repubblica e a tutti gli uomini e a tutte le donne che hanno contribuito a costruirla, a sostenerla e ad aiutarla, al di là dei loro ruoli e del loro schieramento, è a loro tutti che oggi va il nostro ricordo.


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Ha studiato al Dams a Torino e poi all’Alma Mater a Bologna. Nel 2022 un tirocinio lo ha portato a Roma, a lavorare inizialmente nella produzione della serie Suburræterna e poi in altre produzioni cinematografiche. Appassionato di letteratura e sceneggiatura ha pubblicato il suo primo racconto sul sito Racconti nella rete dell'associazione LuccAutori.

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