Il 24 giugno 1955, una cabina rossa e bianca lasciò lentamente la stazione di partenza, sospesa a un cavo d’acciaio teso verso il vuoto. Pochi minuti dopo, i passeggeri sarebbero arrivati a 3.842 metri, sulla cima dell’Aiguille du Midi. Da quel giorno l’alta montagna divenne accessibile a tutti e la valle di Chamonix entrò in una nuova era.
A settant’anni di distanza, questa leggendaria funivia rimane il simbolo della conquista tecnica delle Alpi. Ma dietro questo successo si nasconde una storia lunga e tumultuosa e un’ambizione dimenticata: unire Chamonix e Courmayeur, Francia e Italia, in un passaggio transfrontaliero sospeso sui ghiacciai.
Un’ambizione guidata da un uomo, Dino Lora Totino, ingegnere italiano e visionario discreto. Questa è la storia di un sogno folle che ha richiesto mezzo secolo per essere realizzato.
Le origini del sogno: conquistare le cime per tutti
Il sogno di collegare Chamonix alle cime del massiccio del Monte Bianco risale alla fine del XIX secolo. Nel 1860, la Francia aveva appena incorporato nel suo territorio i Pays de Savoie e parte del massiccio del Monte Bianco e voleva ottenere un forte impatto simbolico con la simbolica sfida della conquista della vetta più alta d’Europa.
All’epoca, le montagne erano ancora appannaggio degli alpinisti, pionieri con corda e piccozza. Ma lo sviluppo del turismo alpino ha cambiato il contesto. Chamonix, una località nata nella conca della valle glaciale, attirava un numero sempre maggiore di visitatori curiosi delle alte quote, ma che non volevano scalare da soli.
Diversi progetti, uno più folle dell’altro, erano in competizione: treni in superficie o sotterranei, ascensori e funivie per raggiungere altezze vertiginose. La rivalità tra Chamonix e Saint-Gervais era in pieno svolgimento, con ciascuna valle in lizza per la supremazia sul Monte Bianco.
Alla fine, per una serie di ragioni, fu Saint-Gervais a spuntarla, costruendo un treno il più vicino possibile alla vetta del Monte Bianco. La costruzione della tranvia del Monte Bianco da Saint-Gervais iniziò nel 1907 e nel 1913 la linea raggiungeva già il Nid d’Aigle a 2.372 metri.
I primi tentativi di conquista dell’Aiguille du Midi
Chamonix non fu da meno. Nel 1909, il Comune ottenne la prima concessione per la costruzione di una funivia. L’idea era quella di raggiungere l ‘Aiguille du Midi, un maestoso picco roccioso che domina i ghiacciai e che è molto vicino alla cupola sommitale del gigante alpino. L’obiettivo era duplice: offrire ai turisti una vista panoramica unica sul massiccio e fornire un accesso rapido agli alpinisti, che potevano così raggiungere la Vallée Blanche, il rifugio Cosmiques o addirittura tentare la scalata del Monte Bianco.
Per motivi tecnici, il progetto sarà adattato in modo da terminare al Col du Midi, appena sotto l’Aiguille, con tre sezioni che partiranno da Les Pèlerins.
I lavori iniziarono rapidamente, ma la Prima Guerra Mondiale interruppe il progetto proprio quando la prima tratta, tra Les Pèlerins e La Para, stava per essere completata. Fu finalmente inaugurata nel 1924, seguito da una seconda sezione fino a Les Glaciers nel 1927, diventando così la funivia per passeggeri più alta del mondo.
Negli anni Trenta e Quaranta la linea è invecchiata male, con problemi strutturali, e la Seconda guerra mondiale ha ulteriormente ritardato i lavori.
Dopo la guerra, la società di gestione cercò di rilanciare il progetto. Tuttavia, le basi del pilone e della stazione superiore rivelarono gravi difetti strutturali. Il calcestruzzo cedette, i venti si scatenarono e la linea non fu più percorribile. L’intero progetto fu un calvario: tempo imprevedibile, finanziamenti da montagne russe, guerre mondiali. L’ultimo tratto, fino al Col du Midi, non fu mai completato.
Nel 1948 il progetto fu ufficialmente abbandonato. Nel 1951 i lavori furono interrotti. Le alte vette rimasero inaccessibili senza la fune di un teleferica e il sogno alpino affondò nelle rovine delle sue stesse ambizioni.
Nel frattempo, in Italia, il sogno transfrontaliero prendeva forma
Dino Lora Totino (1900-1980) era un ingegnere e industriale italiano proveniente da una grande famiglia piemontese di produttori di lana. Appassionato alpinista e sciatore, fu un pioniere del trasporto a fune, costruendo, a partire dagli anni Trenta, diverse grandi funivie in Italia, in particolare a Breuil-Cervinia, che gli valsero il soprannome di “Conte di Cervinia”.
Fu durante le sue escursioni in Valle d’Aosta che Lora Totino concepì l’idea visionaria di un collegamento funiviario internazionale tra Courmayeur (Italia) e Chamonix (Francia), attraversando il massiccio del Monte Bianco. La sua ambizione era quella di collegare due capitali dell’alpinismo e dello sci, rendendo l’alta montagna accessibile al grande pubblico e realizzando un’impresa tecnica e simbolica.
Per realizzare questo progetto, nel 1940 fondò la società “Funivie d’Italia”, che per prima si aggiudicò un appalto militare: nonostante le limitate risorse tecniche, il primo tratto La Palud-Pavillon du Mont-Fréty venne aperto alle truppe nel 1942. Dopo la guerra, riuscì a sviluppare le strutture come attrazione turistica, aprendo la stessa sezione ai turisti nel 1947.
Seguì la costruzione della funivia sul versante italiano del Monte Bianco, che collegò nel 1957 La Palud alla Pointe Helbronner attraverso il padiglione del Mont Fréty e il rifugio Torino, con tratti arditi come quello di 2.440 metri senza pilone intermedio.
Ma nel frattempo Lora Totino decise di occuparsi della parte francese del suo sogno.
Dino Lora Totino e la rinascita di un progetto franco-italiano
Furono i dirigenti della CFFM (Compagnie Française des Funiculaires de Montagne), storico gestore dei primi tratti della funivia dell’Aiguille du Midi a Chamonix, a chiamare Dino Lora Totino alla fine degli anni Quaranta. Dopo l’abbandono del progetto iniziale del Col du Midi nel 1948, il CFFM si trovò in una situazione di stallo: gli impianti erano obsoleti, l’azienda era finanziariamente fragile e non era più in grado di portare avanti il progetto.
È in questo contesto di fallimento che emerge un nome poco noto al pubblico francese. Dino Lora Totino. Industriale piemontese, erede di una dinastia tessile, si era già fatto un nome in Italia costruendo funivie a Breuil-Cervinia. Appassionato di montagna e del Monte Bianco, aveva una visione chiara: collegare Courmayeur a Chamonix per via aerea. Non dalle valli, ma dalle cime, sopra la Vallée Blanche, tra ghiacciai e seracchi.
Era l’uomo giusto per questo lavoro. Lo contattarono e gli proposero di prendere in mano il progetto e di considerare un percorso innovativo, più diretto e tecnicamente ambizioso.
Nel 1949 fu fondata la Compagnie du Téléphérique de l’Aiguille du Midi (CTAM).
Lora Totino ne divenne il direttore. Il suo coinvolgimento trasformò il progetto: propose un percorso con un’unica stazione intermedia a Plan de l’Aiguille e un’unica campata, senza piloni, fino alla vetta, che all’epoca fu considerato rivoluzionario.
La funivia dell’Aiguille du Midi e l’attraversamento della Vallée Blanche
I lavori iniziarono nel 1951. Fu un inverno rigido, con gli operai che dormivano in tenda, scavavano con la dinamite e issavano i materiali sulle pareti verticali a dorso d’uomo o con le funi. Il genio umano si scontrava con il vuoto: oltre 2,8 chilometri di cavo si estendevano tra due stazioni, un record mondiale per la portata senza pilone.
La nuova funivia fu inaugurata il 24 giugno 1955. Quando il 19 agosto entrò in funzione per i turisti, divenne ufficialmente la più alta del mondo. In 20 minuti si può viaggiare da Chamonix (1.035 m) alla cima dell’Aiguille (3.842 m), con una vista mozzafiato sulle Grandes Jorasses, il Dôme du Goûter e il Monte Bianco. Il progetto è stato un successo assoluto, la rivincita di 40 anni di tentativi ed errori.
Ma per Lora Totino era solo un primo passo. Per realizzare il suo sogno, doveva concretizzare la tappa successiva.
Due anni dopo, nel 1957, una cabina attraversò la Vallée Blanche sospesa tra l’Aiguille du Midi e la Pointe Helbronner (3.462 m) in Italia. Tre chilometri di cavo, senza piloni, su crepacci e ghiacciai mobili. Così è nata la funivia panoramica del Monte Bianco, frutto di una collaborazione senza precedenti tra le autorità francesi e italiane.
Contemporaneamente, sul versante italiano, la funivia partiva da Courmayeur (La Palud) e saliva al padiglione del Mont Fréty, poi al rifugio Torino e infine alla Pointe Helbronner, grazie ad alcune tecniche ardite.
L’intero collegamento si completò nel 1957, suggellando definitivamente il collegamento transfrontaliero.
Chamonix e Courmayeur, due capitali dell’alpinismo, erano ormai unite dal cielo. In poco più di un’ora si poteva attraversare il massiccio del Monte Bianco senza ramponi né corde, trasportati dalla tecnologia.
Laddove i comuni di Saint-Gervais e Chamonix erano divisi per la supremazia sul massiccio, Lora Totino sognava un asse transalpino, simbolo dell’unità alpina in un contesto europeo ancora ossessionato dalle frontiere. Ha imposto il suo stile.
Questo attraversamento simboleggiava l’unione dei popoli alpini e la cooperazione italo-francese, ben prima dell’apertura del traforo del Monte Bianco nel 1965.
Cooperazione transfrontaliera: tra visione e sfide
La funivia dell’Aiguille du Midi è ancora un record. Accoglie più di 500.000 visitatori all’anno, dagli appassionati di alpinismo ai semplici curiosi in cerca di un panorama indimenticabile. La cabina sospesa scivola tra cielo e roccia, costeggiando l’abisso e toccando le nuvole.
Gli alpinisti la usano come punto di partenza per scalare la Vallée Blanche, i Cosmiques o il Monte Bianco. Gli scienziati installano qui i loro strumenti meteorologici e glaciologici. Le guide e i soccorritori lo usano come strumento di riferimento. È un vettore di turismo, ma anche un collegamento internazionale.
Nel 2015, sul versante italiano, è stata inaugurata la Skyway Monte Bianco. Questa nuova funivia ultramoderna collega Courmayeur a Pointe Helbronner, con cabine rotanti e stazioni circolari, illustrando la continua evoluzione delle ambizioni alpine. Lo spirito di Lora Totino aleggia ancora, da queste parti.
Il sogno di Totino si è realizzato proprio mentre l’Europa veniva reinventata. Molto prima di Schengen o dell’Espace Mont-Blanc, questo progetto ha gettato le basi per una concreta cooperazione alpina. Oggi, nonostante le tensioni sulla gestione delle frontiere in cima al Monte Bianco, le sfide del cambiamento climatico e i dibattiti sull’eccessivo afflusso di turisti, il valico via fune Chamonix-Courmayeur rimane un simbolo potente.
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