Lo scorso sabato 21 giugno, il Museo regionale dell’emigrazione dei piemontesi nel mondo di Frossasco (provincia di Torino, poco lontano da Pinerolo) ha riaperto ufficialmente le porte al pubblico. Dopo un periodo di chiusura iniziato nel 2022, il sito si presenta con un allestimento rinnovato per raccontare la lunga e articolata vicenda migratoria che ha interessato il Piemonte a partire dal Medioevo.

Il Museo regionale dell’emigrazione dei piemontesi nel mondo

Il Museo regionale dell’emigrazione dei piemontesi nel mondo di Frossasco vuole configurarsi non tanto quale semplice spazio espositivo bensì quale luogo di riflessione sull’identità piemontese e sul valore della memoria collettiva. Il nuovo allestimento si propone dunque di mettere in luce anche le storie individuali, gli oggetti, le lettere e i documenti che testimoniano le vite e le scelte di chi ha lasciato il Piemonte in cerca di un futuro migliore.

Concepito quale punto di incontro tra passato e presente, il polo si rivolge anche alle nuove generazioni e ai discendenti degli emigrati, offrendo strumenti per ricostruire la propria genealogia e comprendere le proprie radici culturali. Il tutto in una epoca nella quale i flussi migratori sono spesse volte al centro del dibattito politico e nella quale guardare alla propria esperienza può favorire una comprensione più empatica e consapevole di tale fenomeno.

Un ponte con i piemontesi nel mondo

Il nuovo allestimento del Museo regionale dell’emigrazione di Frossasco racconta la storia dei piemontesi partiti nel mondo attraverso oggetti, documenti, testimonianze orali e installazioni multimediali. Il percorso è pensato per coinvolgere il visitatore in un viaggio emotivo e storico, con particolare attenzione alle vicende famigliari e al legame affettivo con la terra di origine.

La sua riapertura si inserisce all’interno di un contesto più ampio, che vede le istituzioni impegnate nel rafforzare i legami con le comunità di origine piemontese sparse in giro per il mondo. Sempre seguendo tale linea, nel mese di ottobre prossimo una delegazione del Consiglio regionale visiterà l’Argentina, dove vivono numerosi discendenti degli emigranti italiani.

Il nuovo allestimento (c) https://museoemigrazionepiemontese.it
Il nuovo allestimento (c) https://museoemigrazionepiemontese.it
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La riapertura e il nuovo allestimento

Il Museo regionale dell’emigrazione dei piemontesi nel mondo di Frossasco è rimasto chiuso tra il mese di settembre del 2022 e il mese di giugno di quest’anno per consentire rinnovamento e aggiornamento degli spazi espositivi. A partire proprio dalla chiusura, è esordito un intervento strutturale volto a modernizzare gli interni per rendere l’area più interattiva, accessibile e tecnologica.

L’investimento ha superato i 133  mila euro ed è stato sostenuto da varie fonti tra cui Regione Piemonte (50 mila euro), ministero della Cultura (50 mila euro), Comune di Frossasco (23 mila euro) ed enti privati. Oltre alla ridefinizione del layout espositivo, sono state installate tecnologie multimediali e interattive nonché una rinnovata cartellonistica.

Il sito è ora visitabile ogni sabato con orario continuato dalle 10 alle 18 e, su richiesta, anche durante la settimana. Per eventuali informazioni o prenotazioni è possibile contattare il numero di telefono 01211976082 oppure scrivere all’indirizzo email emigrazionepiemontesemuseo@gmail.com.

L’emigrazione piemontese nel mondo

Lemigrazione piemontese nel mondo affonda le proprie radici già in epoca medievale, quando le famiglie mercantili astigiane erano attive nei principali centri economici europei come Londra, Parigi e Colonia. Alcune di queste, come i Feminis e i Farina, hanno lasciato una impronta culturale e commerciale importante, contribuendo ad esempio alla creazione della celebre acqua di Colonia.

A partire dal Cinquecento, l’esodo si fa più articolato, con uomini soli e dal mestiere umile che si spostavano stagionalmente o per periodi prolungati per cercare occupazione in Francia, Germania, Austria. Questo tipo di mobilità, oggi definita “migrazione circolare”, è spesse volte indispensabile per integrare i redditi famigliari delle comunità alpine, dove la vita è segnata dalla scarsità di risorse e dalla pluriattività.

Nel corso dell’Ottocento e sino al primo Novecento, poi, le destinazioni cambiano e migliaia di piemontesi iniziano a valicare l’Oceano diretti soprattutto in Argentina, Brasile, Stati Uniti e Uruguay. In molti casi si trattava di contadini o braccianti spinti a partire dalla crisi agricola e dalle difficoltà economiche postunitarie, comunità che mantengono ancora viva la lingua piemontese e celebrano le tradizioni delle valli da cui sono partiti i loro avi.

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Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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