Il Ghiacciaio del Griesgletscher, lungo oggi circa 5,4 chilometri e sito nelle Alpi Lepontine del Canton Vallese al confine con Piemonte e Lombardia, è divenuto uno dei casi più emblematici della rapida scomparsa dei ghiacciai in Svizzera. Secondo il servizio nazionale di monitoraggio GLAMOS, la massa di ghiaccio ha perso sei metri di spessore soltanto tra il mese di settembre del 2024 e il mese di settembre del 2025.
Il Ghiacciaio del Griesgletscher
Nel giro di poco più di vent’anni, tra il 2000 e il 2023, la lingua del Ghiacciaio del Griesgletscher si è ritirata di circa 800 metri, con il risultato di essersi accorciato dal 1880 a oggi di ben 3,2 chilometri. Secondo gli esperti, le parti più basse della massa potrebbero arrivare a sparire del tutto entro cinque anni, mentre quelle che si trovano oltre i 3 mila metri potrebbero resistere per altri 40 o 50 anni.
Tale nefasto destino accomuna di fatto larga parte della catena delle Alpi, tanto che tra il 2016 e il 2022 in Svizzera sono scomparsi circa cento diversi ghiacciai a causa del riscaldamento globale. Negli ultimi 60 anni, anche le vette più alte di Italia, Francia e Austria hanno perso oltre 170 chilometri quadrati di superficie un tempo coperta dal ghiaccio, una quantità equivalente alla vasta estensione del lago di Como, in Lombardia.
La tragedia di Blatten e il Vallese ferito
Il dramma del ritiro glaciale non è soltanto un fenomeno ambientale ma anche umano, come ha dimostrato nel maggio di quest’anno il crollo di una porzione del Ghiacciaio di Birch ha cancellato il villaggio di Blatten, ugualmente nel Cantone del Vallese. L’episodio ha mostrato con crudezza come la fragilità degli ecosistemi alpini si traduca in rischi concreti per le comunità locali, in questo caso trasmigrate altrove senza possibilità di tornare nelle proprie dimore.
Il direttore di GLAMOS, Matthias Huss, ha sottolineato come le stagioni calde e secche del 2022 e del 2023, unite all’estate torrida del 2025, abbiano compromesso ulteriormente la sopravvivenza dei giganti di ghiaccio. Nemmeno le abbondanti nevicate di aprile hanno potuto compensare il calore estivo poiché le precipitazioni invernali continuano a risultare di volume troppo esiguo per riuscire a contrastare le estati sempre più calde.
Un ghiacciaio osservato da decenni
Il Ghiacciaio del Griesgletscher non è stato soltanto un indicatore del cambiamento climatico bensì ha funto negli anni da laboratorio naturale per studiosi di geologia e glaciologia. Già negli Anni Settanta Michael Hambrey aveva pubblicato una analisi sulla sua struttura interna, evoluta poi in una serie di studi che ne ha messo in relazione il tasso di fusione con fattori climatici quali radiazione solare, umidità e venti.
Il ghiacciaio è inoltre caratterizzato da un intricato sistema di drenaggio, sia superficiale sia sotterraneo, che risulta particolarmente evidente nei mesi estivi tra morene, fratture e campi di crepacci che ne raccontano le trasformazioni continue. Quanto al suo ruolo strategico, la realizzazione di una diga a valle a seguito della Seconda Guerra Mondiale ha finito con il modificare la sua relazione con il substrato roccioso, contribuendo in parte ad accelerarne la ritirata.
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