Il lettore della rubrica ci perdonerà: per parlare della chiesa di Arnad, ci vorrebbe tempo da dedicare alla ricerca, per raccontarne vicende e il calore, in questa lettura del sabato mattina.
Però non possiamo sottrarci, il 18 è 19 ottobre, proprio ad Arnad si terrà la Festa del Pan Ner, e non è quindi male parlarne oggi. Rimandiamo gli approfondimenti e le cose ancora più belle a un futuro prossimo, forse con un’altra penna.
La chiesa di Arnad è un pezzo dell’identità dei valdostani, tutti sanno che c’è. E’ un piccolo incanto, per la sua dimensione, per il fatto di essere collocata da sola, in un prato, da più di un millennio, con quella sua forma così antica, il suo patrimonio così profondo.
Ci sono altri luoghi del genere, nelle Alpi, con piccole chiese che parlano attraverso la loro stessa postura. Questa si trova in bassa Valle d’Aosta, tra vigneti, acqua e pietre. É accanto alla strada principale che collega i paesi del fondo valle, e bisogna comunque fare attenzione per notarla, bisogna rallentare.
E’ intitolata a Saint-Martin de Tours, il cui itinerario storico (del Consiglio d’Europa) passa dalla Valle d’Aosta, dal colle del Piccolo San Bernardo, e dalla Tarentaise in Savoia, e che qui coincide anche con la via Francigena e con la via romana delle Gallie. La chiesa di Arnad è importante.
Un piccolo monastero, poi le acque violente
Nel IX secolo, nel tempo della fondazione di piccoli monasteri benedettini nelle valli alpine, nasceva anche quello di Arnad. Dovrebbe essere stato legato all’abbazia di Fruttuaria, nel Canavese: la chiesa, allora solo una cappella, venne costruita su un lieve rialzo nella zona di Arnad-Le-Vieux. Il villaggio si sviluppava appena lontano, più a valle, vicino al fiume.
Nell’XI secolo, un’inondazione straordinaria distrusse la parrocchiale di Saint-Germain, più esposta. A quel punto, la cappella del piccolo monastero divenne la nuova chiesa del villaggio.
Il passaggio è cruciale, la chiesa di Saint-Martin divenne un fulcro religioso e comunitario. Venne ampliata e ricostruita: con una struttura a tre navate, che conserva ancora oggi. I tempi sono antichi, e la forma, relativamente bassa, crea un ambiente insieme raccolto e nel suo genere maestoso. Le pareti sono in ciottoli di fiume e conci di tufo. Le navate, probabilmente, erano coperte da capriate lignee e volte a botte. Il campanile conserva la parte romanica nella sua sezione inferiore, fino alle prime monofore.
La funzione abbaziale venne quindi superata e la chiesa si integrò nelle strutture religiose della Valle. Nel 1181, i benedettini se ne andarono, e venne affidata al priore di Saint-Gilles di Verrès.
Ricostruzioni, simboli e trasformazioni
Nel Quattrocento, la chiesa subì trasformazioni importanti, legate a Giorgio di Challant, priore della collegiata di Sant’Orso ad Aosta, esponente centrale della classe dirigente dell’epoca. Venne costruita una copertura con volte a crociera, e il portale rinnovato con una decorazione in tufo: un arco scolpito, che culmina in un intreccio di due tronchi d’albero. Il simbolo, di lettura araldica, rappresenterebbe l’unione fra due famiglie locali: una baronessa dei Vallaise, signori di Arnad, e un conte dei Challant di Issogne, nipote di Giorgio di Challant.
Nel Seicento, un nuovo intervento cambiò ancora l’aspetto della chiesa. Vennero abbattute due campate verso il presbiterio, insieme all’arco trionfale e all’abside centrale. Al loro posto si innalzò un tiburio con cupola ottagonale. Vennero poi aggiunte due cappelle laterali, più alte delle navate, ciascuna con tamburo e cupola, che diedero all’edificio l’aspetto di un transetto. La cappella di sinistra venne realizzata dai baroni di Vallaise, quella di destra dalla Confraternita del Rosario. Anche gli interni si trasformarono: comparvero stucchi, altari e decorazioni di gusto pienamente barocco. Era diventata un’altra chiesa, nello stile di altri edifici religiosi degli Stati di Savoia, dopo la Controriforma, nel consolidamento della chiesa cattolica.
Il ritorno all’essenziale
A metà Novecento, dopo la guerra, tra il 1949 e il 1952, un lungo restauro interviene sulla chiesa, che mostrava segni di instabilità e richiedeva interventi urgenti. Con l’occasione, si cercò di restituire alla chiesa la sua fisionomia romanica e tardo gotica. Erano i primi passi dell’autonomia, dopo lo Statuto speciale del 1948, e si trattava di un intervento che fu vissuto con intensità dai valdostani. Venne abbattuto il tiburio con cupola ottagonale, ricostruita la zona absidale, ripristinate le volte a crociera nelle ultime campate verso l’altare, e rimosso il porticato che copriva il portale tardo gotico.
Le pareti vennero liberate da intonaci e stucchi, riportando in luce la pietra grezza. Solo le due cappelle laterali furono mantenute, come testimonianza del passaggio seicentesco. Il risultato è una chiesa più austera, e più leggibile, oggi più cara a tutti.
Gli affreschi del “Maestro di Arnad”
La chiesa ospita affreschi antichi, alcuni non accessibili. I più interessanti sono tra il tetto e le volte della navata sinistra. Attribuiti a un pittore anonimo, il “Maestro di Arnad”, raffigurano San Giorgio che uccide il drago, il Banchetto di Erode, una Crocifissione, il Martirio di Santo Stefano, una figura di San Maurizio a cavallo, e la rappresentazione degli Apostoli.
Lo stile pittorico ha qualche evidente tratto tardo gotico, con figure allungate, volti espressivi, un uso forte e teatrale del colore. La stessa mano è riconoscibile in un altro ciclo di affreschi sulla facciata della cappella dei Santi Fabien, Sébastien et Soluteur a Fleuran di Issogne, datato 1428: un riferimento che permette di collocare anche gli affreschi di Arnad nello stesso orizzonte temporale.
Sulla parete esterna della chiesa, a destra della facciata, restano altri affreschi dello stesso maestro: si distinguono una Messa di San Gregorio, e ai lati della porta le figure di Saint-Christophe e Saint-Pierre. All’interno, presso la navata destra, si trovano anche resti pittorici più tardivi, come le scene del Martirio di Sant’Agata e del Martirio di San Lorenzo, oltre a una figura di Sant’Antonio abate dipinta sull’intradosso di un’arcata.
E poi, fermatevi ad Arnad
Poi, fermatevi ad Arnad, fate un giro nel vecchio villaggio, tra case recuperate e lavori ancora da fare. Alla festa del Pan Ner, ci sono visite guidate.
Tutto l’anno si può visitare il ponte di Echallod, una bella testimonianza di architettura settecentesca del Regno di Sardegna.
Andate a vedere il castello Vallaise, almeno da fuori, per l’ambiente che si respira. Prendete il tempo per salire a Machaby: la passeggiata è un grande classico per i valdostani, bisogna soffermarsi al santuario di Machaby di fine ‘600, guardarsi intorno.
Vi è la possibilità di ristoro, poco sopra, in una struttura recuperata da un edificio militare di fine ‘800, e in un edificio in legno e pietra tradizionale. Dalla parete e dal fondo valle, salgono giovani con gli scarponcini, alcuni con le corde da arrampicata.
LEGGI ANCHE: Il Cammino di San Martino in Valle d’Aosta, di Stella Bertarione