In questi giorni, il festival FrontDoc 2025 ad Aosta, allo Spazio Plus, ex Cittadella dei Giovani, porta sullo schermo il tema del cinema di frontiera con il documentario e vi aggiunge innovazione tecnica e creativa.

Le proiezioni, gli incontri e i concerti sono iniziati l’8 novembre e dureranno fino al 15 novembre. L’evento ha messo in campo oltre quaranta film documentari e opere ibride da più Paesi. L’effetto è di uno sguardo un po’ spaesante e strano sul presente e sul mondo globale. Ci sono tratti tra il poetico e la scoperta (del male), con un sottofondo di instabilità e di grave inquietudine.

FrontDoc è organizzato dall’Associazione Promozione dell’Audiovisivo Valle d’Aosta ETS (APA), ed è un po’ il frutto di un ecosistema nato già verso gli anni Ottanta del secolo scorso, con il circolo che si formò con il Giro del Mondo in 80 ore della Saison culturelle e poi con la rivista Panoramiques.

Nato nel 2008 in un clima ormai maturo, con diversi registi e creativi intorno, FrontDoc ha l’obiettivo di raccontare le frontiere, anche virtuali, umane e culturali, attraverso linguaggi cinematografici innovativi.

L’edizione di quest’anno pone l’accento sulla relazione tra arte, tecnologia e intelligenza artificiale. Ci sono film che esplorano le resistenze dei corpi, delle comunità e della memoria in un mondo in trasformazione, e anche qualche occasione di dialogo sui temi dell’AI. Lo stesso trailer dell’evento mostra queste tendenze nuove.

Le sezioni e il concorso internazionale

Il Concorso Internazionale FrontDoc raccoglie ventisette opere in tre categorie: lungometraggi, cortometraggi e F(r)iction. Quest’ultima è nuova e dedicata a cortometraggi di finzione e animazione “di frontiera”. La sezione – che rispeccia l’attenzione che il Festival porta all’innovazione, tecnica e creativa – accoglie lavori con nuovi linguaggi e temi da prospettive ibride e immaginarie. Insomma, prodotti strani e interessanti.

Accanto al concorso, la sezione Frontiera Italia propone opere italiane, di autori affermati e di giovani promesse, anche con una selezione di film realizzati da registi valdostani. Le Opere Fuori Concorso prevedono con proiezioni speciali e incontri con gli autori.

Tra le novità c’è Spazio X, la sezione sperimentale del festival dedicata alla realtà virtuale, alle installazioni e al cinema d’avanguardia. In questo laboratorio le arti visive si fondono con la tecnologia in esperienze immersive, come La belle au bois dormant di Giuliana Cunéaz. Si tratta di un letto a baldacchino: da sdraiati si vede in alto lo svolgersi di immagini costruite di volta in volta a partire da una frase iniziale dello spettatore, rielaborata e riproposta in colori e forme prodotti dall’intelligenza artificiale.

Giurie e attività in più

Tra le giurie, ce n’è una Borderless, composta da giovani con un background migratorio o con una storia personale “estera”. La giuria ufficiale è composta da Valeria D’Ambrosio (storica e curatrice d’arte contemporanea) Cécile Embleton (regista tra Francia e Regno unito, tra le opere The Watchmaker e Mother Vera, che si vede fuori concorso il 13 novembre) ed Emiliano Morreale (filosofo e storico del cinema).

Il festival ha poi delle attività collaterali, come FrontLab, un laboratorio di formazione e creazione, con un incubatore di progetti di giovani registi e un Industry Day con produttori italiani, francesi e svizzeri. FrontDoc organizza ogni anno, da marzo a novembre, anche Itineranze DOC, una sessione di workshop di formazione e percorsi di accompagnamento personalizzato di progetti e creativi. Nelle mattine dal 12 al 14 novembre FrontDoc organizza inoltre incontri con le scuole.

Gli eventi e gli ospiti di FrontDoc 2025

Nel programma di FrontDoc 2025 figurano la regista francese Claire Simon, il regista Giovanni Cioni, il critico Paolo Mereghetti, l’attivista Yvan Sagnet, il medico e parlamentare europeo Pietro Bartolo, l’artista visivo Paolo Cirio e i fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio.

L’8 novembre il festival si è aperto con una selezione di opere valdostane e il concerto della cantautrice Maura Susanna, mentre il 9 novembre si è svolta la serata “Queer Cinema Night”. Lunedì 10 novembre è stato presentato il podcast 9999. Una grande vita lunga di Giovanni Cioni, dedicato al tema dell’ergastolo ostativo. Il giorno successivo, 11 novembre, Paolo Mereghetti ha dialogato con Roberto Manassero e Claire Simon ha presentato il suo film Scrivere la vita – Annie Ernaux raccontata dalle studentesse e dagli studenti.

Il festival prosegue fino a sabato 15 novembre con proiezioni e incontri, tra cui lungometraggi come The Guest, di Zvika Gregory Portnoy & Zuzanna, tra Polonia e Bielorussia, 1001 Frames di Mehrnoush Alia, una bella tensione sul tema di Mille e una notte, e Post Thruth di Alkan Avcıoğlu, tutto in AI. A proposito, venerdì sarà da vedere l’incontro tra Giuliana Cunéaz e Paolo Cirio sull’arte e l’intelligenza artificiale.

La cerimonia di premiazione si terrà sabato, con un momento di festa e musica. Secondo lo stile del Festival, ci saranno sonorità d’avanguardia e di vecchia avanguardia, tra cui lo ska-punk, con il gruppo milanese dei Vallanzaska, e musica di altri artisti che dai nomi appaiono adeguatamente svalvolati e divertenti, cioè gli Skarlett, Errico Canta Male e I Malati Immaginari.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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