Venerdì 14 e sabato 15 novembre 2025 si è svolto a Gorizia il convegno “Passato, presente e futuro a 25 anni dalla legge n. 482 del 1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche” in Italia, promosso dall’associazione DM+ – Društvo mladih Slovencev v Italiji APS – con il sostegno del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, del Ministero sloveno per gli Sloveni all’estero e con il patrocinio dei comuni di Gorizia e Nova Gorica.

Le proposte discusse sono confluite in un documento condiviso che riguarda l’accesso pieno e continuativo delle minoranze linguistiche italiane al servizio pubblico radiotelevisivo.

Il convegno tratta un argomento sviluppato anche in Francia, con le Langues de France, a partire dalla loi Toubon del 1994 e dalla loi Molac del 2021. È un tema anche molto vivo in Svizzera, per la stessa diversità linguistica della confederazione, che prevede aiuti per esempio nel bilinguismo dei media in Vallese.

Un documento rivolto alle istituzioni italiane

La Carta di Gorizia dei diritti delle comunità linguistiche nel servizio pubblico radiotelevisivo è stata sottoscritta nel pomeriggio di sabato 15 novembre e sarà trasmessa al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Dipartimento per l’informazione e l’editoria, all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), alla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla Rai stessa. Il testo raccoglie le richieste delle dodici comunità linguistiche storiche riconosciute dalla legge 482/1999.

Durante il convegno è stato più volte evidenziato il divario tra la legge e la realtà quotidiana. In Italia, alcune comunità godono di una programmazione stabile, mentre altre non hanno ancora accesso a telegiornali, radiogiornali o contenuti dedicati.

Inoltre, la trasmissione su canali moderni come il digitale terrestre in alta definizione o il sistema DAB è ancora frammentaria, mentre persiste il blocco geografico europeo su Internet (geoblocking) per l’accesso a contenuti linguistici negli altri Paesi, per esempio dalle televisioni pubbliche austriache, slovene, francesi o svizzere diffuse su Internet.

Venticinque anni dopo: cosa dice la legge 482/1999

Approvata nel dicembre 1999, la legge n. 482 rappresenta il primo riconoscimento legislativo delle minoranze linguistiche storiche italiane. Riguarda le comunità albanese, catalana, germanofona, greca, francoprovenzale, friulana, ladina, occitana, sarda, slovena, croata e francese. La legge interviene in quattro ambiti principali: la scuola, la pubblica amministrazione, la cultura e i mezzi di comunicazione.

Nel settore dei media, il testo prevede che lo Stato, attraverso convenzioni, assicuri una programmazione radiofonica e televisiva nelle lingue minoritarie, sia a livello nazionale sia locale.

La sua applicazione concreta è lasciata a intese periodiche con la Rai e con le Regioni. Ed è proprio su questo punto che oggi si registrano ritardi e disuguaglianze: alcune comunità lamentano l’assenza di contenuti informativi nella propria lingua e la mancanza di personale madrelingua all’interno delle redazioni.

La senatrice Tatjana Rojc ha sollevato la questione della proroga delle convenzioni Rai per la lingua friulana e slovena, mentre Davide Di Pietro, consigliere di amministrazione della Rai, in un messaggio inviato al convegno ha ricordato che l’articolo 9 del nuovo Contratto di Servizio prevede la possibilità per le Regioni di stipulare convenzioni dirette per la tutela delle minoranze. La RAI, ha affermato Di Pietro, deve essere “la voce di tutti gli italiani, in tutte le loro lingue”.

Accesso, continuità e parità

Nel corso del convegno sono state presentate esperienze locali positive, come quella della Provincia autonoma di Bolzano. Infatti, da anni garantisce la ricezione di programmi e televisioni austriache e tedesche anche grazie all’ente provinciale RAS (Rundfunkanstalt Südtirol, azienda speciale per la radiotelevisione). La Provincia di Bolzano sostiene peraltro economicamente l’editoria e i media nelle lingue minoritarie.

In altre Regioni, però, le risorse mancano o le convenzioni con la Rai non sono state ancora avviate, o non esistono strumenti significativi interni di sostegno alle politiche linguistiche, come a Bolzano.

Tra i partecipanti, anche i rappresentanti delle comunità linguistiche del Friuli Venezia Giulia (friulana, slovena, tedesca), e di altri territori: dalla Sardegna al Veneto, dalla Valle d’Aosta al Molise, fino alle minoranze all’estero. Tutti hanno sottolineato la necessità di un quadro nazionale più omogeneo e di una strategia condivisa tra Stato, Regioni e Rai per garantire parità di trattamento. Non vi erano rappresentanti del Piemonte, che pure hanno quattro minoranze riconosciute dalla legge 482: una walser, una francoprovenzale, una francofona e una occitana.

Oltre a Tatjana Rojc, senatrice della Repubblica Italiana, sono intervenuti Diego Bernardis, presidente della V Commissione permanente del Consiglio del Regione Friuli Venezia Giulia, e Luciano Caveri, politico e giornalista valdostano con lunga esperienza nel campo dell’autonomia linguistica.

Per USIGRAI, ha preso la parola Peter Treibenreif, rappresentante delle redazioni multilingue, sottolineando il ruolo cruciale delle redazioni locali e la necessità di potenziare le competenze linguistiche nelle redazioni della RAI.

Le richieste delle comunità: più informazione, più presenza

A esprimere la voce delle minoranze linguistiche sono intervenuti Eros Cisilino, presidente dell’Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane, ha chiesto una presenza quotidiana del friulano nei media pubblici mentre Marija Brecelj (Confederazione delle organizzazioni slovene – SSO) e Ksenija Dobrila (presidente dell’Unione culturale economica slovena – SKGZ) hanno ricordato i rischi legati all’erosione della lingua slovena in Italia se non sostenuta anche dal servizio pubblico.

Dalla Sardegna è intervenuta la giornalista Mariantonietta Piga, attiva nell’informazione in lingua sarda su Telesardegna. Manuela Ladurner, presidente dell’Union dei Ladins da Fodom (Veneto), ha sottolineato l’assenza totale della lingua ladina nei programmi RAI, mentre Cristina Deffeyes, rappresentante valdostana presso il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha parlato delle difficoltà di visibilità per il francoprovenzale e il francese fuori dalla scuola.

Dall’estero, Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana (Slovenia e Croazia), ha richiamato l’importanza del dialogo transfrontaliero per la tutela delle comunità linguistiche italofone nei Balcani, mentre Franco Iacop, presidente dell’Ente Friuli nel Mondo, ha illustrato il ruolo dell’informazione nella diaspora friulana.

Tra gli altri relatori, Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), ha sottolineato che “la diversità linguistica è un valore per la democrazia, e i giornalisti devono essere formati per rappresentarla”. Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha richiamato la responsabilità deontologica della professione nell’informare in modo inclusivo.

Hanno partecipato anche Maurizio Lepri, segretario generale UILCOM-UIL Roma e Lazio, Salvatore Ugliarolo (UILCOM-UIL nazionale), Riccardo Saccone (SLC-CGIL) e Alessandro Faraoni (FISTel-CISL), che hanno ribadito la necessità di rafforzare le strutture, i contratti e le competenze interne alla RAI per rendere effettivo il diritto all’informazione in lingua minoritaria.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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