“Nel nome del pane” di Luigi Chiarello prende un gesto quotidiano e semplice, quello del mangiare, e lo trasforma nel punto di partenza di un romanzo teso, stratificato, inquieto, reso potente e misterioso dall’ambientazione nelle Alpi. Non un semplice giallo bensì una storia che usa il meccanismo del thriller per insinuare dubbi sul nostro rapporto con il cibo, sulle scelte che crediamo individuali e sugli interessi che le orientano.

Il libro è stato pubblicato nel mese di ottobre di quest’anno dalla casa editrice Guerini e Associati ed è acquistabile direttamente sul sito web dell’editore al prezzo di 24,50 euro.

Pane e Alpi

La vicenda de “Nel nome del pane” si muove tra il nord e il sud dell’Italia ma è nelle Alpi della Valle d’Aosta che esso trova una delle sue atmosfere più dense, uno spazio simbolico e un luogo di resistenza. Le montagne divengono confine e rifugio, archivio di memorie e crocevia di segreti, dove il ritmo della narrazione rallenta e si fa più carico di tensione sotterranea.

In tale paesaggio, l’indagine si intreccia con domande che superano il singolo delitto e toccano il controllo delle risorse alimentari, il futuro della produzione e le fratture culturali del presente. Esso non è idealizzato ma raccontato come territorio complesso, attraversato da interessi, simboli e silenzi nel vortice dei quali il mistero prende corpo.

Il cibo come linguaggio

Ancorché un semplice oggetto di consumo, all’interno del romanzo il cibo diviene linguaggio, segno, strumento di potere, in una trama che mette in relazione finanza, informazione, religione e nutrizione senza offrire risposte rassicuranti. Si parla di carni sintetiche, di diete progettate da algoritmi, di contrapposizioni ideologiche sempre più radicali, con il pane che da simbolo antichissimo si fa filo conduttore di una riflessione sul controllo.

“Nel nome del pane” è denso di riferimenti storici, religiosi e iconografici, che affiorano come tracce da decifrare, lambendo territori già esplorati da altri grandi thriller “colti” con una voce autonoma. Dalle simbologie medievali alle allusioni rinascimentali, dalle scritture antiche alle architetture sacre, ogni elemento contribuisce a costruire un sistema di rimandi che accompagna il lettore senza trasformarsi in esercizio erudito fine a se stesso.

Un autore tra giornalismo e agroalimentare

Luigi A. Chiarello è un giornalista che vive in Valle d’Aosta, lavora a ItaliaOggi come caposervizio e dove scrive anche di geopolitica ed economia. Ha con una consolidata esperienza nelle tematiche di agroalimentare, economia e normative pubbliche. Dopo una laurea in Scienze economiche e sociali presso l’Università della Calabria, egli ha poi completato un diploma post-lauream all’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.

Nel 2001, egli ha fondato e diretto le pagine quotidiane del settore agricoltura del suo quotidiano e, dal 2005, ha dato vita al supplemento settimanale AgricolturaOggi. Quest’anno egli è stato nominato “Accademico Aggregato” dell’Accademia dei Georgofili, una delle più antiche e prestigiose istituzioni italiane dedicate agli studi agronomici e agroalimentari.

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Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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