Entro il 2050 il livello del Mar Mediterraneo si alzerà di almeno altri 25 centimetri rispetto a oggi. Lo ha spiegato lo studio “Quatre scénarios pour le tourisme côtier en région Provence-Alpes-Côte-D’azur à l’échéance 2050” (“Quattro scenari per il turismo costiero nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra nel 2050”) realizzato dall’Agence de la transition écologique (ADEME, Agenzia per la transizione ecologica) in collaborazione con Plan Bleu e GeographR.

Stando agli esperti, negli ultimi anni la crescita è passata dal tasso medio di +1,3 millimetri ogni anno registrato tra il 1901 e il 1971 a un tasso medio di +4,4 millimetri ogni anno degli ultimi decenni. Tale accelerazione è prettamente dovuta allo scioglimento delle calotte continentali, ovverosia ghiacciai e calotte glaciali, provocato dal sempre più pressante riscaldamento globale.

Il Mar Mediterraneo

Secondo quanto riportato dal report ADEME, anche a fronte di una massiccia riduzione delle emissioni di gas serra su scala globale, la pervasività dei cambiamenti climatici in atto renderà le modificazioni pronosticate irreversibili. Entro il 2100 il Mar Mediterraneo crescerà tra i 60 centimetri e i 100 centimetri, proseguendo poi tra i 75 centimetri e i 170 centimetri stimati nel 2150 e tra i 100 centimetri e i 400 centimetri stimati invece nel 2300.

Accanto al clima pure l’attività umana – più specificatamente il calo nella qualità dei sedimenti o nelle pratiche di dragaggio – gioca un ruolo fondamentale nell’intensificazione di tale fenomeno. A ciò si sommano poi l’eccessiva urbanizzazione, che impedisce alle spiagge di ritirarsi e le costringe dunque a scomparire, e la tendenza a seguito di una tempesta a rimuovere la sabbia dalle strade nonostante il piccolo ma significativo apporto che essa potrebbe dare.

Le spiagge del Mar Mediterraneo

Le aree costiere affacciate sul Mar Mediterraneo maggiormente soggette a estinzione entro il 2050 saranno le spiagge sabbiose strette, urbane e molto frequentate di Italia e Francia; larga parte di esse resterà accessibile ai turisti anche a scapito di superfici significativamente ridotte, con l’esclusione delle piccole spiagge o “pocket beach”.

Il loro destino dipenderà in ogni caso per larga parte dalla rapidità di innalzamento del livello del mare. Se, grazie al raggiungimento di una auspicata neutralità del carbonio entro il 2050, essa si dimostrerà moderata e associata a una maggiore frequenza delle tempeste che trasportano la sabbia, le regioni marittime potranno sperare in una resilienza almeno decennale; per converso, qualora le azioni di abbattimento di inquinanti risultassero insufficienti e gli eventi meteorologici eccessivamente estremi, la compensazione risulterebbe molto più incerta se non addirittura inesistente.

Le coste del Mar Mediterraneo

La crescita della portata del Mar Mediterraneo promette di provocare effetti drastici anche sulle coste della Liguria, in Italia, e della Regione del Sud, in Francia. Per esempio l’acqua salata rischia di risalire lungo le spiagge invadendo le falde locali e impedendo l’utilizzo di acqua dolce a finalità potabili o agricole.

Durante tempeste connotate da bassa pressione atmosferica, piogge intense e venti marini, peraltro, le alte maree porterebbero comportare più di una grave conseguenza: tra queste citiamo la sommersione delle località più basse sotto l’effetto di mareggiate e onde, l’indebolimento delle dighe, il rallentamento o l’impedimento del flusso dei corsi e l’incremento delle inondazioni.

Le soluzioni ipotizzate

Per poter riuscire a mantenere le spiagge sino attorno al 2040 o al 2050, lo studio “Quatre scénarios pour le tourisme côtier en région Provence-Alpes-Côte-D’azur à l’échéance 2050” ipotizza di sfruttare la sedimentazione. Oltre però a costi di gestione elevati, le piccole realtà rischiano di incorrere nella formazione di piscine e nel conseguente degrado della qualità dell’acqua per via della sua scarsa circolazione.

Per poter ritardare l’arretramento della costa, per contro, viene congetturata l’installazione di strutture sommerse dedicate quali frangiflutti e ricariche artificiali. Accanto a spese proibitive e natura temporanea della proposta, essa risulta in netto contrasto con la vocazione ambientale e sostenibile promossa dall’Unione Europea.

Per fare fronte a tale ultimo impedimento è possibile sostituire le costruzioni antropiche con controparti naturali costituite da foglie morte e sabbia, i cosiddetti “banchi di posidonia”. Questo sarebbe funzionale a stabilizzare le spiagge, attenuare le onde, limitare la forza delle correnti marine nonché assorbire il carbonio nell’aria e fungere da zona di riproduzione e nursery per specifiche specie animali.

Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

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