A meno di una settimana di tempo dalla Giornata internazionale dell’acqua dello scorso venerdì 22 marzo, le statistiche raccolte da ISTAT confermano la natura dell’Italia come uno dei Paesi europei dove i cittadini consumano maggiore acqua. Da oltre un ventennio, difatti, la Penisola si colloca al terzo posto nell’Unione Europea per quantità di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei, pari nel 2022 a 160 metri cubi; lo stesso anno la Francia risultava invece decima in classifica con un consumo pari a circa la metà, 80 metri cubi.
Il consumo di acqua in Italia
Secondo i dati ISTAT riferiti al 2022 il prelievo giornaliero di acqua potabile in Italia ammonta a 25 milioni di metri cubi, pari a 424 litri pro capite, ciò che colloca il Paese terzo nella classifica riferita all’Europa dietro Grecia e Irlanda.
L’acqua per usi idrici da parte di singoli cittadini e di piccole imprese o attività proviene dalle circa 37.400 fonti attive sul territorio, mediamente 12 ogni 100 chilometri. Tra di esse la maggiore risulta il distretto idrografico del Fiume Po (2,80 miliardi di metri cubi, 30,7% del totale nazionale), con disponibilità maggiore nelle acque sotterranee (84,7% dell’approvvigionamento, di cui il 48,5% da pozzo e il 36,2% da sorgente) rispetto alle acque superficiali (15,2%); inoltre, al fine di sopperire alle carenze, una piccola parte è derivata anche da acque marine o salmastre (0,1%).
Tuttavia, a causa delle perdite varie che affliggono la rete acquedottistica nazionale, non tutta la risorsa erogata viene effettivamente fruita dall’utenza. Nel 2022 sono stati complessivamente immessi nelle linee comunali 8 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile, pari a circa 371 litri per abitante al giorno; di questi, però, 3,4 miliardi di metri cubi (42,4%) vengono dispersi per inefficienza di distribuzione, tanto che il totale finale che raggiunge le famiglie italiane ammonta a 4,6 miliardi di metri cubi, pari a 214 litri per abitante al giorno.
Nonostante tutto nel 2023 ancora il 28,8% dei nuclei della Penisola dichiara di non fidarsi nel bere acqua direttamente dal rubinetto, un dato che riflette una preoccupazione decisamente minore rispetto a una ventina di anni fa, quando essere coprivano il 40,1% della popolazione. Questo forse anche per via della crescente attenzione alla risorsa idrica promossa e dedicata dagli italiani e, in modo particolare, dalle nuove generazioni proprio a prevenzione e contrasto alle ripercussioni dei cambiamenti climatici; non è dunque un caso se il 70% dei giovani di più di 14 anni di età ammette di badare quotidianamente a non sprecare acqua.
Il consumo di acqua in Francia
Il consumo di acqua in Francia viene costantemente sottoposto a monitoraggio dall’INSEE, equivalente dell’italiano ISTAT, in collaborazione con l’Observatoire national des services publics d’eau et d’assainissement (Osservatorio nazionale dei servizi idrici pubblici e di risanamento). Nel 2021 i prelievi per nucleo famigliare ammontavano a circa 120 metri cubi, pari a 148 litri ogni abitante, ciò che collocava il Paese terzo in Europa dietro a Italia (243 litri ogni abitante) e Regno Unito (150 litri ogni abitante).
La principale fonte potabile sul territorio è come in Italia rappresentata dalle acque sotterranee, che coprono il 63% del totale di approvvigionamento, contro un 37% derivante invece dalle acque di superficie. La risorsa viene poi immessa sulla rete nazionale, composta in totale da 910 chilometri di linee potabili e 402 chilometri di linee invece di risanamento; tuttavia, come già nella Penisola italiana, per ogni 5 litri messi in distribuzione al pubblico un litro viene disperso per via di problematiche strutturali.
Sul territorio francese erano operativi nel 2021 10.745 servizi dedicati all’acqua potabile, incaricati di erogare la risorsa a un costo di 2,13 euro al metro cubo; a questi si associavano 12.392 servizi pubblici di risanamento, che si occupano della gestione a 2,21 euro al metro cubo. A tali due servizi, la cui fatturazione totale annuale ammonta a 4,34 euro al metro cubo, si associano 2.514 controparti di risanamento non pubbliche.
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