Il prezioso violino denominato “Cannone” appartenuto a Niccolò Paganini è stato trasferito dal Palazzo Doria-Tursi di Genova allo European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) di Grenoble. Lo strumento, appartenuto al celebre musicista nato nel capoluogo ligure nel 1782, verra sottoposto ad analisi a raggi X di natura non invasiva o distruttiva per verificare lo stato strutturale del legno e delle sue parti incollanti.

Il violino “Cannone” di Niccolò Paganini

Il violino di Niccolò Paganini è stato realizzato nel 1743 dal liutaio di Cremona Bartolomeo Giuseppe Guarneri detto Guarnieri del Gesù; composto da un fondo a due pezzi e da un manico allungato con zeppe alla base, esso è stato dipinto con veri e rossa ad alcool. Lo strumento viene chiamato “Cannone” dallo stesso musicista suo proprietario in omaggio alla sua straordinaria potenza sonora nonché da lui utilizzato durante tutta la sua lunga carriera nelle sale da concerto di tutta l’Europa.

Dopo la morte avvenuta il 27 maggio del 1840 a Nizza, stando al testamento redatto nel 1837 l’oggetto è stato lasciato in dono alla città di Genova perché vi fosse perpetuamente conservato. Dopo alcune peripezie legali e burocratiche legate al lascito, lo stesso è stato consegnato il 14 luglio del 1851 dal Barone Achille figlio del maestro all’allora sindaco Antonio Profumo.

Gli studi

Proprio la constatazione della importanza storica che caratterizza il violino “Cannone” di Niccolò Paganini ha spinto il Comune di Genova e gli organizzatori del concorso musicale “Premio Paganini” a collaborare con l’ESRF.

Durante i loro studi gli scienziati si serviranno del sincrotrone, ovverosia dell’acceleratore di particelle di forma circolare più luminoso al mondo. In combinazione con le capacità della linea di luce cosiddetta BM18 ciò permetterà di ricostruire una immagine a raggi X e in formato 3D dell’intero violino a livello della struttura cellulare del legno che lo compone; ingrandendo localmente qualsiasi suo punto sino al livello della sua scala micrometrica, sarà possibile indagarne la conservazione nonché studiarne la struttura.

LEGGI ANCHE “Arc Horologer”: il savoir-faire orologiaio franco-svizzero come Patrimonio UNESCO

Classe 1997, ho due lauree in lingue e letterature moderne, un master di primo livello in giornalismo 3.0 e una incrollabile testardaggine, tutti quanti ottenuti con il massimo dei voti. Appassionata di scrittura dall’età di 7 anni e giornalista pubblicista dal 2021, ho contribuito a costruire “Nos Alpes” dalle basi, crescendo giorno dopo giorno e imparando a essere migliore assieme a lui. Nel tempo libero che mi sforzo di ritagliare coltivo alcune delle mie frivole passioni, tra cui il rosa e i dolci, lo shopping e il make up, ma soprattutto i miei racconti.

Exit mobile version