Ancorché una utopica illusione dal sapore quasi fantascientifico, generare acqua potabile dall’aria che respiriamo diverrà realtà nella Regione del Sud grazie a un generatore atmosferico tanto nuovo quanto avanguardista. La sua creazione va a inserirsi nel “Plan or bleu” (“Piano oro blu”) destinato alla preservazione e all’ottimizzazione idriche tramite azioni di democratizzazione e conservazione della risorsa oltre che ammodernamento dei canali che la trasportano; tale medesimo programma aveva previsto di mettere in piedi un progetto volto a sostenere economicamente i privati nell’acquisto di appositi raccoglitori di acqua piovana.
L’acqua dall’aria nella Regione del Sud
Era il 2023 quando il presidente della Regione del Sud, Renaud Muselier, si recava in visita istituzionale in Israele accompagnato da una delegazione di aziende regionali. Dopo aver condiviso con le istituzioni e i professionisti locali innovazioni e savoir-faire, la produzione di acqua dall’aria atmosferica è apparsa come una pratica ancora poco sfruttata ma fondamentale nel contrasto alla siccità.
Il nuovo generatore mobile, che sarà sviluppato da una azienda con sede a La Bouilladisse (Bouches-du-Rhône), avrà una capacità di produzione nominale tra i 500 e i 600 litri al giorno; grazie a una serie di pannelli solari a suo corredo, esso sarà peraltro dotato di una piena autonomia energetica di funzionamento.
Dal momento che la quantità di acqua creata dipenderà per larga parte dalla temperatura e dai livelli di umidità dell’area interessata, il dispositivo sarà dapprima sottoposto a una fase di prova durante l’estate. Al termine della stessa, che permetterà di adattare le prestazioni del sistema alle condizioni climatiche di tutto il territorio, esso potrà essere messo a disposizione dei comuni in situazione di carenza idrica già a decorrere dal 2025.
Lo stato dell’arte in Italia
Anche in Italia è stata data vita a un similare generatore di acqua potabile da aria atmosferica come studio promosso dall’Università degli Studi di Torino al fianco della Princeton University (Stati Uniti). Esso nasce dalla constatazione che a oggi 800 milioni di persone ancora non hanno accesso a servizi basici di acqua potabile nonché dalla volontà di portare la risorsa idrica laddove il Pianeta ne risulte più carente.
Ideato dal docente Marco Simonetti e dal ricercatore Vincenzo Gentile, il dispositivo prende il nome di “Aquaseek” e sfrutta un processo termodinamico applicabile dove l’umidità è molto bassa. In aggiunta, in seno al progetto è stato sviluppato un bio-polimero con elevate capacità di assorbimento capace di massimizzare i risultati ottenuti dall’impianto.
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