In Consiglio regionale della Liguria, una mozione che chiedeva le dimissioni del presidente della Regione, Giovanni Toti, che si trova ai domiciliari, è stata respinta il 4 giugno in un voto scontato tra maggioranza e opposizione. L’occasione ha però mostrato la fase di stallo, anche politico, che attraversa la Regione, in attesa di superare il voto delle europee.

In queste settimane, dopo gli arresti del 7 maggio, si è effettivamente notato un abbassamento dei toni e una relativa calma intorno allo scandalo che ha coinvolto il presidente della regione, Giovanni Toti, l’ex capo dell’autorità portuale di Genova e Savona, Paolo Signorini (ancora in carcere), alcuni imprenditori come Aldo Spinelli e altre figure di spicco come il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, ex-sindaco di Portovenere.

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Niente dimissioni di Toti, il vicepresidente Piana lo sostituisce

Nella prima fase dello scandalo, non sono giunte le dimissioni di Toti, facendo supporre sarebbe stato necessario attendere le elezioni europee.

Secondo lo Statuto della regione Liguria, il presidente è infatti sostituito dal vicepresidente in caso di impossibilità temporanea. Se l’impossibilità diventasse invece permanente (cioè, con degli arresti prolungati) scatterebbe la norma della Costituzione (art. 126) che imporrebbe lo scioglimento del Governo e del Consiglio regionale, con nuove elezioni.

Non c’è possibilità di un nuovo presidente con una nuova maggioranza: la legge prevede che se il presidente cade, si scioglie anche l’assemblea. Ciò favorisce la stabilità ma anche il proseguimento delle legislature in casi più critici, come questo (simul stabunt, simul cadent, in latino).

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La linea della maggioranza di Toti in Consiglio regionale

In vista della mozione di sfiducia del 4 giugno depositata dalle minoranze, Toti ha ricevuto l’autorizzazione dal giudice per le indagini preliminari a un incontro per concordare e proporre la linea alla sua maggioranza in vista della discussione in Consiglio regionale.

Un segnale politico è venuto dalla scelta dell’interlocutore. Toti ha preferito parlare con l’assessore Alessandro Bozzano piuttosto che con il vicepresidente Alessandro Piana, che lo sostituisce nelle funzione di presidente. Vi è una legittima ragione di prossimità (o fedeltà) nella scelta di una persona con maggiori sintonie. Tuttavia, rimpiazzato in questo modo, è anche evidente che Piana ha perso di forza e legittimità politica nella rappresentanza del governo regionale e della maggioranza.

Ciò pone dunque dei dubbi sulla forza della continuità di governo dei prossimi mesi. Infine, sebbene la maggioranza sia sembrata compatta, va segnalata l’assenza in aula di Sergio Rossetti, rappresentante di Azione, il piccolo partito centrista di Carlo Calenda. Rossetti ha poi espresso sostegno alla maggioranza, si è giustificato con motivi di salute ma non aveva sottoscritto il documento comune.

La linea di Toti, che è stata espressa in alcuni appunti poi letti in aula, è stata di attacco. Da un lato ha rivendicato l’azione orientata allo sviluppo economico della regione, con il coinvolgimento dei privati e la realizzazione di infrastrutture, per uscire da una stagione di stagnazione e crisi. Dall’altro ha sottolineato la debolezza degli avversari che non sarebbero in grado di vincere le prossime elezioni.

Alcuni commenti hanno avanzato l’idea di proseguire con la guida sostitutiva di Alessandro Piana fino a dopo l’estate, anche senza un ritorno in libertà del Presidente Toti. Ciò consentirebbe di organizzare le elezioni regionali per la primavera prossima.

Alcune proteste e prospettive elettorali

Qualche protesta ha accompagnato il dibattitto, sia fuori dall’edificio che nelle tribune in aula. Tuttavia, la maggioranza ha potuto contare su un gruppo di sostenitori organizzato per l’occasione, a compensare le presenze contrarie.

Secondo Stefano Balleari (Fratelli d’Italia) la soluzione del caso ligure e la scelta sulle dimissioni Giovanni Toti dovrà avvenire a livello nazionale, tra i leader Giorgia Meloni (presidente del Consiglio dei ministri e leader di Fratelli d’Italia), Antonio Tajani (Forza Italia) e Matteo Salvini (Lega). È un riconoscimento quindi di perdita di autonomia politica della Liguria, e di debolezza delle forze politiche regionali, a favore del livello statale.

Infine, vi sono primi segnali di preparazione di uno scenario elettorale. Oltre a un sotterraneo imbarazzo politico per la situazione, si è registrata una breve polemica tra Matteo Renzi (ex- presidente del Consiglio dei ministri, il suo partito Italia Viva è in maggioranza con Toti in Liguria) e Andrea Orlando (Partito democratico ed ex-ministro), che si potrebbe candidare a presidente. Perderebbe anche con un avversario agli arresti domiciliari, ha detto Renzi.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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